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MOMMY

(Canada/2014)

Regia, sceneggiatura e montaggio: Xavier Dolan. Fotografia: André Turpin. Musica: Eduardo Noya. Interpreti: Anne Dorval (Diane ‘Die'), Antoine Olivier Pilon (Steve), Suzanne Clément (Kyla), Alexandre Goyette (Patrick), Patrick Huard (Paul). Produzione: Xavier Dolan per Metafilms. Durata: 138'
Versione originale con sottotitoli italiani

Serata promossa da Marchesini Group

Partiamo dalla geometria. È questa che determina la grande singolarità di Mommy, proiettato in un formato quadrato. Xavier Dolan ha scelto di raccontare una storia in un quadrato. Il quadrato, sostiene, ben si adatta al ritratto, alla comunicazione dei sentimenti. E di sentimenti Mommy è pieno, dai migliori ai peggiori, dall'amore alla distruttività, dalla solidarietà all'odio. Ma il quadrato è anche il formato delle celle, degli spazi in cui si viene rinchiusi. E Mommy è anche una tragedia, che separa i personaggi attraverso gli stessi mezzi che dovrebbe unirli, l'amore, l'amicizia, la solidarietà. Per quanto lo neghi, Xavier Dolan è ossessionato dalle devastazioni che l'amore materno può esercitare su un'esistenza. Era il tema centrale di J'ai tué ma mère, una delle chiavi drammatiche di Laurence Anyways e di Tom à la ferme ed era presente, pur se in forma più nascosta, in Les Amours imaginaires. Diane Després, detta Die, è un vero disastro, una che non riesce ad attraversare un incrocio senza farsi tamponare. All'inizio del film suo figlio Steve è internato in un centro a metà strada tra il terapeutico e il carcerario. Ormai alle prese a tempo pieno con questo giovane adolescente, Die litiga e poi viene alle mani con lui. Questo scontro terrificante provoca l'intervento della vicina. È un'insegnante, moglie di un dirigente, che è stata madre di due bambini prima che uno di essi scomparisse. Tra questi tre esseri malridotti, rinchiusi ciascuno nel proprio quadrato, Xavier Dolan abbozza la costruzione di un'utopia. Die vi contribuisce con la sua energia, la sua sensualità; Kyla con la sua saggezza, la sua ostinata razionalità, mentre Steve vi rappresenta la speranza in un ordine altro, in grado di accogliere il desiderio e la follia.
Checché ne dica Dolan, Mommy è una tragedia, come Medea per parlare di un'altra madre che vorrebbe fare il meglio e finisce per fare il peggio. La sceneggiatura, di una precisione quasi maniacale, dispone gli agenti del destino sotto forme anodine (un postino, un usciere...) ma inesorabili. Questa storia d'amore, come le altre, finirà male. Tuttavia il gusto che lascia non è amaro. Die, Steve, Kyla non hanno demeritato. Non li si può biasimare per le loro debolezze, le loro viltà, il loro difetti costitutivi. Figlio del suo tempo, Dolan mette in scena esistenze arginate da ogni tipo di limite, ma riesce a convincerci che comunque vale la pena che siano vissute.
(Tomas Sotinel)

Fin dal mio primo film, ho parlato molto dell'amore. Ho parlato dell'adolescenza, della transessualità, di Jackson Pollock e degli anni Novanta, di alienazione e omofobia, della cristallizzazione di Stendhal e della sindrome di Stoccolma. Sono queste le cose alle quali mi sento sufficientemente vicino per poterne parlare. Ma se c'è un tema che m'ispira incondizionatamente, e che amo sopra a tutti gli altri, è certamente mia madre. E quando dico mia madre, intendo LA madre in senso lato, la figura che rappresenta... La madre è ciò da cui deriviamo, è chi siamo, e chi siamo diventati. È lei che voglio vedere vincere la battaglia, è per lei che voglio inventare problemi che lei possa avere il merito di risolvere, è attraverso di lei che mi pongo delle domande, è sempre lei che ha l'ultima parola su tutto. Ai tempi di J'ai tué ma mère, sentivo di voler punire mia madre. Sono passati solo cinque anni, e credo che per mezzo di Mommy, stia cercando di farla vendicare.
(Xavier Dolan)

Proiezioni:
Giovedì 28 luglio 2016
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina della serata

Tipo di File: PDF Dimensione: 4.17 Mb