ROSITA
(USA/1923) di Ernst Lubitsch (95')
Introduce Dave Kehr (MoMA)
Musiche eseguite dalla Mitteleuropa Orchestra, diretta da Gillian Anderson
Soggetto: Norbert Falk e Hanns Kraly dall’opera Don César de Bazan di Adolphe Philippe d’Ennery e Philippe-François Pinel. Sceneggiatura: Edward Knobloch. Fotografia: Charles Rosher. Scenografia: William Cameron Menzies. Interpreti: Mary Pickford (Rosita), Holbrook Blinn (il re), Irene Rich (la regina), George Walsh (Don Diego), Charles Belcher (il primo ministro), Frank Leigh (il comandante della prigione), Mathilde Comont (la madre di Rosita), George Periolat (il padre di Rosita), Mme De Bodamere (cameriera). Produzione: Mary Pickford per Mary Pickford Company. DCP.
Copia proveniente da MoMA – The Museum of Modern Art,New York
Restaurato nel 2017 da MoMA con il sostegno di The Louis B. Mayer Foundation, RT Features, The Film Foundation e Celeste Bartos Preservation Fund, a partire da un negativo di conservazione creato da un positivo nitrato con didascalie russe.
Un ringraziamento speciale alla Mary Pickford Foundation e al Filmmuseum München
Nel 1922 Mary Pickford, l’attrice più popolare d’America, invitò Ernst Lubitsch, il regista più celebrato d’Europa, a girare il suoprimo film hollywoodiano. Il risultato fu Rosita, uscito nel 1923. Pickford vi interpreta la protagonista, una cantante di strada di Siviglia che con le sue battute caustiche suscita – come da tradizione – dapprima le ire e poi gli ardori del re di Spagna (Holbrook Blinn). Mentre il re la corteggia sotto gli occhi divertiti e blandamente costernati della regina (Irene Rich), Rosita si innamora dell’affascinante ma decaduto aristocratico (George Walsh, fratello minore del regista Raoul) che l’ha salvata dalle grinfie delle guardie reali. Fotografato da Charles Rosher (Aurora) in ampie scenografie disegnate da William Cameron Menzies (Via col vento), Rosita rimane, per citare il biografo di Lubitsch, Scott Eyman, “uno dei film muti fisicamente più belli”. E anche uno dei più innovativi nel sostituire il linguaggio del cinema alla parola scritta. È in Rosita che si sente nettamente per la prima volta l’affiorare di quello che sarà noto come ‘Lubitsch touch’, il gesto conciso che riassume un personaggio, l’oggetto di scena che esime da pagine di spiegazioni, l’evocazione di atmosfere ed emozioni per mezzo di luci, composizione e montaggio. Per Lubitsch Rosita fu un importante film di transizione, coronamento dei film storici girati in Europa (realizzato approfittando del generoso budget e dai sofisticati mezzi tecnici di Hollywood) e insieme presagio di una nuova direzione, più intima e filosofica.
(Dave Kehr)
La musica per Rosita è stata ricostruita usando un cue sheet (una lista dei brani musicali con indicazione della scena nel film) del 1923. La base del cue sheet era la partitura perduta per il film, redatta da Louis F. Gottschalk. I quarantacinque brani sulla lista del cue sheet sono stati trovati in collezioni di tutto il mondo. Sospetto che Lubitsch, che era un bravo pianista, abbia
preso parte alla selezione della musica nella partitura di Gottschalk. La musica è bellissima ed è un esempio del fatto che se la musica viene ben selezionata, può funzionare per un film allo stesso modo di una partitura composta specificamente.
(Gillian Anderson)
precede
ENTR'ACTE (Franica/1924) di René Clair (22')
Introduce Sophie Seydoux (Fondation Jérôme Seydoux-Pathé)
Musiche di Erik Satie, eseguite al pianoforte da Daniele Furlati
Sceneggiatura: Francis Picabia. Fotografia: Jimmy Berliet. Montaggio: René Clair. Interpreti: Man Ray, Marcel Duchamp, Inge Frïss, Francis Picabia, Jean Börlin, Georges Auric, Georges Charensol, Marcel Achard, Erik Satie. Produzione: Rolf de Maré per Les Ballets Suédois. DCP. Copia proveniente da Fondation Jérôme Seydoux-Pathé
Restaurato nel 2018 da Fondation Jérôme Seydoux-Pathé presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire da negato originale nitrato e da una copia depositata da Réne Clair presso Fondazione Cineteca Italiana
Entr’acte fu commissionato da Rolf de Maré, direttore dei Ballets suédois, per il balletto Relâche di Francis Picabia, in scena al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi a partire dal 5 dicembre 1924. Il balletto inizia con la proiezione di un prologo filmato in cui Erik Satie – compositore delle musiche del balletto e del film – e Francis Picabia sono sul tetto del teatro. Il film vero e proprio viene proiettato durante l’intermezzo “per far uscire il pubblico dalla sala” […] Il film mette d’accordo tutti e lancia la carriera di René Clair. Questi riesce a distanziarsi dal soggetto iniziale di Picabia realizzando un film dadaista dal montaggio dinamico e inquietante […]. Nel 1967 (anno in cui Elaine Sturtevant cerca di ricreare l’evento Relâche), René Clair ricongiungeil prologo al film ed elimina alcuni riferimenti al balletto, come la scimmia del ballerino Jean Börlin e lo schiaffo finale, definendo la versione più diffusa oggi. Il restauro restituisce la versione completa del film.
(Lenny Borger)
Cinéma, Entr’acte symponique pour le ballet ‘Relâche’ è l’ultima composizione di Erik Satie, ma è la prima, nella sua struttura basata su blocchi ripetuti diventata un modello nella musica per film. Il lavoro di sincronizzazione per questo nuovo restauro di Entr’acte è avvenuto mettendo a confronto alcuni appunti manoscritti di Satie e il manoscritto originale della partitura d’orchestra con le successive edizioni a stampa della Salabert. Esistono tre versioni per l’accompagnamento musicale dal vivo: la partitura orchestrale, una riduzione per pianoforte a quattro mani di Darius Milhaud e una per pianoforte solo, che è quella che illustrerà il film di Clair in questa versione.
(Daniele Furlati)
Tariffe:
Ingresso libero
Documenti
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