SPARTCUS
Il film che doveva dirigere Anthony Mann. Il film che Kirk Douglas, protagonista anche del precedente, consegnò nelle mani di Kubrick. "Voglio te", fu sufficiente che l'attore dicesse a Kubrick per averlo sul set. Si tratta del film più ‘hollywoodiano' del cineasta, eppure attraversato da tutte le scosse telluriche e i tormenti filosofici cari all'autore di Orizzonti di gloria. Pare che il perfezionismo kubrickiano abbia trovato in questo film il primo luogo dove trionfare per davvero. Racconta il produttore Harris: "Stanley preferiva essere considerato un boia, un rompiscatole, un personaggio scomodo [...], perché una volta concluso il film, tutti se ne vanno e si resta soli con le proprie bobine, per sempre". E Spartacus è da allora considerato superiore a qualsiasi pellicola sull'antica Roma e qualsiasi super-spettacolo dal budget imbarazzante. E anche se Kubrick disconobbe il film per le pesanti ingerenze che fu costruito a fronteggiare, rimane opera intimamente sua. Dice bene Pierre Giuliani: "[A Kubrick] divenne chiaro che la sollevazione spontanea dei gladiatori tende al radicale rovesciamento dell'ordine sociale. [...] diviene chiaro che, in quel vasto spazio in cui il mondo vede se stesso quasi per intero e in faccia, la rivolta, in un momento obbligato dal suo inizio, si trasforma ben presto in una necessità ininterrotta di rivoluzione". Lo scope, "cinema più grande della vita", incornicia la pulsione umana e storica in uno scenario gigantesco, il primo kolossal abitato dal cineasta. I gladiatori si trasformano in figure senza tempo, indagate dall'entomologo del cervello umano, l'artista hollywoodiano Stanley Kubrick (rm).
Tariffe:
ingresso gratuito