PARTITA A QUATTRO
(Design for Living, USA/1933) di Ernst Lubitsch (91')
Americani a Parigi, e un'etica della contemporaneità sembra premere d'un tratto sulla lubitschiana astrazione dello stile. Nel capolavoro di massima audacia (ormai ai bordi del codice Hays), una ragazza e due uomini decidono di vivere insieme senza sesso, in una sorta di casta edenica squattrinata bohème: è un accordo che patteggiano e ripatteggiano senza mai poterlo rispettare, una scommessa giocata e persa, nella commedia in cui più avvertibile, meno mascherabile diventa, per ciascuno a suo tempo, la sofferenza d'ogni personaggio coinvolto. Miriam Hopkins si divide tra Gary Cooper e Fredric March, ma è Edward Everett Horton (il meno sostituibile degli attori lubitschiani), sfortunato provvisorio marito, a trovare qui il ruolo d'una vita, quello che meglio rende giustizia alla ricchezza del suo talento. Da una commedia di Noël Coward, che Ben Hecht riscrisse salvandone solo una riga.
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