I BAMBINI CI GUARDANO

(Italia/1943) R.: Vittorio De Sica. D.: 90'

Introducono Emi e Manuel De Sica, figli di Vittorio

T. int.: The Children Are Watching Us. Sog.: dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola. Scen.: Margherita Maglione, Cesare Zavattini, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi, Vittorio De Sica. F.: Giuseppe Caracciolo, Romolo Garroni. M.: Mario Bonotti. Scgf.: Amleto Bonetti, Gastone Medin, Guido Fiorini. Mus.: Renzo Rossellini. Su.: Tullo Parmeggiani, Bruno Brunacci. Int.: Luciano De Ambrosis (Pricò), Isa Pola (Dina, la madre di Pricò), Emilio Cigoli (Andrea, padre di Pricò), Giovanna Cigoli (Agnese), Armando Migliari (il commendatore), Achille Majeroni (cavalier Ponti), Jone Frigerio (nonna di Pricò), Maria Gardena (signora Uberti), Dina Perbellini (zia Berelli), Ernesto Calindri (Claudio). Prod.: Franco Magli per Scalera Film, Invicta Film. Pri. pro.: 27 ottobre 1944 35mm. D.: 90'. Bn. Versione italiana con sottotitoli francesi / Italian version with French subtitles
Da: CSC - Cineteca Nazionale per concessione di Cristaldi Film


Si era in piena guerra e I bambini ci guardano, il mio primo film drammatico, importante, emigrò nel Nord, quando l'Italia venne divisa in due parti. Lo si proiettò ritirando il mio nome dai titoli di testa, perché ero considerato come un traditore, non avendo seguito i miei colleghi a Venezia al seguito dell'ultimo governo fascista. Seppi che il film era piaciuto. In seguito, fu presentato a Roma, con un successo piuttosto modesto. Mi ricordo di aver sentito sghignazzare in sala. I giovani avevano lo sberleffo facile di fronte ai film italiani, perché ne avevano abbastanza del nostro cinema 'autarchico' e attendevano con impazienza il cinema americano, di cui erano stati privati per così tanto tempo. Commisi lo sbaglio di preoccuparmi di quei sogghigni. Andai in sala montaggio e cominciai a tagliare il film. Fu un errore di cui non mi accorsi che parecchi anni dopo. I bambini ci guardano, rivisto nella sua versione originale, ha una curva di racconto assai avvincente; i personaggi (il padre, la madre, il bambino) possiedono un bel rilievo e l'ambiente borghese è trattato con un senso critico assai preciso.

Vittorio De Sica, in Gualtiero De Santi, Manuel De Sica (a cura di), I bambini ci guardano di Vittorio De Sica, Editoriale Pantheon, 1999



Erano gli anni in cui, per norma d'autorità, all'artista era vietata la rappresentazione dei problemi più scottanti della vita, quelli economici, del lavoro, del pane quotidiano. Fu allora che Vittorio De Sica realizzò I bambini ci guardano, film sul problema dell'adulterio visto in seno a una tipica famiglia della piccola borghesia cittadina inquieta, travagliata nella sua struttura economica e morale. [...] I bambini ci guardano ebbe, allora, vita breve e stentata sugli schermi, proprio come Ossessione, anche se, a differenza di questi, suscitò minori polemiche, e non incorse in un divieto radicale. Non passò senza scandalo, comunque, e solo dopo lunga attesa [...]. Eccole le 'dramatis personae', il marito, un impiegato, ragioniere, di famiglia piccolo borghese contadina; la moglie, inquieta e irresoluta, incapace di dominare la situazione da lei stessa creata; il commendatore amante di costei, l'ambiente della sartoria (si comprende che s'è sposata per 'salire nella scala sociale', diventare 'la signora tal dei tali, moglie di un impiegato di banca'), il bambino, delicato e buono, non ancora guasto dall'ambiente. [...] Il dramma, derivato dalla moglie che fugge di casa e poi torna, per ancora ricadere nell'errore, e così causa il suicidio del marito e il distacco del figlio, è preciso e concreto. [...] I bambini ci guardano procede con umanità, senza falsi pudori, senza ipocrisia, e con estrema misura e fedeltà [...] Quella che si presenterebbe come l'inclinazione deamicisiana di De Sica, e parrebbe sminuirne il vigore, è annullata per intero dalla sua tagliente ironia, dal suo sarcasmo implacabile.

Glauco Viazzi, I bambini ci guardano, "Cinema", n. 76, 15 dicembre 1951



We were in the middle of the war and my first important dramatic film
I bambini ci guardano was taken up north, at a time when Italy was divided into two. They screened the film without my name in the head titles, because I was considered a traitor, not having done as my colleagues, going along  with  the  last  fascist  regime. I  heard  that  people  liked  the  film.  Soon afterwards it was shown in Rome, to a rather tepid reception. I recall hearing some sneers in the movie theater. Young people were prone to razz Italian films, having had their fill of our 'self-sufficient' cinema and were waiting impatiently to see American movies, which they hadn't been able to see for quite some time. I made the mistake of worrying about those sneers. I went back into the editing room and started to recut the film. It was a mistake I wouldn't realize I'd made until many years later. Seen in its original version, I bambini ci guardano has a very compelling story arc; the characters (the father, mother and child) are drawn very well, and
the middle-class world is handled with a fairly accurate analytical sense.

Vittorio De Sica, in Gualtiero De Santi, Manuel De Sica (a cura di), I bambini ci guardano di Vittorio De Sica, Editoriale Pantheon, 1999



In those years the government did not allow artists to address the most pressing problems facing people in their lives: the lack of money, work, or survival itself. In that environment  Vittorio  De  Sica  made
I bambini ci guardano, a film  dealing with adultery, set amid a typical, struggling middle class family  overwhelmed by economic and moral conditions. [...] As a result I bambini ci guardano had a short run in the theaters, like Ossessione, though the former was not quite as polemic and didn't generate as radical of a clampdown. It couldn't help but be scandalous, and only saw the light of day after a long wait [...]. The cast of characters is composed of: the husband, an accountant, from a middle-class family in the countryside; his wife, restless and unpredictable, unable to handle a situation she gets herself into; her wealthy lover; the world of the tailor's shop (it's evident that she married to climb the social ladder, becoming 'Mrs. So and So, the bank employee's wife'); the child, sweet and frail, not yet crushed by the weight of the world. [...] The drama is precise and concrete, incited by the wife, who leaves home and then returns, only to once again slip back into her ways, ultimately leading to the suicide of her husband and the distancing from her son. [...] I bambini ci guardano is told with great humanity, without phony sentiments or hypocrisy, and with extreme care and consideration [...] Whatever inclinations of De Sica to tend toward De Amicis there might be, that might have weakened its impact, are entirely negated by its biting irony and implacable sarcasm.

Glauco  Viazzi,  I  bambini  ci  guardano, "Cinema", n. 76, December 15, 1951

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