LE ARMONIE DI WERCKMEISTER

(Ungheria-Italia-Germania-Francia/2000) di Béla Tarr (145') 

Introducono Béla Tarr Vinicio Capossela   


Soggetto: dal romanzo Melancolia della resistenza di László Krasznahorkai. Sceneggiatura: László Krasznahorkai, Béla Tarr. Fotografia: Gábor Medvigy, Jörg Widmer, Patrick de Ranter, Rob Tregenza, Emil Novák, Erwin Lanzensberger, Miklós Gurbán. Montaggio: Ágnes Hranitzky. Musica: Mihály Vig. Interpreti: Lars Rudolph (János Valuska), Peter Fitz (György Eszter), Hanna Schygulla (Tünde Eszter), Ferenc Kállai (direttore), János Derzsi (uomo con il cappotto), Djoko Rosic (uomo con gli stivali), Tamás Wichmann (uomo con il cappello da marinaio). Produzione: Franz Goëss, Miklós Szita, Paul Saadoun, Joachim Von Vietinghoff per Goëss Film, 13 Production,Von Vietinghoff Filmproduktion.
Durata: 145'
Versione originale con sottotitoli italiani e inglesi
Copia proveniente da Hungarian National Film Fund

 

Questo film è molto più di una semplice storia per me. Riguarda un conflitto eterno: la lotta secolare tra l'istinto barbarico e la civilizzazione; riguarda un processo storico che ha definito gli ultimi due secoli di tutta l'Europa orientale.

(Béla Tarr)

 

Consiglio a tutti la visione di Le armonie di Werkmeister, la storia della balena imbalsamata che ha ispirato la scrittura della canzone Goliath, che molto vi dirà sulla rotazione dei pianeti e sul silenzio finale dell'ordine della dittatura.

(Vinicio Capossela)

 

A sei anni da Satantango, il cineasta ungherese riesce finalmente a licenziare il suo settimo lungometraggio, sceneggiato ancora una volta insieme a László Krasznahorkai e tratto dalla seconda parte del romanzo Melancolia della resistenza pubblicato dallo stesso Krasznahorkai nel 1989 (il titolo allude allo stato d'animo generato dallo scontro tra l'ordine sociale, artificiale e repressivo, e la naturale resistenza all'ordine di ogni organismo, inesorabilmente destinato alla disintegrazione e alla rovina). I risvolti politici del discorso risultano fin troppo chiari (superfluo ricordare che il 1989, anno di pubblicazione del romanzo, è l'anno del collasso del regime comunista in Ungheria e in altri paesi dell'Europa orientale): i disordini naturali sprigionati dall'assenza di controllo verranno soffocati da un ordine ancora più repressivo del precedente. E anche questo nuovo sistema di potere, analogamente a quello appena smantellato e rimpiazzato, sarà piegato e travolto dalla sorte di disintegrazione alla quale ogni cosa tende naturalmente e inevitabilmente.
Unita alla più completa e sistematica circolarità narrativa raggiunta dalla filmografia di Béla Tarr (in Le armonie di Werckmeister la traiettoria circolare pervade ogni strato testuale), la presenza della balena, nella sua muta e ingombrante inerzia, accentua il legame tra particolare e universale, fungendo da oggetto neutro investito di connotazioni diverse e arbitrarie dai soggetti che la scrutano e interpellano: per i cittadini costituisce un'orrenda mostruosità e un sinistro presagio del caos, per János rappresenta una misteriosa e affascinante creatura e per il signor Eszter, infine, decade ad abbattuto totem del disinganno e segno tangibile dell'avvenuta catastrofe. Un cetaceo imbalsamato che opera da polo di attrazione, non soltanto in chiave circense e spettacolare, di significati fluttuanti nel corpo sociale.

(Jacques Rancière)

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
L'evento è parte di: Sotto le stelle del cinema 2017

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Ingresso libero

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