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LA GRANDE ILLUSIONE

(La Grande illusion, Francia/1937) di Jean Renoir (114')

Regia: Jean Renoir. Sceneggiatura: Jean Renoir, Charles Spaak. Fotografia: Christian Matras. Montaggio: Marguerite Renoir. Scenografia: Eugène Lourié. Musica: Joseph Kosma. Interpreti: Jean Gabin (tenente Maréchal), Dita Parlo (Elsa), Pierre Fresnay (capitano Boeldieu), Erich von Stroheim (capitano von Rauffenstein), Marcel Dalio (tenente Rosenthal), Julien Carette (Cartier), Jacques Becker (ufficiale inglese), Georges Péclet (il fabbro), Werner Florian (sergente Arthur), Jean Dasté (il maestro). Produzione: Réalisation d'Art Cinématographique (R.A.C.). Durata: 114'
Versione originale con sottotitoli italiani e inglesi


Ho realizzato La grande illusione perché sono pacifista. [...] Per lungo tempo si è rappresentato il pacifista come un uomo dai capelli lunghi, dai pantaloni sgualciti, il quale, appollaiato su una cassa di sapone, profetizzava senza tregua le calamità che sarebbero sopraggiunte e cadeva nell'angoscia alla vista di un'uniforme. I personaggi della Grande illusione non appartengono a questa categoria. Essi sono l'esatta replica di quel che eravamo, noi, la ‘classe 1914'. Perché ero ufficiale durante la guerra e ho conservato un vivo ricordo dei miei compagni. Non eravamo animati da alcun odio contro i nostri avversari. Erano dei buoni tedeschi come noi eravamo dei buoni francesi. [...] Sono convinto di lavorare a un ideale di progresso umano presentando sullo schermo la verità non mascherata. Attraverso il ritratto di uomini che compiono il loro dovere, secondo le leggi della società, nel quadro delle istituzioni stabilite, credo di aver portato il mio umile contributo alla pace del mondo.
(Jean Renoir)


Per circa due anni Jean Gabin aveva spalleggiato senza cedimenti Renoir e Spaak nella loro impresa di realizzare un film di cui nessun produttore voleva sentir parlare. Jean si accanì a difendere il progetto mettendoci tutto il peso del suo prestigio e sia Renoir che Spaak hanno sempre riconosciuto all'attore il grande merito di questo atteggiamento, tanto più che Jean aveva contemporaneamente altre proposte di lavoro più affidabili e remunerative di La grande illusione, almeno sulla carta. [...] Quando Gabin venne a sapere della fortuita scrittura di Stroheim, pur constatando le profonde modifiche alla sceneggiatura che la nuova presenza comportava, non si adombrò affatto: aveva fiducia in Renoir e si rendeva conto che l'opera ne avrebbe guadagnato. [...] Un altro che non fosse stato Gabin avrebbe potuto protestare, come faceva spesso, di fronte a modifiche che sminuivano il suo personaggio. Addirittura avrebbe potuto sentirsi tradito da Renoir. Invece non fece mai trasparire alcun disagio: per lui la cosa essenziale non era la sua parte ma la qualità del film.
(André Brunelin)


È il realismo ad aver mantenuto La grande illusione eternamente giovane. Realismo ulteriormente sottolineato dall'uso di lingue differenti. Ben prima del neorealismo, Renoir fonda il suo film sull'autenticità dei rapporti umani attraverso il linguaggio. Questo è tanto più vero per i ruoli di secondo piano (come i prigionieri inglesi o le guardie tedesche, le cui silhouette sono disegnate con straordinaria umanità) che non per i personaggi principali che, senza mai diventare simbolici, risentono comunque delle esigenze drammatiche della sceneggiatura. Bisogna parlare d'invenzione e non di una semplice riproduzione documentaria. Realismo anche delle riprese, che non disgiungono mai il centro d'interesse drammatico dal quadro generale in cui è inserito.
(André Bazin)

Proiezioni:
Venerdì 5 luglio 2019
Piazza Maggiore
21.45
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema 2019
Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:

Documenti

Cartolina dell'evento

Tipo di File: PDF Dimensione: 943.72 Kb