I GIOIELLI DI MADAME DE...
(Madame de..., Francia-Italia/1953) di Max Ophuls (100')
Introduce il produttore Nicolas Seydoux
Soggetto: dal romanzo omonimo di Louise de Vilmorin. Sceneggiatura: Marcel Achard, Max Ophuls, Annette Wademan. Fotografia:Christian Matras. Montaggio: Borys Lewyn. Scenografia: Jean d'Eaubonne. Musica: Georges Van Parys. Interpreti: Danielle Darrieux (Madame de...), Charles Boyer (generale André), Vittorio De Sica (barone Fabrizio Donati), Lia Di Leo (Lola), Paul Azaïs (primo cocchiere), Michel Albert (secondo cocchiere), Madeleine Barbulée (amica di Madame de...), Beauvais (maggiordomo), Jean Degrave (uomo del club). Produzione: Ralph Baum per Franco London Films, Indusfilms, Rizzoli Film.
Copia proveniente da Gaumont
Restaurato nel 2012 da Gaumont presso il laboratorio Éclair
"Une femme très elegante, très brillante, que tout le monde courtisait...". Comincia una favola borghese. Chi è la donna di cui intravvediamo le mani, le spalle, la bellissima nuca, mentre scivola tra le pellicce, i guanti, le pieghe di seta di un guardaroba d'alto bordo? Una cortigiana, una signora di tutti e di nessuno, una madame aux camélias con cuori di diamanti al posto dei fiori in boccio? No, è solo una moglie, e il matrimonio la consegna alla menzogna e a una fatua inquietudine. Inquieto è lo sguardo di Max Ophuls, "che odiava i piani fissi" (Lourcelles), che nella controllata vertigine del movimento inseguiva la realtà (senza restare imbrigliato nel realismo); e dunque la sua macchina corre, sguscia, s'inventa volute e traiettorie mai viste, così come solo la vita sa fare - ma solo il cinema può mostrare. Madame de... è il penultimo film di Ophuls, rientrato tre anni prima dall'America dopo due noir ben allineati al canone, Caught e Reckless moment, e forte della nuova fama internazionale. I film che gira in Francia tra il 1950 e il 1955, La Ronde, Le Plaisir, Madame de... e Lola Montès, gli spalancheranno l'olimpo. Ophuls è libero di adeguarsi "alla dismisura della mia immaginazione". L'incanto della dismisura assume un bagliore antico: Danielle Darrieux attraversa i saloni, scende le scale, appare e riappare nel fruscio visivo di specchi, palmizi, colonne e coppie danzanti, con lo sfavillio e il languore di una diva da diva-film. Madame de... aggira il melodramma, lo illude, lo depista. Lo fa con la palpitante ironia delle parole ("je ne vous aime pas, ne vous aime pas, ne vous aime pas"), con la frivolezza militare da ‘grandi manovre', con Vittorio De Sica nell'amabile contenzioso alla dogana, come un attardato signor Max, con quell'unico valzer che di sera in sera allaccia più stretti i corpi di due che ancora non sono amanti - falso piano-sequenza, momento più strabiliante del cinema di Ophuls e uno dei vertici d'invenzione del cinema tutto. Eppure ci sono tracce nere, il drappo che ricopre un'arpa, un libro di preghiere che cade su una fila di scarpe da ballo (una certa idea del cattolicesimo francese fa da sfondo, e l'ultima immagine la trafigge in un primo piano crudele). Il melodramma chiude i conti, con gli strumenti che possiede, dai tempi del diva-film: un colpo di pistola, la consunzione, il crepacuore. Perché questo c'è, al di là del principio del piacere - che si tratti come qui d'una triste fastosa passione, o solo di un liebelei.
(Paola Cristalli)
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Ingresso libero
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