RICHARD III
(Riccardo III, Gb/1955) R.: Laurence Olivier. D.: 158'
Presentano Peter Becker (Criterion) e Grover Crisp (Sony Columbia)
T. it.: Riccardo III. Sog.: dalla tragedia omonima di William Shakespeare. Scen.: Colley Cibber, David Garrick. F.: Otto Heller. M.: Helga Cranston. Scgf.: Roger K. Furse, Carmen Dillon. Mus.: William Walton. Su.: Red Law, Bert Rule, George Stephenson. Int.: Laurence Olivier (Riccardo III), Cedric Hardwicke (Edward IV), Ralph Richardson (duca di Buckingham), John Gielgud (Giorgio, duca di Clarenza), Nicholas Hannen (arcivescovo), Mary Kerridge (regina Elizabeth), Pamela Brown (Jane Shore), Paul Huson (Edward, principe di Galles), Claire Bloom (Lady Anna), Stanley Baker (Henry, conte di Richmond). Prod.: Laurence Olivier, Alexander Korda per London Film Productions. Pri.pro.: 13 dicembre 1955 DCP 4K. D.: 158'. Col. Versione inglese / English version
Da: Sony Columbia per concessione di Park Circus
Restaurato da The Film Foundation e Janus Films, in associazione con BFI National Archive, ITV Studios Global Entertainment Ltd., Museum of Modern Art e Romulus Films / Restored by The Film Foundation and Janus Films, in association with the BFI National Archive, ITV Studios Global Entertainment Ltd., the Museum of Modern Art, and Romulus Films. Restauro finanziato da / Restoration funding provided by the Hollywood Foreign Press Association and The Film Foundation. Tutti gli elementi sono stati scansionati a risoluzione 4K presso Cineric, New York / All the elements were scanned in 4K resolution at Cineric, Inc., in New York
Quando fu proiettato al Leicester Square Theatre di Londra nel 1955, Riccardo III durava 161 minuti. Soggetto a tagli da parte dei distributori cinematografici e televisivi, il film, negli anni, è stato proiettato in versioni di durate differenti, anche di venti minuti più corte rispetto all'originale. Nel 2012, The Film Foundation ha portato a termine un restauro digitale di una versione di 158 minuti. Questo restauro ha utilizzato, per la prima volta, il negativo camera originale in VistaVision, le matrici di separazione tricroma (YCM) e il girato tagliato dal negativo originale, creando così la più lunga versione esistente del film. Fu in un cinema di New York, negli anni Alfred Hitchcock sul set di Dial M For Murder Cinquanta, che vidi per la prima volta la versione cinematografica del Riccardo III di Shakespeare diretta da Laurence Olivier. All'epoca ero una giovanissima studentessa di recitazione. Quello che avrei sempre ricordato, a parte il timbro metallico e malevolo della voce di Olivier - che quando si alzava stridula ricordava quella di Hitler - erano le sue labbra sottili color carminio, il suo farsetto rosso scuro e i suoi guanti scarlatti. Dopo più di cinquant'anni potevo ancora rievocare le sfumature di rosso di questa versione in Technicolor del sanguinario dramma storico di Shakespeare sugli ultimi giorni della corrotta casa di York, quando lo storpio Duca di Gloucester, il futuro Riccardo III (Olivier), si assicurò con l'omicidio il trono d'Inghilterra. Rividi poi il film in 35mm, in 16mm e poi in Dvd, ma l'impressione originale non ne fu confermata. Purtroppo le copie erano scure e sbiadite. Sarebbe stata una sciagura per qualsiasi film, ma fu particolarmente triste nel caso di Riccardo III, dove il colore è un elemento particolarmente espressivo, e non solo perché i rossi rimandano a pensieri e atti sanguinari (mentre sullo schermo si vede pochissimo sangue). Nella grande scena della battaglia, momento culminante del film, il colore viene impiegato in maniera ancora più sottile. Quando vediamo il Conte di Richmond (il futuro Enrico VII) e il suo esercito, sappiamo che sconfiggerà Re Riccardo se non altro perché i costumi color grigio-azzurro e marrone chiaro di Richmond e dei suoi soldati si intonano perfettamente con i colori del cielo e della campagna inglese. Sono i colori stessi a proclamare che Enrico, il primo dei Tudor, è il legittimo re. [...] Riccardo III è stato ora restaurato, permettendoci di ammirare il film di Olivier in tutto il suo splendore. La strategia visiva del regista è estremamente semplice. Con l'eccezione della battaglia finale, il film fu girato in teatro di posa, prevalentemente in piani lunghi e americani utilizzando un grandangolo. La lente produce un appiattimento dello spazio, che insieme all'artificiosità degli scenari e alle carrellate poco invasive fa sì che le immagini ricordino i dipinti o gli arazzi medievali. Quando Riccardo si impadronisce di questo spazio apparentemente bidimensionale, però, è come se improvvisamente indossassimo gli occhialini 3D. Olivier ottiene questa tridimensionalità fisicamente, con le sue movenze energiche, ma anche psicologicamente, infrangendo la quarta parete per trascinarci nella storia: a volte con un semplice sguardo nell'obiettivo, a volte invitando la nostra complicità con interi monologhi recitati unicamente per la macchina da presa, come se al mondo non ci fossimo che lui e noi.
Amy Taubin
When it premiered at London's Leicester Square Theatre in 1955, Richard III ran 161 minutes.
Subjected to cuts by both theatrical and television distributors, the film has been shown at various lengths over the years, including versions as much as twenty minutes shorter. In 2012, The Film Foundation completed an extensive digital restoration of a 158-minute cut of the film. This restoration utilized, for the first time, the original VistaVision camera negative, the original YCM separation pro-masters, and footage trimmed from the original negative, to create the longest existing version of the film. I first saw Laurence Olivier's film version of Shakespeare's Richard III in a theater in New York City sometime in the late 1950s, when I was a teenage acting student. What I've always remembered from that screening, besides the nasty, metallic timbre of Olivier's voice - when it suddenly rose to a shriek, he sounded just like Hitler - were his thin, carmine lips, his oxblood doublet, and his scarlet gloves. In other words, more than fifty years later, I could still see in my mind's eye all the different shades of red in this Technicolor rendering of Shakespeare's bloody historical drama about the last days of the corrupt house of York and how the twisted Duke of Gloucester, afterward Richard III (Olivier), murdered his way to the throne of England. Subsequent viewings of both 35mm and 16mm prints and the Dvd did nothing to reinforce my original impression. Sadly, the color in the prints was murky and faded. This would be unfortunate in the case of any film, but it was particularly devastating to Richard III (1955), where color is such an important expressive element - and not only because the reds are employed as a substitute for bloody thoughts and deeds. (There is very little blood actually shown on-screen.) A subtler use of color occurs in the big battle scene that climaxes the film. From the moment that we see the Earl of Richmond, afterward Henry VII, and his forces, we know he will be victorious over King Richard and his army, if for no other reason than because the pale blue-gray and light brown costumes that Richmond and his soldiers wear are perfectly matched to the colors of the sky and fields of the English countryside. The colors themselves proclaim that Henry, the first of the Tudors, is the rightful king. [...] Richard III has now been restored: so we can see Olivier's spectacle in all its glory. The director's visual strategy is startlingly simple. Apart from the final battle, the film was shot on sets, mostly in medium and long shots employing a relatively wide-angle lens. The lens has the effect of flat- tening the space so that, combined with the artificiality of the sets and the unobtrusive dolly moves, the images resemble medieval paintings or tapestries. When Richard takes command of this seemingly two-dimensional space, however, it is as if we had suddenly donned 3D glasses. He achieves this three-dimensionality physically, through his robust movements, and also, taking it a step further, psychologically, by breaking the fourth wall to include us in the drama - sometimes with a mere glance at the camera, sometimes inviting our complicity by speaking entire soliloquies directly into the lens, as if there were no one else in the world but him and you.
Amy Taubin
Tariffe:
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Tel. 051 522285