UNE SI JOLIE PETITE PLAGE
(La via del rimorso, Francia/1949) R.: Yves Allégret. D.: 90’
T.it.: La via del rimorso. T. int .: Such a Pretty Little Beach e Riptide. Scen., Dial.: Jacques Sigurd. F.: Henri Alekan. M.: Léonide Azar. Scgf.: Maurice Colasson. Mus.: Maurice Thiriet. Su.: Pierre Calvet, Jacques Carrère. Int.: Madeleine Robinson (Marthe), Gérard Philipe (Pierre), Jean Servais (Fred), André Valmy (Georges), Jane Marken (signora Mahieu), Paul Villé (signor Curlier). Prod.: Émile Darbon, Compagnie Industrielle et Commerciale Cinématographique (CICC). Pri. pro.: 19 gennaio 1949 DCP. D .: 90’. Bn. Versione francese con sottotitoli inglesi / French version with English subtitles
Da: Pathé
Restaurato nel 2013 da Pathé con il supporto del CNC – Archives Françaises du Film presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata / The restoration was carried out by Pathé with the support of CNC – Archives Françaises du Film at L’Immagine Ritrovata film laboratory in 2013
“Quando Gérard Philipe appare all’inizio del film, gli è successo qualcosa di grave che il pubblico non sa e che conoscerà esclusivamente dal comportamento dell’eroe di fronte alla gente che lo circonda e senza l’ausilio di nessun flashback. I fatti quindi sono solo suggeriti, la macchina da presa racconta una storia senza prendere posizione, è un po’ come se fosse invitata a osservare come si comporta un gruppo di persone nel piccolo albergo di una spiaggia del nord. È come quando cerchiamo di scoprire, in un treno o in un ristorante, chi possano essere le persone che sono sedute intorno a noi e che cosa sia potuto accadere nelle loro vite per avere un’aria così infelice, così stupida o così felice” (Yves Allégret). Une si jolie petite plage è un film d’atmosfera, dove domina il paesaggio cupo e opprimente di una costa invernale desolata, battuta da una pioggia ossessiva e ininterrotta, che, anche grazie alla fotografia di Henri Alekan, al tessuto di penombre e umidità, diviene una dimensione di pura disperazione. Il clima si riflette nella maschera tragica di Gérard Philipe (Pierre), che arriva una sera d’inverno nella squallida pensione di una piccola cittadina balneare del nord della Francia (le riprese avvennero in parte a Barneville, nel Cotentin), per cercare riposo. In realtà Pierre trascorse la sua giovinezza proprio in quei luoghi come orfano ospitato dall’Assistance publique e il suo ritorno è in realtà una fuga perché ha assassinato una ricca cantante che lo manteneva ed è schiacciato dai sensi di colpa e dalla rovina della sua esistenza. Ex assistente di Jean Renoir, Paul Fejos e Augusto Genina, oltre che del fratello Marc, Allégret ravvivò nel dopoguerra, senza manierismi, i temi, le figure e l’estetica del Realismo poetico o Populismo tragico, con una trilogia che è considerata il meglio della sua opera e che comprende, oltre a Une si jolie petite plage, anche Dédée d’Anvers (1947) e Manèges (1949). Gli elementi che connotavano quella grande stagione del cinema francese – il senso di tormentata disillusione, il destino segnato da un passato colpevole – divennero i lineamenti del malessere esistenziale e della noirceur post bellica di una generazione che non era uscita indenne dall’orrore della guerra. Con l’apporto dello sceneggiatore Jacques Sigurd, Allégret circonda il protagonista di un’umanità, ora abietta, ora generosa, eaccentua la suggestione nera del racconto rendendo onnipresente la donna assassinata, che rimane senza volto (ma si sente la sua voce mentre canta)
Roberto Chiesi
“When Gérard Philipe appears at the beginning of the film, something has happened to him that we do not know about, we only see the hero’s behaviour in front of the people who surround him without the aid of a flashback. The facts are therefore only hinted at; the camera tells the story without taking sides. It is a bit like it has been invited to observe how a group of people behave in a small hotel at a northern beach. It is like when we are on a train or in a restaurant and we try to find out something about the people sitting nearby, what might have happened in their lives to cause them to be so sad, stupid or happy” (Yves Allégret).
Une si jolie petite plage is an atmospheric film, where the gloomy and oppressing landscape dominates, battered by an obsessive uninterrupted rainfall which, thanks also to Henri Alekan’s photography with a shadowy and humid feel, provides a dimension of pure desperation. The climate is reflected in the tragic face of Gérard Philipe (Pierre), who on a winter’s evening arrives in a dreary rented room in a small resort town in the north of France (the filming took place partly in Barneville, Cotentin) looking for a rest. In reality Pierre spent his youth in those places like an orphan who was looked after by social services and his comeback is actually an escape because he has killed the rich female singer who supported him and he is tortured by guilt and his own ruin. The former assistant to Jean Renoir, Paul Fejos and Augusto Genina, as well as his brother Marc, Allégret revived, without affectation, themes, forms and aesthetics of poetic realism or tragic populism in the post-war period, with a trilogy that is considered the best of his work and that includes Une si jolie petite plage, Dédée d’Anvers (1947) and Manèges (1949). The elements that characterise that great phase of French cinema – the sense of tormented disillusion and destiny marked by a guilty past became the existential malaise and the post-military darkness of a generation which had not escaped from the horrors of war unscathed. With the contribution of the scriptwriter Jacques Sigurd, Allégret surrounds the main character with people, at times abject, at times generous, accentuating the story’s dark suggestive nature, making the mur- dered woman omnipresent; she remains faceless, but we can hear her voice singing.
Roberto Chiesi
Tariffe:
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285