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MIELE

(Italia-Francia/2013) di Valeria Golino (96')

Regia: Valeria Golino. Soggetto: dal romanzo A nome tuo di Mauro Covacich. Sceneggiatura: Francesca Marciano, Valeria Golino, Valia Santella. Fotografia: Gergely Pohárnok. Montaggio: Giogiò Franchini. Scenografia: Paolo Bonfini. Musica: Christian Rainer. Interpreti: Jasmine Trinca (Irene/Miele), Carlo Cecchi (ing. Carlo Grimaldi), Libero De Rienzo (Rocco), Vinicio Marchioni (Stefano), Iaia Forte (Clelia), Roberto De Francesco (Filippo), Barbara Ronchi (Sandra), Massimiliano Iacolucci (padre di Irene), Claudio Guain (Ennio), Elena Callegari (Carla). Produzione: Riccardo Scamarcio, Viola Prestieri per Buena Onda, Rai Cinema, Les Films des Tournelles e Cité Films. Durata: 96'
Versione originale con sottotitoli inglesi


Serata promossa da Hera


Il cinema italiano ha una regista in più: l'esordio di Valeria Golino va segnalato non solo per l'importanza del tema (i suicidi assistiti, ispirandosi al libro di Mauro Covacich A nome tuo) ma anche per la qualità cinematografica del tutto. Di questo vorremmo, brevemente, parlare: la sceneggiatura minimale di Valia Santella e Francesca Marciano poteva dar vita, sulla carta, a una non-storia, perché in fondo nulla di eclatante accade nella vita di Irene... se non le morti con le quali continuamente si confronta, da lei assistite con una pietas che per altro è tutta umana, per nulla religiosa. La tensione narrativa, invece, non viene mai meno grazie a una regia essenziale ma molto solida, a una recitazione di alto livello (Jasmine Trinca bravissima, Carlo Cecchi superlativo) e alla scelta di ambienti volutamente ‘anonimi', che raccontano sotto traccia un'Italia piccolo-borghese alla disperata ricerca di valori che aiutino ad affrontare il momento estremo. Un film che non sembra un'opera prima, quindi? Lo si ripete sempre quando un'opera prima è convincente, è un luogo comune della critica del quale bisognerà liberarsi.
Diciamo invece che Valeria Golino compie una scelta coraggiosa, come un suo collega (Luigi Lo Cascio) che ha, pure lui, esordito con un film anomalo come La città ideale. Bella e per niente ‘bambocciona', ad esempio, l'idea di aprire il film con il viaggio in Messico: chissà se Valeria avrà ripercorso le strade e le atmosfere di Puerto Escondido...
(Alberto Crespi)

Sono rimasta folgorata dal libro, che affronta un argomento provocatorio e doloroso, un tabù più per le istituzioni e la politica che per le persone, spesso
costrette a vivere questi dilemmi. Volevo fare un film libero e formale senza troppi fronzoli estetici, un tema del genere ti impedisce di usare inquadrature o elementi
inutili. Rispetto al suono, da spettatrice cinefila, sono sempre rimasta colpita da film con un uso del suono particolare: penso a 8 ½ di Fellini dove i rumori sono molto costruiti. Da subito, ho pensato a Miele come a un film dove il suono fosse ricco, bello, significativo. Un esempio: in uno degli incontri tra Miele e l'Ingegner Grimaldi, lei viene come annunciata da un applauso scrosciante che però arriva dal brutto programma tv che l'uomo sta guardando. Per la costruzione delle immagini, invece, il fatto di non mettere i personaggi al centro dell'inquadratura è qualcosa d'istintivo: da sempre faccio disegni o scatto Polaroid in cui utilizzo questo decentramento, volti a metà, pezzi di corpi. È un mio personale modo di vedere e ritrarre il mondo che ho semplicemente riportato nel film. Mi è venuto naturale fare così. Una volta finito il film, mi sono accorta che la mia opera aveva perso i toni perentori del libro, era diventata qualcos'altro. Abbiamo quindi cercato un nuovo titolo, concordando tutti su Miele, come se la pellicola coincidesse con la sua protagonista.
(Valeria Golino)

Proiezioni:
Sabato 16 luglio 2016
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina della Serata

Tipo di File: PDF Dimensione: 1.46 Mb