AMICI MIEI
(Italia/1975) di Mario Monicelli (140')
Soggetto e sceneggiatura: Pietro Germi, Piero De Bernardi, Leo Benvenuti, Tullio Pinelli. Fotografia: Luigi Kuveiller. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Scenografia: Lorenzo Baraldi. Musica: Carlo Rustichelli. Interpreti: Ugo Tognazzi (Lello Mascetti), Philippe Noiret (Giorgio Perozzi), Gastone Moschin (Rambaldo Melandri), Adolfo Celi (prof. Sassaroli), Duilio Del Prete (Necchi), Bernard Blier (Nicolò Righi), Olga Karlatos (Donatella Sassaroli), Milena Vukotic (Alice, moglie di Mascetti). Produzione: Rizzoli Film, R.P.A. - Registi Produttori Associati. Durata: 140'
Versione italiana con sottotitoli inglesi
Copia proveniente da Filmauro
Germi mi chiamò per Amici miei e mi disse che non avrebbe potuto dirigere il film perché stava già molto male. Accettai e collaborai alla sceneggiatura che non era completamente finita; la conoscevo già benissimo perché conoscevo benissimo i modelli dei personaggi, erano 'amici miei'. Il film era stato ambientato a Bologna, ma io dissi: "no, lo porto a Firenze. I modelli a cui ci siamo ispirati sono toscani, lo spirito è toscano, gli sceneggiatori e il regista sono toscani, non vedo perché dobbiamo farlo a Bologna!". C'era allora la convinzione che l'umorismo toscano non facesse ridere, perché è un tipo di umorismo molto cattivo e pungente. Dopo il successo del film, sono spuntati fuori un sacco di toscani: da Benigni ai Giancattivi a Nuti, e fu sfatata la leggenda che non si poteva far ridere in toscano.
Amici miei ebbe un grande successo di pubblico, ma piacque soprattutto alla generazione giovane, quella che va al cinema. Questi giovani dal '68 in poi erano stati abituati a guardare i genitori e la generazione che li precedeva con odio e con disprezzo; qui videro che questi padri in fondo erano degli sciampagnoni, della gente che si divertiva, dei goliardi, con dentro la disperazione di non voler invecchiare, di non voler morire, di voler ritardare la maturità e la responsabilità, di voler rimanere sempre giovani grazie a quelle 'zingarate'. Il film ebbe tanto successo che inserimmo poi almeno una ventina di minuti di scene che avevo tolto perché lo ritenevo troppo lungo; ma non cambiò molto. Amici miei resta sempre in programmazione, magari in qualche cinema di periferia.
Fu una lavorazione felicissima, perché quei cinque attori stavano molto bene insieme, fraternizzavano: evidentemente ciascuno di loro ritrovava se stesso in questo tipo di personaggio, anche se nella realtà non l'aveva mai vissuto. Era anche un film sull'amicizia maschile: il maschio è sempre omosessuale nel profondo di se stesso. Le donne non facevano parte del gruppo, anzi, quando vi entravano erano trattate malissimo! Anche questo è un elemento inconscio del successo del film.
(Mario Monicelli)
Amici miei rappresenta a un tempo un sorta di lascito testamentario della commedia all'italiana e uno sforzo di superare il genere, il cui spirito resta tuttavia intatto. Tipico della commedia all'italiana è infatti il tono amaro, risultato di variazioni beffarde e mordaci, la derisione e lo sconforto nei confronti di una società insoddisfatta di se stessa e dei suoi valori. L'aspetto nuovo è che la satira passa qui per una serie di personaggi che non hanno solo un rilievo legato all'istante, ma possiedono anche uno spessore psicologico e romanzesco. Ci si lega a loro come a veri eroi di un romanzo, che vivono, invecchiano e muoiono davanti a noi, sublimano le loro paure, le loro sofferenze nascoste architettando gigantesche beffe. Pienamente nella cornice della commedia all'italiana l'invenzione e la molteplicità delle gag (e il film d'altra parte racconta essenzialmente la storia di persone che inventano e mettono in scena delle gag, trasformandosi in artisti a loro volta), così come la ricchezza e la varietà dell'interpretazione. Se da una parte bisogna lodare il talento dei cinque amici (diretti con mano da maestro da un Monicelli sempre a suo agio quando si tratta di dare vita a dei gruppi), non bisogna dimenticare le loro vittime, senza le quali il film non esisterebbe.
(Jacques Lourcelles)
Tariffe:
Ingresso libero
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