Bookmark and Share

MAGNIFICAT

(Italia/1993) di Pupi Avati (95')
Introducono Antonio e Pupi Avati

Regia, soggetto e sceneggiatura: Pupi Avati. Fotografia: Cesare Bastelli. Montaggio: Amedeo Salfa. Scenografia: Giuseppe Pirrotta. Musica: Riz Ortolani. Interpreti: Luigi Diberti (Signore di Malfole), Arnaldo Ninchi (Folco), Massimo Bellinzoni (Baino), Dalia Lahav (Roza), Lorella Morlotti (Venturina), Massimo Sarchielli (padre di Margherita), Brizio Montinaro (Signore di Campodose), Vincenzo Crocitti (Agnello), Nando Gazzolo (voce narrante). Produzione: DueA Film, Istituto Luce-Italnoleggio Cinematografico, Penta Film. Durata: 95'
Versione originale con sottotitoli inglesi

A un certo punto della mia vita mi sono sentito pronto per realizzare un film che ponesse al centro del racconto proprio la trascendenza. Leggevo da anni testi, soprattutto di storici francesi, sull'Alto Medioevo, trovandovi non solo un sentire religioso e un'idea del sacro straordinariamente simili ai miei, ma anche inaspettati dettagli del vivere quotidiano, delle pratiche di guerra, del costume, dell'arte... Mi documento con voracità e lo faccio con un approccio che mi verrebbe da definire ‘rosselliniano', pensando a quel Rossellini che ha dedicato gli ultimi decenni della sua vita alla didattica: si acculturava, scopriva una cosa e doveva subito condividerla... Con lo stesso spirito, io nel 1993 scrivo Magnificat.

(Pupi Avati)


Storie dell'anno Mille, "del 926° anno dalla nascita del Cristo" per la precisione, accompagnate da un'ossessione racchiusa in una domanda e nell'assenza di una risposta. L'ossessione è sempre contenuta nel mistero della scomparsa di una persona cara. In questo Alto Medioevo rappresentato, evocato in Magnificat, risuona l'eco di quella frase pronunciata da un oste-attore, soprattutto amico, Ferdinando Orlandi, gravemente malato: "Stai attento, perché io, quando sarò morto, tornerò e ti farò un segnale". Possono cambiare i tempi del racconto, gli aggettivi, le virgole, ma il senso rimane quello. Nell'arco di Magnificat la frase ricorre, si propaga di valle in valle, supera le montagne e scavalca i fiumi, diventa il mantra di popolazioni che vivono immerse nella violenza, nella brutalità, nella povertà alla ricerca costante - che sia più o meno razionale - di una risposta sul mistero della morte, nell'attesa di un segnale che possa giungere dall'aldilà. Lo pronunciano i Signori o i condannati a morte, i boia e le pazze che si aggirano nei boschi. Rossellini sembra diventare la luce del faro per interpretare Magnificat. [...] Appurato Rossellini, perché non citare anche Pasolini? Quei volti di contadini bruciati dal sole, quelle comparse trovate per strada e calate in panni medievali, quegli sguardi di vecchie e bambini (i costumi creati da Sissi Parravicini portano a casa il Ciak d'Oro), quel corteo che conduce Roza al monastero e che sembra uscito dalla Medea, quell'unione tra sacro e profano, tra paganesimo e cristianesimo sembrano andare, perlomeno visivamente, in quella direzione.

(Andrea Maioli)

Andrea Maioli
PUPI AVATI. SOGNI INCUBI VISIONI

Edizioni Cineteca di Bologna, 2019, 20 euro
Precede il film la presentazione del libro Pupi Avati. Sogni incubi visioni, nuovo e aggiornatissimo studio di Andrea Maioli, che da anni segue con acutezza e passione il lavoro della ‘banda' Avati. La lunga carriera del cineasta bolognese (ottant'anni - cinquanta di cinema - festeggiati nel 2018 e un nuovo film, Il Signor Diavolo, in uscita ad agosto) viene ripercorsa attraverso un'analisi dei singoli film considerati all'interno di più ampie sezioni storiche e tematiche. Ogni capitolo è preceduto da un'introduzione originale dello stesso Avati.

Proiezioni:
Giovedì 25 luglio 2019
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema 2019
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina dell'evento

Tipo di File: PDF Dimensione: 1.42 Mb