ALL THAT JAZZ LO SPETTACOLO COMINCIA

(USA/1979) di Bob Fosse (123') 

Regia: Bob Fosse. Sceneggiatura: Robert Alan Arthur, Bob Fosse. Fotografia: Giuseppe Rotunno. Montaggio: Alan Heim. Scenografia: Philip Rosenberg. Musica: Ralph Burns. Interpreti: Roy Scheider (Joe Gideon), Jessica Lange (Angelique), Ann Reinking (Kate Jagger), Leland Palmer (Audrey Paris), Cliff Gorman (Davis Newman), Ben Vereen (O'Connor Flood), Erzsebet Foldi (Michelle Gideon), Michael Tolan (Dr. Ballinger). Produzione: Robert Alan Aurthur per Columbia Pictures, 20th Century Fox. Durata: 123'

Serata promossa da Pelliconi


Se è vero che dagli anni Sessanta il musical va cedendo a uno scontroso tramonto scosso da qualche bagliore, è anche vero che, fra questi rari soprassalti, ce n'è qualcuno di apprezzabile intensità. È il caso di All That Jazz, il film con il quale Bob Fosse sbriglia sullo schermo, con una sincerità affannosa e acre degna del protagonista, ma anche calcolata come solo un vero regista sa amministrarla, la propria confessione personale e, insieme, il proprio omaggio allo show-business. Se ha un senso, nel cinema, parlare di opera d'autore (ma sono settant'anni che si discute attorno alla questione, e una carta di paternità valida universalmente non s'è ancora messa a punto), questa passeggiata angosciosa con l'amore, il lavoro e la morte d'un regista sotto i ferri è a buon diritto un'opera 'di', anche se la sua struttura rivela dichiarati ascendenti in Bergman e Fellini.
Opera 'di Fosse', insomma, che ha trovato in Arthur uno sceneggiatore e produttore disposto a farsi carico di molti suoi problemi, in Rotunno un direttore di fotografia dalla creatività reattiva e raffinata, e in Scheider un interprete che vive la propria parte con una intensità che sfiora il processo di identificazione. Tutto questo s'avverte nella tensione lancinante di molte frequenze, nelle impennate sensuali o negli abbandoni tormentosi di altre. È persino sorprendente come l'ultimo dei grandi musical nel più esplicito stile hollywoodiano con paillettes e strass, geometrie e narcisismi vari, insegua, a conti fatti, un sogno estetizzante che ha come meta l'al di là. Tenero e sfrontato allo stesso tempo, il film è inglobato in un ritmo angosciante che, al pari dell'erotismo sprigionato dai suoi fotogrammi, testimonia una vitalità rabbiosa. Quella di un uomo - Bob Fosse, ben inteso - destinato a morire, sì, ma a ritmo di danza (accadrà nel 1987, mentre va in scena a Broadway un'ennesima ripresa di quello Sweet Charity che vent'anni prima è stato un suo grande successo in teatro e, appena due stagioni dopo, è diventato il suo primo film).

(Piero Pruzzo)

 

Ci sono numeri grandi, belli, sensuali, tipicamente 'alla Bob Fosse', numeri piccoli, intimi, scene di operazioni a cuore aperto che potrebbero farvi nascondere sotto la poltrona, esami di coscienza, gag, fantasie, flashback e infine, dalla finta nebbia del palcoscenico, la figura di un uomo che non è sempre simpatico ma che merita l'attenzione che pretende. Nemmeno Fellini, Bergman o Woody Allen - tutti accomunati dal senso di colpa - si sono autocelebrati con tanta crudeltà.
Sono gli eccessi a rendere All That Jazz affascinante, così come è il narcisismo di Joe Gideon ad affascinare le persone che lo circondano, che lo considerano qualcosa da sopportare per poter godere del fascino e del talento che lo accompagnano. Questi eccessi non vanno presi come la mancanza di discrezione di un artista ma come la natura fondamentale dell'impresa. Dopo essersi dedicato alle versioni cinematografiche dei sogni altrui (Cabaret e Lenny), in questo film Bob Fosse si occupa del suo sogno.
La chiave per la riuscita della produzione è la performance di Roy Scheider nel ruolo di Gideon. All'inizio si resta scioccati nel vedere Scheider nel ruolo di un genio tormentato di Broadway, perché associamo l'attore ai personaggi fisicamente forti e non proprio brillanti di film come Il braccio violento della legge, Lo squalo e Il salario della paura. Non sembra al suo posto a teatro, ma è proprio per questo che si riesce a credere che Joe Gideon sia tanto speciale quanto Fosse insiste ch'egli sia.

(Vincent Canby)

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L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema 2017

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