OSTŘE SLEDOVANÉ VLAKY
(Treni strettamente sorvegliati, Cecoslovacchia/1966) R.: Jiří Menzel. D.: 93'
T. it.: Treni strettamente sorvegliati. T. int.: Closely Watched Trains. Sog.: dal racconto omonimo di Bohumil Hrabal. Scen.: Bohumil Hrabal, Jiří Menzel. F.: Jaromír Šofr. M.: Jirina Lukesová. Scgf.: Oldrich Bosák. Mus.: Jiří Sust. Su.: Jiří Pavlik. Int.: Václav Neckár (Milos Hrma), Josef Somr (Hubicka), Vladimír Valenta (il capostazione), Jitka Bendova (Masa), Ferdinand Kruta (zio Noneman), Vlastimil Brodský (Zednicek), Jiří Menzel (dottor Brabec). Prod.: Zdenek Oves per Filmové studio Barrandov. Pri. pro.: 18 novembre 1966. 35mm.
D.: 93'. Bn. Versione ceca / Czech version
Da: Národní filmový archiv
Treni strettamente sorvegliati di Jiří Menzel è un film in cui tutto funziona alla perfezione, compreso l'espediente più pericoloso: il passaggio, all'ultimo istante, dalla commedia alla tragedia. Questo cavallo di battaglia del recente cinema ceco tratta in chiave tragicomica la resistenza contro il nazismo e l'ingresso nell'età adulta di un giovane ferroviere imbranato e angustiato dai propri insuccessi erotici. I personaggi che circondano il protagonista, in particolare l'ambizioso ma incapace capostazione e il capo-manovra, un Don Giovanni da strapazzo, sono al pari di lui descritti con un umorismo travolgente che sconfinerebbe nella satira o nella caricatura se non fosse per l'intensa giovialità e umanità che lo connotano. La tenerezza mitiga la farsa, una certa serietà dà spessore alla risata e il lirismo della fotografia e del montaggio rende poetica l'imbecillità. Poche cose si prestano più dei treni all'esagerazione fotografica, ma qui ne viene fatto un uso giudizioso, parsimonioso e visivamente adorabile: funzionano, di fatto, come una sorta di tendina tra le sequenze, e il loro suono è un ritornello nella musica della quotidianità. Menzel e il suo direttore della fotografia, Jaromír Šofr, sono riusciti a ottenere alcuni dei loro effetti più toccanti con la sola macchina da presa, senza altro aiuto se non forse quello dell'illuminazione e della scenografia. I principali espedienti sono le angolazioni e le inquadrature degli attori, estremamente inventive, e un uso eloquente dei dettagli. Per esempio, il timido protagonista viene frequentemente mostrato molto vicino ai margini dell'immagine, o sospinto verso di essi, facendo sì che la composizione ne trasmetta il carattere di timoroso spettatore. La macchina da presa si avvicina spesso avidamente a un oggetto: un
vestito, un timbro, un paio di occhiali, un vecchio fonografo possono produrre un impatto visivo ed emotivo enorme, come spesso accade nei film cechi di questo periodo. Le cose sono investite di una gloria immanente che non ha niente a che vedere con il materialismo o il feticismo ma anzi esprime un profondo e affettuoso rispetto per i manufatti che sono diventati i nostri compagni di vita. [...] Menzel, che è anche un bravo attore comico, compare nel film e in varie altre pellicole ceche. Come regista mi fa pensare soprattutto a Ermanno Olmi e al loro comune maestro, Federico Fellini. Ma in lui c'è anche un'eleganza visiva e strutturale che ricorda Bergman e Antonioni. Nessuna di queste influenze, se di influenze si tratta, è invadente. Il bello di Treni strettamente sorvegliati è la sua palese unicità, che deve tutto al talento profondamente originale del regista.
John Simon, "A Track All Its Own", in Closely Observed Trains, a film by Jiří Menzel and Bohumil Hrabal, Lorrimer Publishing, London 1971
Jiří Menzel's Closely Watched Trains is a film where everything works, including that most dangerous of devices, the shift, at the last moment, from comedy to tragedy. This pièce de résistance of the recent Czech cinema is a comic view of Czech resistance to the Nazis in which a bumbling youth tragicomically comes of age in sex and war. A dispatcher trainee at a puny railroad station, he has troubles with his work that stem from greater troubles with lovemaking, which terrifies him. The figures that surround him, notably the ambitious but inept stationmaster and a flyspecked Don Juan of a train dispatcher, are, like himself, drawn with a humor so sweeping that it would hurtle into satire or caricature were it not for the intense joviality and humaneness that inform it. Tenderness mitigates the farcical, a certain seriousness gives an edge to the laughter, and a lyricism in the photography and editing poeticizes the foolishness. Few things lend themselves more readily to photographic exaggeration than trains, but their use here is judiciously sparse and visually lovely - they function, in fact, as a kind of wipe between sequences of the plot, and their sound is a ritornello in the music of daily life. Menzel and his cinematographer, Jaromír Šofr, have achieved some of their most moving effects by the use of the camera unaided by anything except, perhaps, lighting and set design. The main devices are highly imaginative framing of the actors and eloquent use of the extreme close-up. Thus, for example, the shy hero is frequently shown very near the edge of the frame, or being marshaled toward it, so that his quality of timorous onlooker is conveyed by the composition. The camera often avidly closes in on an object; here, as in most of these Czech films, a suit that is being tried on, a rubber stamp, a pair of glasses, an old phonograph can produce an enormous visual and emotional impact. Things are charged with an immanent glory that has nothing to do with materialism or fetishism; rather, it bespeaks a profoundly affectionate reverence for the artifacts that have become our companions in living. [...] Menzel also appears as an accomplished comic actor in this and several other new Czech films. As a director, he reminds me most of Olmi, and, through Olmi, of their common master, Fellini. But there is also in him a visual and textural elegance that suggests Bergman and Antonioni. None of these influences, if such they be, is intrusive. The best thing about Closely Watched Trains is that it impresses one as unique, indebted ultimately only to its individual genius.
John Simon, "A Track All Its Own", in Closely Observed Trains, a film by Jiří Menzel and Bohumil Hrabal, Lorrimer Publishing, London 1971
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