MARTIN EDEN
(Italia/2019) di Pietro Marcello (129')
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Spalle larghe, unghie nere. Chissà quanti i mari già solcati, il giovane marinaio Martin Eden salva da una rissa Arturo, rampollo di una famiglia aristocratica. Che per ringraziarlo lo porta a casa sua. Qui il ragazzo conosce la sorella di lui, Elena, se ne innamora, e grazie a lei scopre le infinite possibilità di riaffrontare il mondo attraverso il prezioso strumento della cultura. Da illetterato coltiva l'impossibile sogno di trasformarsi in scrittore. La giovane donna, colta e raffinata, diventa non solo un'ossessione amorosa ma il simbolo dello status sociale cui Martin aspira a elevarsi.
- Coppa Volpi per la Migliore interpretazione maschile a Luca Marinelli
"Il film più originale, libero e inventivo del festival, di una bellezza còlta e selvaggia come il suo protagonista. Pietro Marcello, autore di bellissimi documentari lirici (La bocca del lupo, Bella e perduta) esordisce nel lungometraggio di finzione e punta altissimo, con un film di un'ambizione che il cinema italiano non osava da tempo. La storia è quella del romanzo di Jack London (1909), spostata nello spazio e nel tempo. Siamo in una Napoli fatta di tracce e presenze di tutto il Novecento: gli anni Ottanta, le camicie nere, i socialisti, gli anarchici. Eden è un eroe negativo, un individualista coraggioso ma autodistruttivo. La sua tragedia è quella di ogni artista che viene divorato dall'industria culturale, di ogni uomo che tradisce la sua classe e i suoi ideali, e ne muore. Marcello mette a frutto la sua esperienza, soprattutto nell'uso dei materiali di repertorio, che si innestano sulla storia portando le memorie di un secolo: Martin Eden è un melodramma anche in senso letterale, un film musicale che mescola alto e basso: Glinka e Debussy, Daniele Pace degli Squallor e Aznavour. Come il suo protagonista: bufalaro, avventuriero o poeta, mai bottegaio. Ed è straordinario Luca Marinelli, alle prese con un personaggio quasi impossibile, bigger than life, che recita comizi, poesie, scene d'amore come ce le sogniamo. Marcello cerca un cinema popolare e raffinato, rifiuta le vie di mezzo per puntare alla sceneggiata o al cinema di poesia (del resto la storia di Eden, dice il regista, è anche quella di Zappatore o di un film con Nino D'Angelo). Questo poema visivo è però anche un film profondamente politico che rifiuta l'attualità per andare alle radici culturali del nostro mondo. Non c'è una morale didascalica, ma le passioni che muovono i personaggi sono quelle ancora al fondo della nostra cultura, figlia più che mai del darwinismo sociale, ma senza nemmeno le tensioni che nutrivano le passioni dei Martin Eden, e delle masse nel cui nome loro scrivevano."
Emiliano Morreale, "La Repubblica"
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