JOUR DE FÊTE

(Giorno di festa , Francia/1949) R.: Jacques Tati. D.: 87'

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SOIGNE TON GAUCHE
(Francia/1936) R.: René Clément con Jacques Tati. D. 13'
Introducono Macha Makeïeff, Jérôme Deschamps e Philippe Gigot (Les Films de Mon Oncle)

T . it .: Giorno di festa. T . int .: The Big Day. Scen.: Jacques Tati, Henri Marquet, con la collaborazione di René Wheeler. F .: Jacques Mercanton, Jacques Sauvageot . M .: Marcel Moreau. Scgf .: René Moulaert. Mus .: Jean Yatove. Int .: Jacques Tati (François, il postino), Guy Decomble (Roger), Paul Frankeur (Marcel), Santa Relli (moglie di Roger), Maine Vallée (Jeannette), Delcassan (la pettegola), Jacques Beauvais (proprietario del caffè), Roger Rafal (il parrucchiere), gli abitanti di Sainte-Sévère-sur-Indre . Prod .: Fred Orain, André Paulvé per Cady Films. Pri. pro.: 11 maggio 1949. DCP. D .: 87'. Bn.
Versione francese con sottotitoli inglesi / French version with English subtitles.
Da: Les Films de Mon Oncle.Il restauro della prima versione di Jour de fête è stato effettuato da Les Films de Mon Oncle presso i laboratori L'Immagine Ritrovata e L .E . Diapason (per il suono) / The restoration of the first version of Jour de fête was carried out by Les Films de Mon Oncle at the laboratories of L'Immagine Ritrovata and L.E. Diapason (for the sound).

Il negativo originale della versione in bianco e nero del 1949 è purtroppo andato perduto e dopo l'uscita della versione a colori inedita nel 1995, non è stato condotto nessun lavoro sulle due versioni in bianco e nero concepite da Tati. Nel 2012, questa prima versione in bianco e nero è stata digitalizzata in 4K a partire da due controtipi positivi d'epoca su supporto nitrato conservati presso gli Archi- ves Françaises du Film. Anche il sonoro a densità variabile è stato tratto da questi due controtipi positivi combinati.

The original negative from the black and white 1949 version has unfortunately been lost and, since the release of the colour version in 1995, no work had been carried out on Tati's two black and white versions. In 2012, this first black and white version was digitalized in 4K, starting from two duplicates positive from the era on nitrate film conserved in the Archives Françaises du Film. The variable density sound was also taken from these two duplicates.

Il titolo stesso è in sé una metafora della Liberazione - non dimentichiamo che il film fu girato tre anni dopo - dell'euforia e delle celebrazioni che suscitò in tutta la Francia. La lunga scena dell'innalzamento di un palo con il drappo tricolore ha un'innegabile valore simbolico. [...]Per sottolineare ancora la metafora, trovo assai pertinente un'osservazione di Sophie Tatischeff [figlia di Jacques Tati] sulla somiglianza del postino con il generale De Gaulle nella scena in cui, visto in primo piano di spalle, saluta dal balcone del caffé la fanfara che arriva nella piazza del paese. Non è così incongruo se si pensa all'alta taglia, all'uniforme, al képi del personaggio... Nello stesso ordine di idee si potrebbero assimilare le prodezze fisiche (Jour de fête è senza dubbio il più fisico e keatoniano dei film di Tati) del postino che cerca di rivaleggiare con la posta americana, agli sforzi di De Gaulle per preservare l'identità, la grandeur della Francia di fronte all'egemonia americana del dopoguerra in Europa. Ma questo paragone non spiega certo tutto il film...La specificità di Jour de fête risiede prima di tutto nella sua armonia generale e nela fluidità che il tragitto del postino con la bicicletta imprime al suo svolgimento. Armonia visiva, innanzitutto, quella di un paesaggio [...] che apre e chiude il film, dove si iscrivono una ad una le case del paese, poi le fiere e gli abitanti. È la Francia del passato, che Tati contrapporrà nettamente, in Mon oncle, al mondo moderno, duro e ermetico; un mondo che invaderà tutto lo spazio in Playtime. Ma in Jour de fête non c'è nessuna dicotomia: le fiere e le loro attrazioni si fondono dolcemente nell'universo bonario del paese di Sainte-Sévère (sic) [...]; il servizio di posta americana, vista in un documentario, è un elemento fantastico, talmente irreale nel contesto che serve piuttosto da motore poetico che ispira la gestualità del postino; le beffe di cui è l'oggetto non sfociano né nell'alienazione né nel dramma. Infine il giro finale, capolavoro di virtuosità acrobatica, che è allo stesso tempo frenetico e assurdo (François consegna ogni volta le lettere nel modo più esilarante, ne appunta una su un forcone, ne infila un'altra nella mietitrice), è di un'assoluta bellezza formale e cinetica.

Vincent Ostria, Couleur locale, "Cahiers du cinéma", n. 487, gennaio 1995

The title is itself a metaphor for the Liberation - not forgetting that the film was filmed three years after it happened - of the euphoria and the celebrations that it caused throughout France. The long scene with the raising of the flag pole with the tricolour has an undeniably symbolic quality. [...] To further highlight the metaphor, it is worth mentioning Sophie Tatischeff's [daughter of Jacques Tati] observation about the similarity between the postman and General Charles De Gaulle, in a close up, filmed from behind, as he waves from the café balcony to the fanfare arriving in the town square. It is not so inconsistent if you think about the high rank, the uniform, the character's kepi... It the same way of thinking, the physical feats of the postman who tries to compete with the American postal service (Jour de fête is without doubt the most physical and Keatonesque of Tati's films) can be compared to De Gaulle's efforts to preserve the identity and the grandeur of France in the face of the American domination of postwar Europe. But this comparison certainly does not explain the whole film...
The
peculiarity of Jour de fête can mainly be found in its general harmony and fluidity that it is given by the postman's journey by bicycle. Visual harmony, above all in the landscape [...] which the film opens and closes with, including the houses of the town, the fair and the inhabitants one after the other. It is the France of the past, which he clearly contrasts in Mon Oncle, with the hard, obscure modern world. But in Jour de fête there is no dichotomy: the fairs and their attractions blend together sweetly in the good-natured universe of the town of Sainte-Sévère (sic) [...]. The American postal service, seen in a documentary, is an illusory element, so unreal in the context that it serves mainly as a poetic engine which inspires the postman's gestures and the jokes he is subjected to, which do not result in alienation or drama. [...]. His final post round, which is both a masterpiece of acrobatic virtuosity and at the same time frenzied and absurd (François delivers every letter in a funnier way, one on a pitchfork, another he inserts into a combine harvester), is conventional and kinetic absolute beauty.

Vincent Ostria, Couleur locale, "Cahiers du cinéma", n. 487, January 1995


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SOIGNE TON GAUCHE (Francia/1936) R.: René Clément con Jacques Tati. D. 13'. V. francese

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