DIAL M FOR MURDER (versione 3D)
(Il delitto perfetto,USA/1954) R.: Alfred Hitchcock. D.: 105’. V. inglese. Digitale
T.it.: Il delitto perfetto. T. alt.: Alfred Hitchcock's Dial M for Murder. Sog.: dal racconto omonimo di Frederick Knott. Scen.: Frederick Knott. F.: Robert Burks. M.: Rudi Fehr. Scgf.: Edward Carrere, George James Hopkins. Mu .: Dimitri Tiomkin. Su.: Oliver S. Garretson, Stanley Martin, Robert G. Wayne. Int.: Ray Milland (Tony Wendice), Grace Kelly (Margot Mary Wendice), Robert Cummings (Mark Halliday), John Williams (capo ispettore Hubbard), Anthony Dawson (capitano Lesgate), Patrick Allen (detective Pearson), George Leigh (detective Williams), Robin Hughes (sergente O'Brien), Alfred Hitchcock (uomo in fotografia). Prod.: Alfred Hitchcock per Warner Bros. Pri. pro.: 29 maggio 1954 DCP. D.: 105'. Co. Versione inglese / English version
Da: Park Circus
Film di circostanza, girato da Hitchcock per chiudere un contratto e reputato minore a causa della sua apparente assenza di ambizioni. Nelle sue conversazioni con Truffaut, Hitchcock stesso conferma il giudizio. Eppure si tratta di una delle opere più splendide e significative del maestro della suspense. Per nove decimi, l'azione è rinchiusa in un'unica scenografia, come il precedente Rope e il seguente Rear Window. Tale vincolo fornisce a Hitchcock un elemento di unità e di logica, nonché uno stimolo al virtuosismo. Dial M for Murder fu girato in 3-D. La tridimensionalità non è qui altro che un immenso e giubilante pleonasmo, perché anche nella versione 'piatta' la messa in scena di Hitchcock, quando esplora lo spazio ristretto concessogli dall'unico ambiente in cui si svolge quasi interamente il film, possiede una straordinaria profondità. Hitchcock aveva disdegnato gli effetti shock solitamente impiegati per valorizzare il procedimento, e si era accontentato di piazzare la cinepresa in una buca, in modo che l'obiettivo si trovasse spesso ad altezza pavimento. Più di qualsiasi altro suo film, Dial M for Murder pone la questione del virtuosismo hitchcockiano. Serve a esprimere il vero tema del film o a nasconderlo? Ad ambedue le cose, si potrebbe rispondere [...]. Il virtuosismo e l'immagine pubblica di Hitchcock puntano ad avvolgere in un inganno perfetto una verità sulfurea che si presentava ai suoi occhi come un'evidenza ma che il regista faceva di tutto per respingere, ossia che il crimine rappresenta il compimento supremo di alcuni individui. Discepolo segreto di De Quincey e del suo Assassinio come una delle belle arti, Hitchcock ha tratteggiato, accanto a criminali complessati e irresoluti, un numero ancor maggiore di criminali perfettamente a loro agio, creature sataniche cui il crimine fornisce l'unica ragion d'essere. Tra essi, il personaggio interpretato da Ray Milland è uno dei più inquietanti. Non riesce a commettere il delitto perfetto, ma dal punto di vista psicologico e mentale è praticamente il delinquente perfetto: inventivo, audace, suadente e sovranamente imperturbabile. Hitchcock si difese in vari modi da quella che gli sembrava una verità evidente (la vocazione criminale di alcuni individui). Si convinse e volle convincere gli altri che i suoi film erano divertimenti puri, del tutto privi di importanza. E all'interno dei film stessi si adoperava per far trionfare nella trama la morale più tradizionale, anche quando non era più di moda. Ma come creatore di personaggi non poteva fare a meno di sottolineare la superiorità intellettuale, il fascino, il dandysmo, la seduzione, l'aura tragica sprigionata da certi colpevoli rispetto agli innocenti e ai giustizieri, piuttosto insignificanti o insulsi, anche quando si mostrano abili nell'espletare i loro compiti. Allora Hitchcock li muniva di senso dell'umorismo (vedi qui il personaggio dell'ispettore Hubbard interpretato da John Williams). Come molti cineasti hollywoodiani, ma nel suo caso per motivi inerenti più specificamente alla morale, Hitchcock ha seppellito nei suoi film apparentemente più superficiali una parte del senso nascosto della sua opera. Quindi, più un suo film sembrerà minore, più rischierà di essere essenziale.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Robert Laffont, Paris 1992
In his conversations with Truffaut, Hitchcock confirmed that Dial M for Murder was a film he was compelled to make to honor the terms of a contract and which he considered a lesser work, one which he was not all that ambitious about. Nevertheless it is one of the most important and splendid films made by the master of suspense. Nine tenths of the film takes place in one interior set, like its predecessor Rope and the film that followed, Rear Window. This constraint provided Hitchcock with a vehicle for creating unity and impeccable logic, not to mention a stimulus for his virtuosity. Dial M for Murder was shot in 3-D; the use of three dimensionality is however nothing more here than an enormous and joyous redundancy, as even in the 2-D version, Hitchcock staged the action and shooting in the limited and confined space of the single interior with extraordinary depth. Hitchcock was not interested in using the new tool at its most shocking, and most of the time preferred just to put his camera in little niches at ground level. More than any of his other films, Dial M for Murder poses the question regarding Hitchcock's virtuosity: was it used to express the theme of the film or to hide it? In some ways, one could say it did both... Hitchcock's genius - and his own public image - aimed at wrapping a dark reality within some perfect act of deception that seemed to him evidence, which he would then do everything to repel, that for some individuals the crowning achievement of their lives would be the crime they would commit. A secret disciple of De Quincey and his On Murder Considered as One of the Fine Arts, Hitchcock concocted, beside a handful of unsteady and neurotic criminals, many more who were perfectly comfortable and secure, satanic creatures whose crimes gave them their main reason to exist. Among them, the character played by Ray Milland is one of the most disturbing. He doesn't quite pull off the perfect crime, but from a psychological point of view he is practically the perfect criminal: inventive, audacious, suave and supremely unflappable. Hitchcock covered himself in a number of ways against what seemed to him to be an obvious fact (that some individuals are career criminals). He convinced himself and wanted to convince others that his films were meant solely to entertain, not meant to be taken seriously. He made sure that all of his films ended up with the moral "right" prevailing, even after that went out of style. Nevertheless in creating his characters he could not help but underline the intellectual superiority, charm, foppishness, seduction and tragic glow emanating from certain criminals compared to the guiltless and the representatives of the law, portrayed mainly as dull and largely insignificant, even when quite talented at what they did. Hitchcock then armed himself with a sense of humor (transmitted in this instance through the character of Inspector Hubbard played by John Williams). Like many Hollywood filmmakers, but in his case more for personal reasons more than any thoughts of morality, Hitchcock often buried the hidden meaning of his work within his seemingly more superficial films. As a result the more minor a film of his might seem to be, the more likely it is to be significant.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma.Les films, Robert Laffont, Paris 1992
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