LOLITA
Non c'è stata associazione religiosa, conservatrice, benpensante che non si sia scagliata contro il progetto di Kubrick e Nabokov prima ancora che al film fosse dato il ciak d'apertura. Oggi le lettere di protesta, veementi e oscurantiste, indirizzate al regista sono state raccolte ed esibite da Suzanne Christian, la moglie di Stanley. A tutte Kubrick rispose, con ferma cortesia. Per fortuna, gli artisti non ascoltano chi li (s)consiglia. E così è nato Lolita, un film scandaloso e bellissimo, tratto da un romanzo scandaloso e bellissimo. Un confronto, questa volta sì, tra grande cinema e altissima letteratura. Nabokov dichiarò: "[I cambiamenti di Kubrick] rendevano il film tanto infedele alla sceneggiatura originale quanto lo sono certe traduzioni di Rimbaud e Pasternak fatte da un poeta americano. Queste osservazioni non vanno assolutamente interpretate quale riflesso di un tardivo rancore, di uno stridulo biasimo nei confronti dell'approccio creativo di Kubrick. Nel travasare Lolita su schermo sonoro, lui vedeva il mio romanzo in un modo, io in un altro: tutto qui". E questa volta anche Godard cambia opinione sul collega: "È un film semplice, lucido, scritto in modo preciso, che rivela l'America e il suo sesso meglio di Melville e Reichenbach". Una meraviglia di film, dunque, un pezzo d'arte su tela che raddoppia le ossessioni puritane (Humbert Humbert) e le trasferisce su una ragazza dagli occhiali a cuoricino: il simbolo dell'umano declino, Lolita, che si specchia nella giunonica madre. Uno il contrario dell'altro, ogni figura, in questo film di doppi mentali e realtà surreali guardate con l'occhio stravolto della concupiscenza. Il trasformista Peter Sellers ne è emblema e personaggio chiave. (rm)
Tariffe:
Ingresso gratuito