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CASCO D'ORO

(Casque d’or, Francia/1952)

 

Regia: Jacques Becker. Sceneggiatura: Jacques Becker, Jacques Companéez. Fotografia: Robert Le Febvre. Montaggio: Marguerite Renoir. Scenografia: Jean d’Eaubonne. Musica: Georges Van Parys. Interpreti: Simone Signoret (Maria, ‘Casco d’oro’), Serge Reggiani (Georges Manda), Claude Dauphin (Félix Leca), Raymond Bussières (Raymond), Gaston Modot (Danard), Loleh Bellon (Léonie Danard), Roland Lesaffre (Anatole), William Sabatier (Roland Dupuis). Produzione: Speva-Films, Paris-Films Productions. Durata: 96’
Versione originale con sottotitoli italiani e inglesi
Copia proveniente da Tamasa per concessione di Studio Canal


Quando in Inghilterra scrissi la recensione di Casco d’oro tentai di definire la scintilla che faceva splendere l’opera di Becker, e conclusi che in definitiva si trattava “di una simpatica fascinazione di fatti e di gesti”. [...] Becker è affascinato dagli oggetti, dalle scenografie, e dal modo in cui rivelano i pensieri, le convinzioni e le emozioni degli uomini e delle donne che li utilizzano. È evidente che un simile talento potrà esercitarsi più facilmente su un soggetto contemporaneo che su uno storico, ed è questo che conferisce a Casco d’oro un rilievo particolare fra i successivi film del suo autore. Si noterà tuttavia che Becker, nonostante il fascino delle scenografie, ha fatto di tutto perché Casco d’oro fosse realistico, come mostrano in particolare le sequenze finali altrettanto implacabili, e non meno straordinarie, di quelle del miglior Rossellini (alcune scene di Roma città aperta e l’ultimo episodio di Paisà), ma dotate in più della forza che conferisce loro un assoluto controllo estetico del soggetto.
Lindsay Anderson, Lettre anglaise sur Becker, “Cahiers du cinéma”, n. 28, novembre 1953

 

Jacques Becker (1906-1960), dopo anni trascorsi accanto a Jean Renoir come assistente, ha realizzato i suoi primi film durante l’Occupazione. Ha appreso da Renoir il gusto per la libertà della recitazione, l’amore per gli attori. Contrariamente a lui, invece, era di una minuzia e di una precisione tecnica ossessive. Gesti e oggetti hanno un percorso proprio nei suoi tredici film: si pensi alle serie di schiaffi in Casco d’oro, alle porte che si aprono e si chiudono in Falbalas e altri film. Innamorato del jazz e del cinema americano (e amico di King Vidor, Howard Hawks, Henry Hathaway), ‘vieille France’ come Max (Jean Gabin) in Grisbi, passa da un genere all’altro e da un ambiente all’altro con l’eleganza suprema del suo Arsène Lupin. Era uno dei cineasti intellettualmente più rispettati e più amati dai suoi contemporanei. Eppure, affermava nel 1949: “Provo orrore per la mia generazione. Dedica attenzione soltanto a ciò che è morto. È la generazione del far finta”. Ecco che si profila un altro Becker, che uno dei suoi eredi, François Truffaut, ritraeva come “inquieto, angosciato, elegante, lirico, inglese, nervoso, tormentato”. Becker ha dato al cinema francese il più bel film sul mondo contadino (Goupi Mains rouges), un manifesto per la gioventù (Rendez-vous de juillet), il più bel film noir (insieme a La Nuit du carrefour di Renoir, di cui era assistente), Grisbi, e con il suo ultimo capolavoro, Le Trou, è stato il solo “ad aver filmato l’idea stessa di libertà” (Serge Daney).

(Bernard Eisenschitz)

Precede

LA PRIMA PROIEZIONE PUBBLICA DEL CINÉMATOGRAPHE LUMIÈRE
commentata da Thierry Frémaux (direttore del Festival di Cannes e dell’Institut Lumière)
in occasione dell'inaugurazione della mostra Lumière! L’invenzione del cinematografo

 

La Sortie des usines Lumière à Lyon • La Voltige • La Pêche aux poissons rouges • Le Débarquement du congrès de photographie à Lyon • Les Forgerons • Le Jardinier (l’arroseur arrosé) • Le Repas (de bébé) • Le Saut à la couverture • La Place des Cordeliers à Lyon • La Mer (Baignade en mer)
(Francia/1895, 20’)
Copie provenienti da Institut Lumière, Lyon
Il restauro è stato realizzato nell’ottobre 2014 da Éclair Group e condotto dall’Institut Lumière in collaborazione con CNC, Cinémathèque française e il laboratorio L’Immagine Ritrovata

 

Il 28 dicembre 1895 presentai i miei film nel salone sottostante il Grand Café del Boulevard des Capucines a Parigi. Quella rappresentazione fu il primo spettacolo di cinema del mondo. L’incasso ammontò alla somma ridicola di 35 franchi. L’industria del cinema ha debuttato su basi economiche poco confortanti!

(Louis Lumière)

 

Antoine Lumière si mette alla ricerca di un locale in cui proporre al pubblico proiezioni di ‘fotografie animate’. Esamina diverse soluzioni e si scoraggia quando gli viene segnalato, nel quartiere dell’Opéra, una sala secondaria del Grand Café, il Salon indien, un seminterrato precedentemente utilizzato come sala da biliardo. Su richiesta del gestore M. Borgo, il proprietario, M. Volpini, accetta di affittare la sala per ospitare la nuova attrazione, preferendo un fisso di 30 franchi al giorno rispetto a una percentuale del 20% sugli eventuali incassi (di incassi ce ne saranno, e M. Volpini farà il primo cattivo affare della storia del cinema). Ci si affretta per approfittare delle feste di fine anno, vengono diffusi alcuni inviti per sabato 28 dicembre 1895. Sul marciapiede del Boulevard des Capucines, lo striscione “CINEMATOGRAPHE LUMIÈRE. ENTRÉE UN FRANC” è sottolineato da un imbonitore. La sera della prima séance ci sono trentatré spettatori paganti per un programma di circa mezzora. E uno spettatore di rilievo: Georges Méliès. “Di fronte a questo spettacolo”, ha scritto, “restammo tutti a bocca aperta, stupefatti, sorpresi al di là di ogni immaginazione. Alla fine della rappresentazione fu un delirio, tutti si domandavano come fosse stato possibile raggiungere un risultato simile”. Nei giorni successivi, sono migliaia gli spettatori che scendono le scale del seminterrato di quello che oggi è l’hotel Scribe. E dopo il 28 dicembre? Si aprono sale un po’ ovunque: ancora a Parigi, Lione, più tardi nelle altre città francesi e presto in tutta Europa. Gli operatori Lumière si spargono in tutto il mondo alla ricerca di riprese in grado di rifornire le sale. Nove mesi dopo la séance inaugurale, ci sono notizie di una proiezione nel porto di Shanghai. Ecco la ‘vittoria’ dei Lumière: il cinematografo collettivo batte il Kinetoscope individuale perché gli spettatori volevano vedere ‘insieme un film sul grande schermo’ per condividere risate, lacrime e il loro sguardo sul mondo. Era questo che desideravano all’epoca, è questo che vogliamo ancora oggi. Lo spettacolo era permanente. E infatti continua.

(Thierry Frémaux)

Proiezioni:
Venerdì 24 giugno 2016
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina della serata

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