LE MARGHERITINE
(Sedmikrásky, Cze/1966) di V. Chytilovà (75')
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UNA CATTEDRA PER LAURA BASSI. BOLOGNA 1732
(Ita/2020) di A. Scillitani (19')
Le margheritine è una metafora della distruttività della natura umana  applicata alla civiltà moderna in generale e al sistema comunista in  particolare. Le ragazze, piccole demolitrici irriverenti e imbronciate  capaci di esercitare una forza devastatrice, rappresentano in chiave  satirica la crisi contemporanea dei valori e una visione grottescamente  deformata del futuro. Una bruna e l'altra bionda, nelle loro apparizioni  pubbliche le due sono intercambiabili. Il subbuglio maniacale che  causano è presentato con un'estetica giocosa e un gusto sofisticato  mettendo in contrasto le immagini documentarie e le manifestazioni più  incivili del mondo moderno. La totale distruzione perseguita dalle  ragazze è provocata dalla noia e dal desiderio di cambiamento: le due  Marie ambiscono a un mondo di assoluta libertà e fantasia e del tutto  privo di scrupoli. La regista Věra Chytilová si rifiuta di risparmiare  le sue protagoniste e fa letteralmente a pezzi le loro controparti  maschili. L'autrice rispetta solo i sentimenti autentici, il vero  lavoro, e usa creativamente una forma di ironia aggressiva per giungere a  un finale moralizzante. [...] La critica degli anni Sessanta non vide  nel pessimismo di Chytilová una profonda esigenza morale, e nel 1966, in  seguito all'intervento di ventuno parlamentari, il film fu ritirato  dalle sale a causa del suo presunto messaggio nichilista, anche se fu  nuovamente distribuito l'anno successivo.
Briana Cechová
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