DIVORZIO ALL'ITALIANA
(Italia/1961) di Pietro Germi (105')
Introduce Giuseppe Tornatore
Sceneggiatura: Ennio De Concini, Alfredo Giannetti, Pietro Germi. Fotografia: Leonida Barboni, Carlo Di Palma. Montaggio: Roberto Cinquini. Scenografia: Carlo Egidi. Musica: Carlo Rustichelli. Interpreti: Marcello Mastroianni (barone Ferdinando Cefalù detto Fefè), Daniela Rocca (Rosalia), Stefania Sandrelli (Angela), Leopoldo Trieste (Carmelo Patanè), Odoardo Spadaro (don Gaetano Cefalù), Angela Cardile (Agnese Cefalù), Margherita Girelli (Sisina), Bianca Castagnetta (donna Matilde Cefalù), Lando Buzzanca (Rosario Mulè), Pietro Tordi (avvocato De Marzi). Produzione: Franco Cristaldi per Galatea, Lux Film, Vides Cinematografica. Durata: 105’. DCP
Versione italiana con sottotitoli inglesi
Copia proveniente da Fondazione Cineteca di Bologna
Restaurato in 4K nel 2018 da Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire dal negativo originale
Il famigerato ‘delitto d’onore’ è la norma giuridica che spinge il protagonista del film, il barone Cefalù, all’ideazione del piano di morte e liberazione coniugale. Si calcola che nel periodo in cui il film veniva realizzato, i delitti d’onore che usufruivano di una pena da tre a sette anni (contro quella dai venti anni all’ergastolo per omicidio comune) fossero più di mille all’anno. […] A più di dodici anni dal suo primo film siciliano [In nome della legge] il mito della legge si rovescia nella messa in scena grottesca dell’impunità che essa produce perversamente, la credenza nella giustizia come forma universale in grado di redimere una società arcaica è sostituita dalla malizia immortale con la quale una società intera continua a perpetrare le barbarie dei propri costumi.
[…] La vera cesura nei confronti di tutto il cinema precedente di Germi sta nel rapporto tra la voce narrante e la scrittura cinematografica, tra l’adozione del punto di vista di un personaggio e la sua trascrizione in uno sguardo. […] Tutto sembra filtrato dalla mente e dal corpo di Fefè, dalla distanza tra la sua maschera e il suo desiderio nascosto.
L’effetto narrativo della sequenza iniziale di Divorzio all’italiana è tale per cui, avendo identificato il suo io con quella capacità di sorvolare e muoversi liberamente, di rimanere rapito da un sentimento e disgustato da ciò che lo circonda, con quella mobilità di carrelli, panoramiche e zoom che l’inizio del flashback articola sulla sua voce narrante, da allora in poi ogni movimento dell’obiettivo verso un volto, ogni repentino ravvicinamento, ogni carrello che circumnaviga la scena (come accade nella scena del voyeurismo dalla finestra del bagno o nella sequenza dell’incontro della radura sulla spiaggia) verrà percepito come il fremito e il respiro del suo corpo, come l’adozione della prima persona (‘io’) in un racconto. Questo è il segreto e anche la rivoluzione dello stile di Germi nel passaggio alla commedia: il modo in cui riesce a comunicare e disegnare nella forma di uno sguardo la presenza di un corpo.
(Mario Sesti)
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Ingresso libero
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