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BELLA E PERDUTA

(Italia/2015) di Pietro Marcello (86')

Regia: Pietro Marcello. Soggetto e sceneggiatura: Maurizio Braucci, Pietro Marcello. Fotografia: Pietro Marcello, Salvatore Landi. Montaggio: Sara Fgaier. Interpreti: Tommaso
Cestrone (Tommaso), Sergio Vitolo (Pulcinella), Gesuino Pittalis (Gesuino), Elio Germano (voce di Sarchiapone). Produzione: Avventurosa, Rai Cinema. Durata: 87'
Versione originale con sottotitoli inglesi


Introduce Pietro Marcello

Ho imparato a guardare l'Italia contemplando il suo paesaggio dai treni, riscoprendo di volta in volta la sua bellezza e la sua rovina. Spesso ho pensato di realizzare un film itinerante che attraversasse la provincia per provare a raccontare l'Italia: bella, sì, ma perduta. Anche Leopardi la descriveva come una donna che piange con la testa tra le mani per il peso della sua storia, per il male atavico di essere troppo bella. Quando mi sono imbattuto nella Reggia di Carditello e nella favola - perché di favola si tratta - di Tommaso, "l'angelo di Carditello", il pastore che con immensi sacrifici ha deciso di dedicare tanti anni della sua vita alla cura di un bene artistico abbandonato, ho visto una potente metafora di ciò che sentivo la necessità di raccontare: dopo la morte di Tommaso, prematura e improvvisa, Bella e perduta - nato inizialmente come un ‘viaggio in Italia' destinato a toccare altre tappe - è diventato un altro film, sposando fiaba e documentario, sogno e realtà. Carditello è l'emblema della bellezza perduta e della lotta del singolo, dell'orfano che non si arrende a un meccanismo incancrenito di distruzione e disfacimento; e allo stesso tempo questa storia così radicata nella Storia del nostro Paese indaga un tema, quello del rapporto tra uomo e natura, mai così universale, a ogni latitudine.
(Pietro Marcello)

Di che tratta Bella e perduta? Il titolo fa pensare che bella e perduta sia l'Italia, come la patria del Nabucco. In realtà si tratta di molto di più, della perdita del nostro rapporto con la natura, della perdita del legame uomo-animale, della sintonia o unità primigenia, e forse perfino dell'età dell'oro. Marcello ha costruito il suo film con la libertà di un Rossellini ma lo ha montato con la perizia di un De Seta, secondo regole di poesia invece che di prosa, tuttavia inserendo brani di prosa nella costruzione di un poema cinematografico che non rispetta le regole del racconto ordinato e segue invece una personale libertà di associazioni. È anche e soprattutto un viaggio non solo geografico tra due mondi speculari, il casertano dei disastri ecologici ma anche dei bufali e delle paludi e della storia (la reggia di Carditello, del cui volontario e ‘angelico' custode in assenza dello Stato e della cui morte improvvisa e ben vera il film fa il suo perno realistico), e l'Etruria d'altri pascoli e d'altra antica storia, tra tombaroli e pastori.
(Goffredo Fofi)

Terra dei fuochi, disastro ambientale, reggia di Carditello (proprio qualche giorno fa Bray ha ricevuto minacce di morte per il suo persistente interessamento alla questione), camorra... C'erano tutti gli elementi per un film di denuncia o un documentario a tesi dove l'importante è raccogliere materiale probatorio da consegnare a una procura. Invece Pietro Marcello sceglie la strada più difficile e insieme la più feconda. Gira un film visionario, poetico, che non teme di attingere a piene mani dal mito (pochi lo sanno, ma i Pulcinella nella tradizione sono creature psicopompe, tramiti tra noi e l'invisibile, amaramente destinate dall'Alto a svolgere compiti - in questo caso l'accudimento del bufalo - di cui ignorano le ragioni e i fini ultimi), e da una tradizione registica poco praticata che va dal Pasolini di Edipo re al Bresson di Au hasard Balthazar, a Buñuel, a - com'è stato giustamente rilevato - Carmelo Bene per la forte presenza della musica.
(Nicola Lagioia)

 

a seguire

BOLOGNA 900
(Italia/2016) 
Regia: Giorgio Diritti. Fotografia: Roberto Cimatti. Montaggio: Giorgio Diritti, Paolo Marzoni. Musiche originali di Marco Biscarini, Le rondini di Lucio Dalla e Mauro Malavasi. Produzione: Aranciafilm. Durata: 35'
Versione italiana con sottotitoli in inglese

Verranno mostrate altre immagini rare della nostra città Il comune è la forma con la quale nei primi secoli del secondo millennio molte comunità europee si organizzarono per governarsi in maniera autonoma. Fu il risultato dell'associazione volontaria di gruppi di abitanti in centri rurali o cittadini che riuscirono ad ottenere il riconoscimento giuridico-politico delle loro facoltà di autogestione da un'autorità superiore. Per Bologna tale riconoscimento risale al 15 maggio 1116, quando l'Imperatore Enrico V concesse ai 'concives' bolognesi una serie di prerogative con un diploma che già dal Duecento è tradizionalmente considerato la base di legittimazione della loro organizzazione comunale.
Ovviamente la comunità bolognese aveva alle spalle molti secoli di storia, dagli insediamenti protostorici a quelli etruschi, celtici e romani, dalla crisi tardoantica e altomedievale alla recente rinascita, ma da allora fu all'interno dell'organizzazione comunale che sviluppò forme e modalità di autonomia, di partecipazione e di delega che con numerose varianti attribuirono a una funzione pubblica condivisa il governo della città e del territorio.
Le celebrazioni per il Nono centenario della genesi del Comune di Bologna sono una porta d'accesso alla storia della comunità attraverso la conoscenza del suo grande patrimonio storico artistico e culturale. Anche alla luce delle recenti riforme istituzionali che interessano le collettività locali - in particolare l'avvio della Città Metropolitana - il filo conduttore delle celebrazioni è il ruolo e il valore delle città nella storia d'Europa.

Proiezioni:
Martedì 19 luglio 2016
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina della Serata

Tipo di File: PDF Dimensione: 105.50 Kb