LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO
(Italia/1981) di Bernardo Bertolucci (120')
Soggetto e sceneggiatura: Bernardo Bertolucci. Fotografia: Carlo Di Palma. Montaggio: Gabriella Cristiani. Scenografia: Gianni Silvestri. Musica: Ennio Morricone. Interpreti: Ugo Tognazzi (Primo Spaggiari), Anouk Aimée (Barbara), Laura Morante (Laura), Victor Cavallo (Adelfo), Olimpia Carlisi (Romola), Vittorio Caprioli (il maresciallo Angrisani), Renato Salvatori (il colonnello Macchi), Riccardo Tognazzi (Giovanni), Margherita Chiari (la cameriera), Gaetano Ferrari (il guardiano). Produzione: Giovanni Bertolucci per Fiction Cinematografica. Durata: 120’. Copia proveniente da Istituto Luce - Cinecittà per concessione di Warner Bros.
Versione italiana con sottotitoli inglesi
Viviamo in un'epoca ambigua e incerta: non si sa di quale rivoluzione periremo. Di conseguenza Bertolucci ha fatto un film dal finale ‘aperto' improntato allo stesso ottimismo catastrofico che caratterizzava il finale di Novecento. La vicenda, d'altra parte, sembra del tipo poliziesco ma in realtà non è che un pretesto per lumeggiare due aspetti fondamentali della crisi italiana: il consumismo e il contrasto generazionale. Per raggiungere questo scopo, Bertolucci poteva procedere drammaticamente: da una parte Primo Spaggiari con il suo lusso pacchiano e la sua cultura contadina in sfacelo; dall'altra, la generazione dei figli contestatori, rivoltati, terroristi. Sia perché probabilmente egli non disponeva, quanto al terrorismo, di materiale di prima mano cioè di esperienza personale e diretta, sia perché gli premeva di più un quadro d'insieme che un urto drammatico, Bertolucci ha scelto di interiorizzare il conflitto tra consumismo e contestazione nell'animo del personaggio di Primo. Il consumismo è adombrato nell'orgoglio ottuso e patetico di uno della bassa padana; la contestazione nella sua self made man insicurezza frustrata e umiliata. Ne è nato un protagonista che si riflette e si proietta sia nell'ambiente volgare dei nuovi ricchi del boom, sia in quello rivoltato e francescano dei giovani. La moglie francese raffinata e intellettuale è una proiezione del tronfio successo di Primo allo stesso modo del suo castello e dei suoi allevamenti di maiali; il figlio e la ragazza Laura, del suo amaro insuccesso. [...] La tragedia di un uomo ridicolo è senza dubbio uno dei film meglio girati e raccontati di Bertolucci. Egli sa riempire lo schermo e procedere nell'azione con lucidità e robustezza, senza mai lasciare dei vuoti e rallentare il ritmo. L'interpretazione di Ugo Tognazzi è straordinariamente felice, adeguata nella sua complessità alla complessità polivalente del personaggio. Laura Morante resta nel ricordo con la sua prima interpretazione importante. Anouk Aimée è una moglie francese ben caratterizzata.
(Alberto Moravia)
È un film completamente italiano. Ne sono orgoglioso. Questo è un film sull'Italia di oggi. È come un'auto italiana, un maglione italiano. Il film avrebbe potuto essere fatto solo in Italia, e riguarda le difficoltà nelle quali oggi si trovano persone che conosco. Dostoevskij ha pure scritto una novella intitolata Il sogno di un uomo ridicolo. Bisogna interpretare il titolo lato sensu. Penso che oggi in Italia si è così tragici che si è ridicoli. E quando ci si vede così ridicoli, si ridiventa tragici. C'è uno stretto legame tra me e quei due sentimenti; quando mi guardo allo specchio, mi trovo ridicolo. È per questo che il film in fin dei conti non è né una satira né una tragedia, ma si situa nel va e vieni dei due termini. [...] Credo di avere ritrovato in Tognazzi un insieme di ricordi e incontri, una serie di esperienze che sono profondamente legate a questa terra. Con lui non ho mai bisogno di ricreare, di puntualizzare, di mettere in scena, se non cose che sono già in lui, nella sua esperienza immediata o nella sua memoria.
(Bernardo Bertolucci)
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