ACCATTONE
(Italia/1961) di Pier Paolo Pasolini (116')
Regia e soggetto: Pier Paolo Pasolini. Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, con la collaborazione di Sergio Citti. Fotografia: Tonino Delli Colli. Montaggio: Nino Baragli. Scenografia: Flavio Mogherini. Interpreti: Franco Citti (Vittorio Cataldi detto Accattone), Franca Pasut (Stella), Silvana Corsini (Maddalena), Paola Guidi (Ascenza), Adriana Asti (Amore), Romolo Orazi (suocero di Accattone), Massimo Cacciafeste (cognato di Accattone), Adriano Mazzelli (cliente di Amore). Produzione: Alfredo Bini per Arco Film/Cino Del Duca. Durata:116'
Versione italiana con sottotitoli inglesi
Copia proveniente da Luce - Cinecittà
Il mondo di Accattone è un mondo precedente al linguaggio. Un sottoproletariato di uomini non ancora entrati nella esistenza e nella coscienza. È il mondo delle borgate, accampato attorno alla città, in attesa eterna di entrarvi, respinto nel suo limbo dalle cose, dalla loro violenza ed offesa, e da se stesso, dalla sua estrema debolezza, prima e fuori dei drammi della libertà. La parola espressiva, che è libertà e coscienza, non esiste ancora in questo mondo. Di qui la necessità, nei libri di Pasolini, di creare una lingua, che non è veramente un dialetto ma, in forme dialettali, un modo di pre-espressione, limitato, qualunque sia la sua apparenza verbale, al grido, alla interiezione, alla manifestazione della pura vitalità non ancora articolata e organizzata.
Questo mondo di "rumore e furore" (per usare la terminologia shakespeariana di Faulkner), o, se si vuole, di "rabbia" (per usare quella di Pasolini), non può possedere una lingua, ma solo le parole del rumore e del furore o della rabbia.
Ma ha un aspetto, una apparenza, un discorso di gesti, di facce, di atteggiamenti, di stereotipie, di costumi, di magliette, di motociclette, di baracche e casupole, di fontanelle, di spiazzi, di polvere, di prati stenti, e il grigio del fango, della miseria, della malattia, e insieme una sua energia vitale, anarchia e desolata, non mai spenta nella destituzione, nell'uso strumentale del corpo; irrazionale e pura, a volte esplosiva.
Questi aspetti sono evidenti all'occhio di chi guarda, sono l'espressione completa e diretta di quelle cose nel loro vivere e essere reali, nel pericolante crepuscolo, assai più delle parole, delle imprecazioni, del ragionamento, del dialogo. In questo senso si potrebbe forse sostenere che Pasolini abbia trovato nel film Accattone, ancor meglio che nei suoi libri, la forma propria di quel mondo, che è più di cose e atti che di immagini verbali.
(Carlo Levi)
Mi sono affacciato a guardare quello che succedeva dentro l'anima di un sottoproletario della periferia romana (insisto a dire che non si tratta di una eccezione ma di un caso tipico di almeno metà Italia) e vi ho riconosciuto tutti gli antichi mali (e tutto l'antico, innocente bene della pura vita). Non potevo che constatare: la sua miseria materiale e morale, la sua feroce e inutile ironia, la sua ansia sbandata e ossessa, la sua pigrizia sprezzante, la sua sensualità senza ideali, e, insieme a tutto questo, il suo atavico, superstizioso cattolicesimo di pagano.
Perciò egli sogna di morire e di andare in paradiso. Perciò soltanto la morte può 'fissare' un suo pallido e confuso atto di redenzione.
(Pier Paolo Pasolini)
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Ingresso libero
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