NICO, 1988
(Ita/2017) di S. Nicchiarelli (93')
Introduce Susanna Nicchiarelli
Senza essere mai troppo insistito, a tratti immergendosi nel  personaggio, a tratti allontanandosene in maniera critica, Nico, 1988  racconta in realtà l'Europa del dopoguerra al tramonto. È proprio questo  il cuore del film, ciò che lo rende appassionante anche per chi non sa  molto delle vicende narrate: il ritratto di una banda di relitti, che  porta con sé il fallimento di una generazione, e attraversa il grigiore  dell'Europa dell'Est e dell'Ovest un attimo prima che tutto cambi. [...]  E se in lontananza riemergono i fantasmi di una nascita già tragica di  quest'Europa, coi flashback di Nico bambina che osserva Berlino  bombardata, i decenni appena trascorsi della creatività, della libertà e  dell'utopia sono evocati invece solo nei lampi delle immagini d'epoca  girate da Jonas Mekas, grande filmmaker underground lituano-newyorchese.  Con una crescita sbalorditiva rispetto ai primi due film (Cosmonauta e  La scoperta dell'alba), Nicchiarelli mostra un controllo impeccabile  della messinscena (inquadrature mai troppo composte, pochi movimenti di  macchina che spiccano per intensità, riprese sempre intelligenti dei  concerti), offre una ricostruzione d'ambiente convincentissima, per  piccoli tocchi, e gestisce un ottimo cast di attori, tra cui spicca  ovviamente la protagonista Trine Dyrholm.
 Emiliano Morreale
Ho voluto fare un film sulla donna che Nico è stata dietro e oltre  l'immagine che la maggior parte delle persone hanno di lei, oltre  l'icona. E assieme alla sua storia ho voluto raccontare la storia di  tante donne, perché sono convinta che nella sua parabola al contrario,  per quanto drammaticamente estrema, ci sia tutta la difficoltà di una  donna nel vivere il proprio ruolo di artista, e di madre, negli anni  della maturità. [...] Con Trine ho condiviso la lunga ricerca biografica  che avevo fatto, i materiali, le interviste con i testimoni: insieme a  lei ho ricostruito un personaggio difficile, controverso, talvolta  antipatico; insieme abbiamo affrontato la sfida che anche il pubblico,  com'era accaduto a noi, potesse tifare per lei. [...] Con la direttrice  della fotografia Crystel Fournier abbiamo lavorato su un look specifico,  cercando di ricreare un'immagine che richiamasse la seconda metà degli  anni Ottanta: la qualità dei video, il formato quadrato, i colori delle  luci che si usavano allora e la bassa definizione del supporto analogico  sono stati i punti di riferimento per raccontare la storia di questo  improbabile gruppo di malcapitati fuori tempo, prigionieri di un'epoca  nella quale non trovavano più collocazione. Di Nico mi sono innamorata  anche per la sua ironia e credo, o spero, di aver raccontato la sua  storia con la distanza e l'assenza di drammatici sentimentalismi con cui  l'avrebbe raccontata lei.
 Susanna Nicchiarelli






