2001: ODISSEA NELLO SPAZIO
"Stanley era deciso a creare un'opera d'arte che suscitasse le emozioni della meraviglia, del timore reverenziale e anche, se fosse stato il caso, del terrore" (Arthur C. Clarke). Non è un caso se la descrizione più semplice e comprensibile dell'opera kubrickiana sia stata data dal narratore che, attraverso un piccolo racconto intitolato The Sentinel, ha ispirato la gigantesca riflessione in forma di fantascienza messa in scena dal cineasta. Proteste, smarrimento, incomprensione: sono tante le emozioni suscitate dal film all'epoca della sua uscita, e non tutte positive. Ermetico, ostico, magniloquente, eccessivo sono solo alcuni degli aggettivi con cui viene accolta l'opera princeps di Kubrick, un'opera - tuttavia - dotata di una tale forza visionaria e di una tale personalità da spazzare via nel tempo qualsiasi dubbio. "2001 non è un'opera individuale ma collettiva, come del resto tutti i prodotti. In maniera analoga ai grattacieli e ai ponti di New York, non ci dice niente sul suo autore e molto sull'America: l'infantilismo di una società che inventa i missili e si diverte con i fumetti; il titanismo avveniristico; il terrore che questo avvenirismo un giorno possa essere punito dal Dio biblico, un po' come furono puniti i giganti che eressero la torre di Babilonia" (Alberto Moravia). E HAL 9000 sollecitava gli intellettuali: "Uccidiamo il calcolatore? E dove va a finire il gap tecnologico e la sfida americana? Bene, l'astronauta giustiziere diventa Ercole che uccide l'Idra o Sigfrido che si sbarazza del Drago: un eroe. Tanto più che sa di precludersi la via del ritorno. L'esecuzione del calcolatore è lenta, meccanica, eseguita con un comune cacciavite. E il calcolatore ha paura, si perde in promesse, in giuramenti di fedeltà. Con quel cacciavite, implacabilmente, come il beccaio che cerca nel collo del maiale la vena giugulare, il cosmonauta esclude dalla Bestia prima la memoria, poi la logica, la riduce a un balbettio infantile e grottesco. In un'epoca di film sadici e violenti, ecco la prima scena in cui sadismo e violenza riacquistano un senso, una giustificazione classica. L'uomo esclude dalla sua esistenza la Macchina" (Ennio Flaiano). (rm)
Tariffe:
Ingresso gratuito