IL VIZIETTO

(Italia-Francia/1978) di Édouard Molinaro (93') 

Regia: Édouard Molinaro. Soggetto: dalla commedia La Cage aux folles di Jean Poiret. Sceneggiatura: Francis Veber, Édouard Molinaro, Marcello Danon, Jean Poiret. Fotografia: Armando Nannuzzi. Montaggio: Robert e Monique Isnardon, Alessandra Olsoufieff, Carlo Della Corte. Scenografia: Mario Garbuglia. Musica: Ennio Morricone. Interpreti: Ugo Tognazzi (Renato Baldi), Michel Serrault (Albin/Zazà), Michel Galabru (il deputato Charrier), Carmen Scarpitta (la signora Charrier), Luisa Maneri (Adrienne Charrier), Laurent Remi (Laurent), Venantino Venantini (l'autista), Benny Luke (Jacob), Claire Maurier (Simone). Produzione: I.P. A.A., D.A .M.A. Durata: 93'
Copia proveniente da MGM per concessione di Park Circus
Versione italiana con sottotitoli inglesi

 

Latin lover fra i preferiti dal pubblico meno giovane, Ugo Tognazzi si arrischiò a ‘travestirsi’ già in Splendori e miserie di Madame Royale, un film del 1970, diretto da Vittorio Caprioli, che si resse soprattutto sul suo ‘show’. Nel Vizietto torna a essere un omosessuale, e gli va ancora meglio. Tratta da una commedia francese di successo, firmata da Jean Poiret, l’operina è infatti un frutto saporito del cinema da boulevard (riecheggiante a rovescio la commedia sofisticata) il quale vuol divertire giocando con ironico garbo una materia scabrosa, e mettere alla berlina un perbenismo da morale archeologica. […] Fedele all’impalco teatrale, il film diretto con scioltezza da Édouard Molinaro non ha niente di volgare o di morboso. Propone con affettuosi sorrisi i ritratti dei due omosessuali, nei cui comportamenti si riflettono i rapporti che corrono tanto spesso fra consoni legittimi, schizza di vetriolo il profilo dell’onorevole, c’interroga sui diritti materni acquisiti anche da un maschio, e ci offre a ritmo svelto una coroncina di situazioni divertenti. Senza deridere i protagonisti, ma cercando di andare oltre la scorza: per suggerire l’umanissimo dramma nascosto fra le mossette. Il merito della buona riuscita va soprattutto agli interpreti: a Ugo Tognazzi, il quale sullo schermo ha preso il posto che sul palcoscenico aveva Poiret, e dietro la facciata comica fa sapientemente vibrare corde accorate, e allo strepitoso Michel Serrault, che assunta la voce italiana di Woody Allen traduce l’effeminata figura di Albin con un’eleganza di tratto e una verità di affetti da strappare applausi a scena aperta. Michel Galabru nella caricatura del deputato inorridito, Carmen Scarpitta in quella di sua moglie, e i giovani Luisa Maneri e Laurent Remi sono allegramente della partita: una ‘gabbia di matte’ (e di ‘checche’) dove il ‘vizietto’ non è l’essere diversi dalla maggioranza, ma proprio all’opposto addentare, nei momenti di debolezza, la mela di Eva.

(Giovanni Grazzini)

 

Dal trionfo sulla scena al passaggio allo schermo, il passo è stato breve. Tognazzi sostituisce Poiret, Molinaro, solido uomo di mestiere un po’ tuttofare già responsabile di due adattamenti teatrali (uno riuscito, Oscar, l’altro un fallimento, Hibernatus) viene incaricato della regia. La sorpresa è piuttosto felice: ci si attendeva una versione banalmente illustrativa, o la semplice messa in ritmo delle scene dialogate per il teatro. Molinaro al contrario imprime un ritmo piuttosto lento, una regia austera, una direzione degli attori sempre trattenuta (naturalmente rispetto agli standard abituali del genere). Serrault, segretamente ferito, quasi tragico, dissimulando l’angoscia dell’invecchiamento e i tormenti della gelosia sotto strati di fard, rappresenta in maniera straordinaria i ridicoli tormenti amorosi di una coppia fin troppo agé. Un lampo di lucidità (“Tu mi guardi come un piatto di minestrone”), un lampo di follia, la paura dipinta sul viso, difendendosi con le unghie e con i denti, astuto, ipoctrita, tramortito, patetico: è assolutamente perfetto. Al suo fianco Tognazzi gli ‘serve la zuppa’ con un’inabituale discrezione.

(Jacques Zimmer)

 


  

 

L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema 2017

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