FA’ LA COSA GIUSTA
(Do the Right Thing, USA/1989) di S. Lee (120')
Precede
FREE AT LAST (frammento)
(USA/1968) di G. Shuker, J. Desmond e N. Proferes
Introducono, in video, alcuni giocatori del Bologna F.C.
Ricordo di aver visto un vecchio episodio di Ai confini della realtà  in cui uno scienziato scopre che il numero di reati violenti aumenta  quando la temperatura supera i trentacinque gradi. Volevo un film che si  svolgesse nel giro di ventiquattr'ore durante la giornata più calda  dell'anno. E poi ci fu anche un importante incidente al Brooklyn  College, una rissa scoppiata tra studenti neri e studenti bianchi per la  scelta della musica da mettere nel jukebox. Dal punto di vista del  clima razziale, non ci sono dubbi che il sindaco Koch avesse davvero  esacerbato le posizioni di molti newyorkesi. Sapevamo che il film  sarebbe uscito nell'imminenza delle primarie democratiche per l'elezione  del nuovo sindaco. Pensammo che forse potevamo influire un poco anche  noi sul loro esito.
Spike Lee
L'intento di Lee risulta chiaro: raccontare le difficoltà di  integrazione e coesistenza tra comunità costrette a vivere una accanto  all'altra, incontrandosi e spesso scontrandosi in un misto di pregiudizi  e incomprensioni. Scegliendo di ambientare il film nel quartiere  proletario di Brooklyn il cineasta ne evita le stereotipate  rappresentazioni da ghetto, optando invece per una chiave  stilistico-scenografica più pop, festosa e colorata, paradossalmente più  vicina al vero. [...] L'idea di forzata commistione al centro della  pellicola si manifesta non solo sul piano fisico, ma anche su quello  visivo, nell'uso che gli abitanti fanno della via e dello spazio  condiviso: come nella cultura hip hop, la strada è un coacervo di  influenze etniche, politiche e culturali, ognuna profondamente diversa  se non addirittura opposta alle altre, unite in una disarmonica  coesistenza.
Lapo Gresleri
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