RADIO DAYS
(USA/1987)
R.: Woody Allen. Int.: Mia Farrow, Seth Green, Josh Mostel, Dianne Wiest. D.: 88
Copia proveniente da Cineteca di Bologna
Francesco Vairano, direttore del doppiaggio, ricorda Oreste Lionello, voce di Woody Allen
precede:
Filmati rari su Guglielmo Marconi
Con Radio Days, Allen costruisce una sorta di amarcord tra il pubblico e il privato, che intreccia memorie d'infanzia, eventi nazionali e storia della radiofonia, contaminando il ricordo con il sogno. Siamo a cavallo tra anni Trenta e Quaranta, a Rockaway, quartiere ebraico di Brooklyn. All'epoca, la radio si guardava. E dava modo di vedere altri mondi, dove ad esempio combatteva trionfalmente il Vendicatore Mascherato, o una bambina caduta in un pozzo rischiava di morire, una canzone trasportava lontanissimo, un'invasione marziana terrorizzava l'America. Ma anche quel mondo in cui si potevano immaginare i nostri eroi in carne e ossa, da qualche parte ("Ci sono quelli che bevono champagne nei locali chic e noi che stiamo a sentirli alla radio bere champagne"). Il risultato è un'opera vivacissima e toccante, che sposta l'accento dall'introspezione individuale, che aveva contraddistinto molti film del regista, e mette sul lettino dell'analista una nazione e i suoi sogni. Allen comprende appieno che per conoscere l'America bisogna per forza passare attraverso le forme dell'arte e dell'intrattenimento popolari: il suo film sulla radio è dunque un perfetto completamento di quanto egli già aveva fatto affrontando realtà e immaginario del music-hall (Broadway Danny Rose) e dei miti della celluloide (La rosa purpurea del Cairo). La sua ricostruzione è oltretutto preziosa anche sotto il profilo della documentazione, nel recupero certosino di trasmissioni, voci, canzoni e protagonisti perduti nell'etere.
(Andrea Meneghelli)
Tariffe:
Ingresso libero
Documenti
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