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MACBETH

(USA/1948) di O. Welles (92')

Regia: Orson Welles. Soggetto: dall'omonima tragedia di William Shakespeare. Sceneggiatura: Orson Welles. Fotografia: John L. Russell. Montaggio: Louis Lindsay. Scenografia: Fred Ritter. Interpreti: Orson Welles (Macbeth), Jeanette Nolan (Lady Macbeth), Dan O'Herlihy (Macduff), Roddy McDowall (Malcolm), Edgar Barrier (Banquo), Alan Napier (Santo Padre), Erskine Sanford (Duncan), John Dierkes (Ross), Keene Curtis (Lennox), Peggy Webber (Lady Macduff). Produzione: Orson Welles per Mercury Productions. Durata: 92'
Copia restaurata da UCLA Film & Television Archive in collaborazione con Paramount Pictures e The Film Foundation, con il contributo di The Hollywood Foreign Press Association e The Film Foundation


Introduce Giacomo Manzoli


Per quanto sia opera decisamente minore nel canone wellesiano, Macbeth è pur sempre un esperimento interessante e coraggioso. Welles aveva sempre sentito l'esigenza di portare i classici a un pubblico popolare, e per oltre un decennio, di tanto in tanto, si era dedicato a questa tragedia in particolare. Nel 1936 aveva ottenuto un grandissimo successo con un'edizione teatrale audacemente virata in chiave di stregoneria vudù; alcuni anni più tardi lo aveva interpretato alla radio insieme ad Agnes Moorehead; quando si era trasferito con il Mercury Theatre a Hollywood, il Macbeth era ai primi posti nella lista delle sue proposte; e più tardi, quando la sua fortuna aveva già cominciato a declinare, lo aveva messo in scena durante un festival shakespeariano nello Utah. Ogni volta che Welles si rifaceva al Macbeth, la sua strategia era più o meno la stessa: tendeva ad ambientarlo in un contesto primitivo ed esotico, risolutamente eliminando ogni traccia di eleganza rinascimentale. Il film di Welles mirava proprio a questo, fino al punto di far modellare alle streghe (ora sacerdotesse druidiche) una sorta di bambolina vudù con argilla scozzese (un motivo che ha qualche precedente nelle Cronache di Holinshed). Ogni singolo aspetto nella realizzazione aveva lo scopo di rendere più primitiva la tragedia, tanto che all'aumento di intensità drammatica corrisponde poi una perdita sul piano della complessità. Macbeth, così come lo aveva concepito Shakespeare, è solo in parte un rozzo soldato della brughiera; è anche, abbastanza anacronisticamente, una creatura rinascimentale, e le sue macchinazioni sono in parte una rappresentazione delle trame, degli intrighi e dei rituali di corte. Welles, d'altra parte, preferisce situare Macbeth nel cuore della tenebra, sottolineando non le sfumature o gli stati d'animo ma la nuda lotta fra una rozza brama di potere e una rudimentale, essenziale necessità di mantenere l'ordine.

(James Naremore)

Il Macbeth di Orson Welles ha una sua forza grezza e irriverente. Coperti di pelli d'animali come motociclisti al principio del secolo, corna e corone di cartone in capo, i suoi attori vagano per i corridoi d'una specie di metropolitana onirica, per una miniera di carbone abbandonata, e per cantine in rovina piene d'infiltrazioni d'acqua. Non una sola inquadratura è lasciata al caso. La macchina da presa è sempre nel punto da dove il destino in persona osserverebbe le sue vittime. Di tanto in tanto ci chiediamo in quale periodo si svolga questo incubo, e quando vediamo per la prima volta Lady Macbeth, prima che la macchina da presa si allontani e la situi in un ambiente, è quasi una donna in abiti moderni, che si allunga su un divano coperto di pelliccia, accanto al telefono.

(Jean Cocteau)

 

Proiezioni:
Domenica 19 luglio 2015
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli

Tariffe:

Ingresso libero

Dettagli sul luogo:

Documenti

La cartolina della serata

Tipo di File: PDF Dimensione: 616.43 Kb