UNA SQUILLO PER L’ISPETTORE KLUTE
(Klute, USA/1971) di A. Pakula (114')
Introducono i Manetti Bros.
Precede
l'incontro "Uno sceneggiatore alla Barca, Fabio Bonifacci"
Nel film le metafore erano precise, la scenografia personalissima, i  tempi di costruzione alquanto efficaci, la direzione degli attori buona e  a volte (la Fonda) ottima. Ma, quel che più conta, vi si intravedeva  con facilità il vero e profondo interesse di Pakula [...]: l'immagine  del potere e la sua corruzione esplicitata in forme morbose e maniacali.  Il penchant paragotico del regista dominava buona parte della  pellicola, la componente thrilling si fondeva a un'atmosfera di mistero  atroce e incombente (tale da ricordare un Dario Argento ripulito della  sua ispirazione da quarta visione) su uno sfondo urbano - molto caro al  regista - che catalizzava il centro sostanziale della vicenda:  l'opposizione fra marginati e potenti e il significato politico-sociale  di tale scontro. Pakula è anzi forse l'unico regista della Hollywood  contemporanea a trattare il tema della violenza attraverso il contrasto  degli spazi metropolitani. I suoi rutilanti pavimenti geometrici che  ricordano Mondrian, la freddezza delle geometrie architettoniche,  l'indifferenza dei moli marittimi che riprendono Buffet, tutto rende un  senso di alienazione, di solitudine, di umanità incosciente e indifesa  davanti a qualcosa di astratto eppure di concretissimo: il potere, il  denaro, la forza che impregna una simile società vittimizzandola a sua  stessa insaputa. Elemento caratterizzante è la perversione, una  maniacale violenza e un sospetto paranoico che si abbatte sui singoli  scardinandone le capacità di tenuta psicologica prima ancora che fisica.
Franco La Polla
Questa squillo si rivela un personaggio interessante. Modella  fotografica, attrice e prostituta, tra farsi fotografare il corpo,  guardare il corpo e adoperare il corpo, cioè fra tre modi di fingere col  corpo, preferisce l'ultimo come quello che le riesce meglio e al tempo  stesso la diverte di più. Ma poiché, dopo tutto, si tratta di un modo  come un altro di recitare una parte, avviene che nella sua vita, come  nella vita di qualsiasi attrice, rimane un vuoto sentimentale che,  appunto, nel corso del film, verrà riempito da Klute. [...] Accanto alla  regia di J. Pakula, notevole per l'uso prestigioso della notte, del  buio e delle tenebre con effetti luministici di tipo rembrandtiano,  bisogna mettere la rude, brutale, concreta interpretazione di Jane Fonda  che è la squillo.
Alberto Moravia
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