Giovedì 4 luglio 201316.30
Cinema Arlecchino

STROMBOLI TERRA DI DIO

(Italia/1950) R.: Roberto Rossellini. D.: 102’

T. int.: Stromboli. Sog.: Roberto Rossellini. Scen.: Sergio Amidei. F.: Otello Martelli. M.: Jolanda Benvenuti. Mus.: Renzo Rossellini. Su.: Eraldo Giordani, Terry Kellum. Int.: Ingrid Bergman (Karin Bjorsen), Mario Vitale (Antonio Mastrostefano), Renzo Cesana (parroco), Mario Sponza (guardiano del faro), Roberto Onorati (bambino), Verner Biel. Prod.: Berit Film, RKO. Pri. pro.: 8 ottobre 1950  DCP. D.: 102'. Bn. Versione italiana con sottotitoli inglesi / Italian version with English subtitles 

Da: Fondazione Cineteca di Bologna e CSC - Cineteca Nazionale. 

Restaurato nel 2012 da Fondazione Cineteca di Bologna, CSC - Cineteca Nazionale, Coproduction Office e Istituto Luce Cinecittà presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata / Restored in 2012 by Fondazione Cineteca di Bologna, CSC - Cineteca Nazionale, Coproduction Office e Istituto Luce Cinecittà at L'Immagine Ritrovata laboratory. Il restauro digitale della versione italiana di Stromboli è stato realizzato a partire dai migliori elementi disponibili, un controtipo negativo combinato conservato presso Cinecittà Luce / The digital restoration of the Italian version of Stromboli was based on the best available elements, a combined duplicatnegative preserved by Cinecittà Luce


In uno scritto intitolato Perché ho scelto Ingrid Bergman, Rossellini attribuisce a Karin, protagonista di Stromboli, la nazionalità svedese (anziché lituana, come sarà nel film) e dichiara che l'attrice sente quanto "il racconto cinematografico che si accinge a vivere diventerà sotto molti aspetti un'avventura sua, un fatto personale". Oggi sappiamo che fu lei a scegliere lui, scrivendogli una lettera divenuta celebre, in cui gli offriva di lavorare insieme ed affermava di saper dire "ti amo" in italiano. Ma nelle parole di Rossellini - e nella storia di Karin, profuga straniera catapultata in un mondo a lei tanto distante quanto ostile - c'è tutto il groviglio di privato e pubblico, verità e leggenda, autobiografia e finzione che avvolge ciò che nacque dall'incontro fatidico tra il regista e l'attrice. Proprio a partire da Stromboli, un film destinato a sua volta a un'esistenza avventurosa, come tutti i sei titoli della coppia. Anzitutto, all'esistenza di tre distinte versioni. Una americana, distribuita negli Stati Uniti dalla RKO a partire dal 15 febbraio 1950. Una internazionale, premiata in Campidoglio e presentata alla stampa romana nel marzo dello stesso anno, quindi proiettata fuori concorso all'XI Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia il 26 agosto 1950. Infine una italiana, più breve di circa sei minuti rispetto all'internazionale, e tuttavia con alcune inquadrature in più, realizzate appositamente per il finale di questa versione distribuita con il titolo Stromboli terra di Dio. Le differenze - moltepici - sono da attribuirsi a ragioni diverse. Essenzialmente commerciali nel caso della versione RKO, che testimonia una decisa incompatibilità tra Hollywood e il regista italiano: vi abbondano infatti aggiunte posticce di montaggio alternato, establishing shots, chiose ridondanti e voce narrante (che nel finale annuncia il ritorno di Karin al villaggio), votate a rendere più fluido l'intreccio e più addomesticato il linguaggio, nonché ad accentuare in chiave melodrammatica il conflitto tra Karin e la cultura del luogo, a lei ostile quanto la minacciosa cornice del vulcano. Le due versioni successive, invece, relegano sullo sfondo il conflitto culturale tra Karin e l'ambiente per accentuare quello spirituale tra Karin e Dio, mortificando le aspirazioni dell'intreccio al melodramma e mostrandosi più attente al tema religioso. La versione italiana, in particolare, che come l'internazionale ha il pregio di conservare stile e linguaggio rosselliniani, reca i segni più visibili della collaborazione con il domenicano Félix Morlion (e con Gian Luigi Rondi), che dichiarò di aver girato personalmente le nuove inquadrature per un finale dove è risolutiva l'invocazione di Karin a Dio. Tuttavia, la vera forza di queste immagini e di questi suoni (la voce è sempre quelladi Ingrid Bergman, anche in italiano), in tutte e tre le versioni, è in ciò che ricorre ovunque: l'immagine (e i suoni) della diversità. Quel "fatto personale" di cui scrive Rossellini e che si disvela pregno di autobiografismo. È la diversità di Karin (come Ingrid straniera, avventuratasi in un mondo che non conosce per seguire un uomo, incinta al termine del film e decisa come Ingrid, rimasta incinta durante le riprese, a tenere il bambino), così alta e bionda al cospetto di pescatori piccoli e bruni, circondata dal mare nero e da terra lavica e scura. La diversità dell'attrice, professionista fra  dilettanti, catapultata nel paesaggio più vero del neorealismo italiano. E quella del regista, che già conosce l'esperienza dell'emarginazione (dalla critica, dal sistema produttivo del cinema italiano) e da vero sperimentatore l'affronta come qui gli è più congeniale: accentuandola e radicalizzandola. Come sempre farà con l'attrice. 

Elena Dagrada


In
an article entitled Why I Chosed Ingrid Bergman, Rossellini assigns Swedish nationality to Karin, the main character of Stromboli (rather than Lithuanian, as it will be in the film), and declares that the actress feels "the filmic tale she is about to live will become, in many ways, her own adventure, a personal matter". Today we know that she chosed him, by writing him a now famous letter in which she offered to work together and affirmed she could say "ti amo" (I love you) in Italian. But in Rossellini's words - and in Karin's story, a foreign refugee catapulted into a world as far away as hostile to her - there is the tangle of private and public, truth and legend, autobiography and fiction that surrounds all what was born out of that fateful meeting between the director and the actress. Starting with Stromboli, a film destined to have an adventurous life, like all six films the couple made together. First of all,  because of the existence of three different versions: one American, distributed by RKO in the United States from 15th February 1950; one international, awarded on Capitoline Hill and presented to the Roman press in March of the same year, therefore  shown, but not included in the competition, at the 11th Venice Film Festival on 26th August 1950; finallyan Italian version, which was around six minutes shorter that the international one, despite having some extra shots made especially for the end of this version, which was distributed with the title Stromboli terra di DioThe many differences were due to various reasons. They were mainly  commercial for the RKO version, proving a total incompatibility between Hollywood and the Italian director: in fact there were plenty of fake additions of cross cutting, estab- lishing shots, redundant editing and voice over (announcing, in the end, Karin's return to the village). All these additions were used to make the plot more fluid and the language more 'normal', as well as to melodramatically accentuate the conflict between Karin and the culture and the place, as hostile to her as the volcano. The two other versions, on the other hand, relegate the cultural conflict between Karin and the environment in the background, in order to accentuate the spiritual conflict between Karin and God. They also reduce the melodramatic plot, leaning towards the religious theme. The Italian version, which like the international one has the advantage of conserving Rossellini's style and language, in particular contains the most visible signs of a collaboration with the Dominican father Félix Morlion (and with Gian Luigi Rondi), who declared that he personally filmed the new shots for an ending where Karin invocation's to God is fundamental. However, the real strength of these images and sounds (it is Ingrid Bergman's voice in the Italian version too), in all versions, is what recurs everywhere: the images (and sounds) of diversity, that "personal matter" Rossellini wrote about, which reveals itself to be full of autobiography. It is Karin's diversity (like Ingrid being foreign, gambling on a world she does not know to follow a man, and like Ingrid being pregnant at the end of the film and sure that she would keep her baby), so tall and blond compared with the short, dark fishermen, surrounded by the black sea and by the dark volcanic earth. It is the actress's diversity, a professional among amateurs, catapulted into the most real landscape of Italian neorealism. It is the diversity of the director, who has already experienced being excluded (by Italian critics, by the Italian production system) and who, being a real experimenter, confronts it in the way that best suits him here: accentuating it and radicalising it. As he will always do with Ingrid Bergman.

                                                                                                             Elena Dagrada

Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
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Accesso disabili
Tel. 051 522285