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SHINING

Mancava l'orrore, nella serie dei generi cinematografici di cui Kubrick ha stravolto e mutato i tratto somatici. Shining è un film horror. In Kubrick, però, c'è sempre un ma. È un film del terrore, certo, "ma, come i grandi fotografi che in laboratorio trasformano una qualunque istantanea in una grande fotografia, [il regista] vira abilmente il mistero verso il possibile, l'innaturale verso il naturale, senza allentare di un millimetro la tensione dell'inatteso o dell'incredibile" (Furio Colombo). Infatti siamo più vicini alla fiaba che a Stephen King, al folklore che al mito, al racconto nordico che alla letteratura best seller. "Shining non lascia la sensazione di un luogo chiuso e opprimente, ma di una favola capace di appropriarsi, di divorare qualunque luogo. Stessa cosa per il rapporto col denaro. In Kubrick, il costo delle immagini non va mai a loro discapito: in esse c'è qualcosa di inalterabile. [Shining è] un vero mistero" (Serge Daney). Shining è anche la re-invenzione di uno stile. Dopo le corse di Danny in triciclo, nessuna carrellata in steady cam è più la stessa. Dopo l'ondata di sangue dell'ascensore, nessuna porta automatica è più la stessa. Dopo il modellino di Jack, nessun plastico è solo un plastico. Nessun hotel, dopo l'Overlook, ci è sembrato comprensibile: "L'hotel-labirinto, in quanto luogo di morti, denota non solo la contratta temporalità di cui si è detto, ma anche una particolare spazialità. Per l'esattezza, l'una e l'altra sono anzi in stretto rapporto. Come scrive benissimo Durand, ‘lo spazio sacro diventa prototipo del tempo sacro'" (Franco La Polla). (rm)

Proiezioni:
Martedì 29 luglio 2008
Piazza Maggiore
22.00
L'evento è parte di: Sotto le Stelle del Cinema
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo: