IL PROCESSO DI FRINE / PECCATO CHE SIA UNA CANAGLIA
Silvia Toso e Evelina Nazzarri presentano il loro progetto di libro Fratelli d'arte, che verrà editato nel 2014 dalla Cineteca di Bologna
A seguire
IL PROCESSO DI FRINE
(Episodio di Altri tempi) (Italia/1952)
R.: Alessandro Blasetti. D.: 22'. V. italiana
Sog.: da un racconto di Edoardo Scarfoglio. Scen.: Alessandro Blasetti,
Suso Cecchi D'Amico. F.: Gábor Pogány, Carlo Montuori. M.: Mario Serandrei. Scgf.: Veniero Colasanti, Franco Lolli, Veniero Colasanti, Dario Cecchi. Mus.: Alessandro Cicognini. Su.: Agostino Moretti. Int.: Vittorio De Sica (il difensore d'ufficio), Gina Lollobrigiga (Maria Antonietta Desiderio), Giovanni Grasso (il presidente del tribunale), Arturo Bragaglia (il pubblico ministero), Vittorio Caprioli (il farmacista), Dante Maggio, Umberto Sacripante, Carlo Mazzarella (testimoni). Prod.: Società Italiana Cines. Pri. pro.: 28 settembre 1952 35mm. D.: 22'. Bn. Versione italiana / Italian version
Da: Fondazione Cineteca di Bologna per concessione di Ripley's Film
Altri tempi è la risposta di Blasetti alla crisi della produzione cinematografica nazionale che nasce dall'esaurimento della grande stagione neorealistica. Un esaurimento che è conseguenza, per un verso, della volontà della classe politica di frenare produttori e registi da ogni tentativo di denuncia sociale, e per l'altro, della necessità collettiva di rimozione del recente, quanto doloroso passato post-bellico. Il film propone una formula insolita ed è il risultato di un audace esperimento, a riprova della capacità di guardare al futuro di Blasetti. In un dattiloscritto datato 1952, il regista annota: "Racconti, non episodi. Questo 'zibaldone', lo 'Zibaldone numero uno' che prende il titolo commerciale di Altri tempi non è infatti un film a episodi, è un film di racconti [...] completamente indipendenti l'uno dall'altro". Si tratta di novelle del secondo ottocento; Meno di un giorno di Boito, Il tamburino sardo di De Amicis, Questione d'interesse di Fucini, L'idillio di Nobili, La morsa di Pirandello e Il processo di Frine di Scarfoglio. Tra il 1950 e il 1952, anni cruciali per la battuta d'arresto che subisce il sodalizio De Sica-Zavattini, dopo l'ingrata accoglienza subita prima da Miracolo a Milano e poi da Umberto D., Vittorio De Sica è costretto a dismettere i panni del regista neorealista per tornare attore, diventando "strumento di quella esplorazione antropologica del carattere nazionale" che - come scrive Anna Masecchia nel recente volume Vittorio De Sica, storia di un attore - domina il nostro cinema italiano per tutto il decennio successivo. Blasetti impone il suo nome alla produzione, ma De Sica esita, soprattutto dopo aver saputo che non sarà più il protagonista di un breve apologo dal titolo De Consolatione philosophiae di Pisani Dossi, perché eliminato dalla selezione degli episodi, ma sarà l'istrionico avvocato che difende la 'maggiorata fisica' in Il processo di Frine. Ma De Sica alla fine recita magistralmente quel ruolo, rimodulando i suoi molteplici talenti sulle frequenze dell'Italia piccolo-borghese della quale diventa un interprete indiscusso. Dal prospetto degli incassi pubblicato su "Cinemundus" il 18 febbraio 1953 si evince che il film ha un esito trionfale. Giovanni Calendoli, nelle pagine di "Il lavoro illustrato" del 7 settembre 1952 scrive: "La sorridente apoteosi di Blasetti ha, dunque, un tono fondamentalmente enfatico e voluto, tranne nell'ultimo episodio, in quel Processo a Frine desunto dal racconto di Scarfoglio, il quale in realtà si sottrae alla logica generale del film. [...] La bella e istruttiva immagine dell'Ottocento offerta dagli altri episodi del film se ne va a gambe per aria con questo episodio conclusivo, il quale appare il più evidente, il più persuasivo, il più scattante nel suo salace umorismo non solo per la prorompente scollatura di Gina Lollobrigida, più e più volte messa in luce, e per la gustosa recitazione di Vittorio De Sica, ma soprattutto per la freschezza e la vivacità del racconto".
Altri tempi was Blasetti's answer to the national crisis in film production that arose in the let-down following the great era of neo-realism. This let-down was in part a result of the choices made by politicians to put the brakes on producers and directors intent on any expressing any kind of social criticism in their films, and in part, the collective desire to move on from the past, still painful in the post-war period. The film offers a new formula, and the result is an audacious experiment, and shows Blasetti's uncanny ability to be forward thinking. In a manuscript dated 1952, the director notes: "Stories, not episodes. This first 'zibaldone' called Altri tempi is not a film of episodes, but a film of short stories [...], completely independent of one another". They are based on novellas from the second half of the 19th century: Meno di un giorno by Boito, Il tamburino sardo by De Amicis, Questione d'interesse by Fucini, L'idillio by Nobili, La morsa by Pirandello and Il processo di Frine by Scarfoglio. Between 1950 and 1952, critical years in the pause of the De Sica-Zavattini association, after the unpleasant reception received first by Miracolo a Milano and then by Umberto D., Vittorio De Sica was compelled to give up his role as neo-realist director and return to acting, becoming the ultimate exemplar of the anthropological exploration of the Italian national character, who - as Anna Masecchia writes in the recent volume Vittorio De Sica, storia di un attore - would come to dominate Italian cinema for the decade to come. Blasetti forced his name onto the producers, but De Sica hedged, especially after he learned that he would no longer be the protagonist of the short parable titled De Consolatione philosophiae by Pisani Dossi, because it had been cut from the selected episodes, but would instead be asked to play the histrionic lawyer defending the sex bomb in Il processo di Frine. Ultimately De Sica played the part superbly, calling on his many skills to find the perfect modulation for the sensibilities of the Italian working class for whom he became the undisputed actor of the moment. From box office statistics chronicled in "Cinemundus", February 18, 1953, it's clear that the film was a smashing success. Giovanni Calendoli, wrote in "Il lavoro illustrato" September 7, 1952: "Blasetti's cheerful vision has a tone that is fundamentally and intentionally grandiloquent, apart from the final episode, Processo a Frine, based on the story by Scarfoglio, in which reality takes a back seat to the overall logic of the film. [...] The beautiful and instructive image of the 19th century offered in the other episodes of the film can't hold a candle to this final episode, which is hands down the most luminous. The most persuasive, it is the sharpest with its spicy wit and humor, not only wonderful for the low cut outfits worn by Gina Lollobrigida, which get lower and lower as the film proceeds, and the thoroughly enjoyable performance by Vittorio De Sica, but especially for the freshness and vivaciousness of the storytelling".
PECCATO CHE SIA UNA CANAGLIA
(Italia/1955) R.: Alessandro Blasetti. D.: 95'. V. italiana
Introduce Mara Blasetti, figlia del regista
T. int.: Too Bad She's Bad. Sog.: dal racconto Il fanatico di Alberto Moravia. Scen.: Suso Cecchi D'Amico, Alessandro Continenza, Ennio Flaiano. F.: Aldo Giordani. M.: Mario Serandrei. Scgf.: Mario Chiari. Mus.: Alessandro Cicognini. Su.: Ennio Sensi, Mario Amari. Int.: Marcello Mastroianni (Paolo), Sophia Loren (Lina), Vittorio De Sica (il padre di Lina), Umberto Melnati (Michele), Margherita Bagni (Elsa), Michael Simone (Totò), Giorgio Sanna (Peppino), Mario Scaccia (Carletto), Wanda Benedetti (Valeria). Prod.: Documento Film. Pri. pro.: 4 febbraio 1955 35mm. D.: 95'. Bn. Versione italiana / Italian version
Da: CSC - Cineteca Nazionale per concessione di Faso Film
L'anno di uscita di questo film, il 1954, è lo stesso di Pane amore e gelosia, che era stato preceduto nel 1953 da Pane amore e fantasia. La coppia De Sica-Lollobrigida, lanciata da Blasetti in Il processo di Frine, miete incassi record, ma la critica cinematografica non è tenera né verso Blasetti, accusato di dedicarsi a film commerciali, né verso De Sica. Nel giugno del 1955 Nino Ghelli scrive sulle pagine di "Bianco e Nero": "E come ormai sono riconoscibili quali zavattiniani i vecchietti estasiati dal tic-tac dell'orologio [...], o gli angeli di seconda e terza classe, sono ormai inconfondibilmente desichiane quelle strizzatine d'occhi, quelle tonalità vocali stridule, quelle acconciature inconsuete di costume...". Messo da parte l'intento sarcastico, se ne deduce che alle interpretazioni di De Sica si riconoscono una potenza e una personalità tali da influenzare l'andamento stesso del film, come inconfondibile è la mano di Zavattini. È noto che De Sica porta con sé sui set in cui recita anche la sua esperienza di regista, ma è altrettanto vero che in Peccato che sia una canaglia impersona il ruolo di un ladro gentiluomo con una grazia e una misura impeccabili. Lui stesso, nel supplemento al periodico "Tutto" del gennaio 1955, dichiara: "Con Blasetti poi sono particolarmente affiatato. È lui che più di ogni altro ha grattato sotto la scorza del regista e ha rispolverato in me l'attore". E i meriti di Blasetti non si fermano qui. Lo spunto del film nasce da una novella di Moravia, Il fanatico, che inizialmente era stata scartata dalla selezione dei racconti dello 'Zibaldone numero due', Tempi nostri (1954), in cui per la prima volta il regista aveva lavorato con Sophia Loren, che rivuole accanto a sé nel ruolo di Lina, ladra, bellissima e canaglia. Affiancato nella stesura della sceneggiatura da Suso Cecchi D'Amico, Alessandro Continenza e Ennio Flaiano, Blasetti riafferma con forza la centralità della scrittura cinematografica e costruisce una storia semplice e piena d'umorismo intorno alle "ribalderie innocenti di una famiglia di mariuoli" come scrive Mino Doletti sulle pagine di "Il Tempo", recensendo con parole entusiastiche la commedia andata in onda in televisione nel 1968. Dando vita al sodalizio De Sica-Loren-Mastroianni, ancora una volta Blasetti sa anticipare il futuro, interpretando i segnali del suo tempo e scoprendo nuove strade per il cinema italiano.
1954, the year of the release of this film, was the same year Pane, amore e gelosia was released, which was preceded the year before by Pane, amore e fantasia. The pairing of De Sica and Lollobrigida, begun by Blasetti in Il processo di Frine, had already broken box office records in Italy, but the critics were not particularly kind to Blasetti, who was accused of "going commercial" nor to De Sica. In June of 1955, Nino Ghelli wrote in the pages of "Bianco e Nero": "By now those zavattiniani old-timers are utterly predictable, going ape over the ticking of a clock [...], and the second and third rate sweethearts are by now unmistakably De Sican with their little winks, shrill voices, and oddball hairdos...". Apart from the obvious cynicism, one gathers that De Sica had become such a powerful figure and performer that he had a major influence on the film itself, as much as the hand of Zavattini is unmistakable. It's a given that De Sica brought his considerable experience as a director to the set where he was just an actor, but it's also true that in Peccato che sia una canaglia he plays the role of a gentleman thief with impeccable grace and skill. He himself was quoted as saying in the supplement to the magazine "Tutto" in January of 1955: "I'm particularly close to Blasetti. More than anyone else he was the one able to dig under the surface and then dust me off to find the actor". The kudos to Blasetti didn't end here. The idea for the movie was inspired by a novella by Moravia, Il fanatico, which was initially discarded in the selection of stories for the second 'Zibaldone', Tempi nostri (1954), the first time the director would work with Sophia Loren, who he would then want back to play Lina, the conniving and beautiful thief. The script, written by Blasetti with Suso Cecchi D'Amico, Alessandro Continenza and Ennio Flaiano, powerfully reasserts the importance of screen writing, and constructs a simple story, full of humor, about the "innocent roguishness of family of rascals" as Mino Doletti wrote in "Il tempo", with his enthusiastic review of the comedy when it aired on TV in 1968. Uniting the team of De Sica-Loren-Mastroianni, Blasetti once again sees into the future, interpreting the signs of his times and disclosing new directions for Italian cinema.
Si ringraziano Anna Fiaccarini e Alice Carraro. Un particolare ringraziamento a Mara Blasetti
Thanks to Anna Fiaccarini and Alice Carraro. Special thanks to Mara Blasetti
Il Cinema Ritrovato 2013
Tenerezza e ironia: Vittorio De Sica, attore e regista
Tariffe:
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Info: 051224605