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DILILI A PARIGI

(Dilili à Paris, Francia-Germania-Belgio/2018)

Regia, sceneggiatura, storyboard, modelli e immagini: Michel Ocelot. Montaggio: Patrick Ducruet. Musica: Gabriel Yared. Produzione: Christophe Rossignon, Philip Boëffard, Eve François-Machuel, Pierre Guyard per Nord-Ouest Films, Studio O, Arte France Cinema, Mars Films, Wild Bunch, Artemis Productions, Senator Film Produktion, Mac Guff. Durata: 95'
Versione italiana


Introduce Michel Ocelot

 

Dall'Africa nera di Kirikù e dal medioevo arabo di Azur e Asmar, da quelle atmosfere da Mille e una notte, questa volta Ocelot (che è al contempo sceneggiatore, regista e anche animatore) ci trasporta nella Parigi della Belle Époque, e sceglie come guida una ragazzina kanak originaria della Nuova Caledonia, portata a Parigi per ‘recitare' in un'installazione che dovrebbe riprodurre un modo di vita esotico per il pubblico dell'Esposizione universale, ma che poi si libera, esce dallo ‘zoo umano', va in giro vestita come una bambola (abitino bianco con fiocco e cintura giallo limone) e ci presta il suo stupore nella scoperta di una Parigi caput mundi dove vivono fianco a fianco artisti come Monet, Renoir, Picasso, Debussy, Satie, Proust, Toulouse-Lautrec e tanti altri.
Questa volta la tecnica di alto artigianato di Ocelot è ancora più raffinata del solito. Parigi infatti non è disegnata, è fotografata dallo stesso Ocelot (migliaia e migliaia e migliaia di foto, scattate con pazienza giorno dopo giorno...). Dalle immagini così ‘catturate' Ocelot cancella poi ogni traccia di modernità, ogni segno che possa dare alla storia una connotazione temporale ben precisa, in modo da consentire alle sue immagini fotografiche di essere credibili e verosimili come sfondo di una vicenda ambientata all'inizio del Novecento. Poi su queste foto così ‘ripulite' Ocelot interviene con il disegno animato. Così la sua piccola Dilili, il suo chaperon (il bellissimo Orel) e tutti gli altri personaggi sono disegni animati, così come lo sono le luci (le luci! Che meraviglia...!). La festa per gli occhi è assicurata, anche perché il gusto di Ocelot oscilla fra il liberty e l'Art déco, ma con vistose influenze anche da pittori come Rousseau e Ligabue. Su questo impianto pittorico di rara raffinatezza, dove tutto si anima con un'eleganza da togliere il fiato, Ocelot innesta una parabola morale dalle fortissime implicazioni culturali e perfino politiche.

(Gianni Canova)

 

Parigi è una città magnifica così com'è. Non c'è bisogno di ricrearla, basta fotografarla. Quando guardo l'Opéra e il suo ingresso ricoperto d'oro, non posso pensare di ricreare tutto ciò con la mia misera tavoletta grafica. Celebro anche l'Art Nouveau con i suoi oggetti straordinari, giochi di forme e materiali diversi, il tutto in una combinazione molto raffinata. Non si può fare qualcosa di migliore rispetto a ciò che grandi artisti hanno impiegato una vita intera a realizzare. Mi sono trovato davanti a un piccolo problema nel rappresentare Parigi durante la Belle Époque: c'erano soltanto persone bianche. Non mi era mai successo nei film precedenti! Mi è sembrato un impoverimento per il mio pubblico e per me stesso. Il primo contatto che i parigini ebbero con popoli di culture differenti avvenne attraverso i ‘villaggi indigeni' ricreati nei parchi. Leggendo il diario di Louise Michel, deportata in Nuova Caledonia, ho scoperto che si era molto interessata al paese, ai suoi costumi, alle leggende e soprattutto poté continuare il suo lavoro come istitutrice per i piccoli canachi. Così, i piccoli canachi impararono a leggere e scrivere in francese e io ho immaginato uno di loro far parte della troupe di uno di quei villaggi ricreati a Parigi.

(Michel Ocelot)

Proiezioni:
Lunedì 8 luglio 2019
Piazza Maggiore
21.45
Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina dell'evento

Tipo di File: PDF Dimensione: 1.35 Mb