GIÙ LA TESTA
(Italia/1971)
R.: Sergio Leone. Int.: Rod Steiger, James Coburn, Romolo Valli, Maria Monti. D.: 150'
Copia proveniente da Cineteca di Bologna e restaurata dal Laboratorio L'Immagine Ritrovata. Per gentile concessione di Andrea Leone Films
Di girare Giù la testa Leone non ne voleva sapere. Aveva accettato di seguire il progetto come produttore, con l'americana United Artists a fiancheggiarlo. Come regista, dagli Usa gli mandano Peter Bogdanovich, che a Leone pare del tutto inadatto e viene rispedito in tutta fretta in patria, su un volo di seconda classe (Bogdanovich, poi, avrà modo di rifarsi egregiamente). Si pensa allora a Sam Peckinpah che, per inciso, aveva avuto modo di sostenere: "Senza il cinema di Leone non avrei mai potuto fare Il mucchio selvaggio". Ma Leone non sa che attorno a lui si sta consumando una congiura ordita dalla United Artists, che in pratica lo costringe, a pochi giorni dall'inizio delle riprese, a sedersi sulla sedia del regista. Ad ogni modo, riuscirà a imprimere al film la propria personalità fortissima. E a chiudere definitivamente i conti col western, sbaragliato dall'arrivo di una moto che sostituisce il cavallo, e corrotto da visioni che richiamano stragi naziste e campi di concentramento. Giù la testa, dice Leone, è un film sull'amicizia e sulla politica. I tempi sono assai propizi per aprire la pellicola con il celebre motto di Mao: "La rivoluzione non è un pranzo di gala". Ma lo sguardo di Leone è troppo disincantato per accettare la prospettiva di un avvenire proletario trionfante. La verità è questa: un intellettuale viene a dire che bisogna fare la rivoluzione, il povero lo ascolta e gli crede, ma quando l'intellettuale la sua rivoluzione l'ha vinta, ecco che il povero è già morto, così bisogna farne un'altra. In Messico e ovunque.
precede
OLD CINEMA - BRUSTULEIN. CINEMA DA SGRANOCCHIARE AL CINEMA - 3 (Italia/2008) R.: Davide Rizzo e Pierluigi De Donno. D.: 2'
Il documentario, ancora in corso di lavorazione, suddiviso in vari frammenti, ricostruisce con ironia, attraverso gli ultimi testimoni di un'importante generazione, lo stretto legame che la società italiana ha avuto con l'arte cinematografica, cogliendone le modificazioni della fruizione sociale dal dopoguerra ad oggi.
Tariffe:
Ingresso libero