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ANTROPOCENE – L’EPOCA UMANA

(Canada/2018) di Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky e Nicolas de Pencier (87')
Introducono il giornalista Michele Smargiassi e i distributori del film Michele Crocchiola (Fondazione Stensen) e Alessandro Tiberio (Valmyn)
In collaborazione con MAST

Sembra che i nostri film continuino ad avere ambizioni sempre più grandi. Non so se ciò sia dovuto al fatto che invecchiare porti naturalmente a una prospettiva più globale o se lo richieda l'urgenza dei problemi che affrontiamo. Per Antropocene - L'epoca umana dovevamo essere in sei dei sette continenti, visitare venti paesi e quarantatré luoghi diversi. Ho imparato che questi "grandi affreschi" rischiano di andare in pezzi se non si trova un equilibrio tra guardare le cose in scala e avvicinarsi ai dettagli. A volte devi salire in cielo per abbracciare interamente e poter raccontare un luogo, ma se rimani lassù tutto il tempo rischi di allontanarti da ciò che è davvero importante. Penso che gli umani non siano fatti per rimanere a un livello onnisciente, anche se ci piace contemplare le cose dall'alto e la tecnologia (elicotteri, droni, immagini satellitari) ci consente di farlo. È nella relazione tra scala e dettaglio che il nostro lavoro e quello di Edward Burtynsky si incontrano.
Antropocene - L'epoca umana è il terzo capitolo di una trilogia iniziata nel 2005. Il primo è stato Manufactured Landscapes e prendeva le mosse dal saggio fotografico di Burtynsky sulla rivoluzione industriale in Cina. [...] In Watermark abbiamo cercato di prendere l'idea dell'interazione umana con l'acqua ed esplorare ogni aspetto dell'utilizzo che ne facciamo: sopravvivenza e necessità quotidiane, industriali, ricreative, religiose. [...] Antropocene - L'epoca umana fa già nella sua premessa un passo avanti rispetto agli altri due film, prendendo spunto dalla ricerca del gruppo di lavoro Anthropocene: secondo loro gli esseri umani cambiano la Terra e i suoi sistemi più di tutti i processi naturali. Il film ha richiesto una prospettiva globale per evidenziare il fatto che noi umani, che in realtà siamo attivi nella moderna civiltà da circa diecimila anni, dominiamo completamente un pianeta che esiste da oltre 4,5 miliardi di anni. Come trasmettere agli spettatori questa dominazione? Anche qui era allettante rimanere nel regno del grande; l'onnisciente. La prospettiva aerea - tramite elicottero e cineflix o droni - è presente lungo tutto il film, e talvolta è l'unico modo in cui vivi un luogo: le miniere di fosfato in Florida, per esempio, o le raffinerie di petrolio a Houston, in Texas. Ma quando tutto è grande o molto lontano e schematico, la scala diventa incomprensibile. Un timelapse di un piccolo pezzo di corallo sbiancato racconta la storia dell'acidificazione oceanica antropogenica e le zanne di settemila elefanti, ciascuna attentamente pesata e registrata, diventa il modo per comprendere l'estinzione diretta dall'uomo.
Abbiamo cercato di ottenere la massima risoluzione, anche in ambienti difficili, e utilizzato la più innovativa tecnologia disponibile con il nostro budget. Ma il film cerca anche momenti di vicinanza - il dettaglio necessario per rivelare, comprendere o incoraggiare l'empatia. È qui che l'etica del coinvolgimento è fondamentale, anzi di più, direi che l'etica è la dimensione più importante della nostra pratica cinematografica. Quando vai in tutto il mondo per il tuo progetto, è fondamentale cercare di farlo con umiltà e apertura a ciò che il contesto vuole dirti di se stesso, in particolare i suoi margini trascurati o angoli ignorati.

(Jennifer Baichwal)


Il film è parte del progetto multimediale Anthropocene (presso MAST, Bologna, fino al 6 ottobre 2019)

Proiezioni:
Domenica 28 luglio 2019
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema 2019
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina dell'evento

Tipo di File: PDF Dimensione: 2.71 Mb