BERG-EJVIND OCH HANS HUSTRU
(The Outlaw and His Wife / I proscritti, Svezia/1918) R.: Victor Sjöström. D.: 109'
Prima mondiale della partitura commissionata da Svenska Filminstitutet al Matti Bye Ensemble, eseguita da Matti Bye (pianoforte), Kristian Holmgren (percussioni),
Leo Svensson (contrabbasso), Nils Berg (flauto, clarinetto e violino) e Lotta Johansson (violino)
Presentano Anna Serner e Jon Wengström (Svenska Filminstitutet)
Serata promossa da Aeroporto di Bologna
T . it .: I proscritti. T . int .: The Outlaw and His Wife. Sog .: dalla pièce Bjærg-Ejvind og hans Hustru di Jóhann Sigurjónsson. Scen .: Victor Sjöström, Sam Ask. F .: Julius Jaenzon. Int .: Victor Sjöström, Edith Erastoff, John Ekman, Nils Arehn. Prod .: AB Svenska Biografteatern. 35mm. L .: 2253 m. D .: 109' a 18 f/s. Col (Desmetcolor). Didascalie svedesi/ Swedish intertitles.
Da: Svenska Filminstitutet
Le precedenti copie di questo film derivavano da un restauro effettuato nel 1981, quando da due diverse copie nitrato poi andate perdute era stato stampato un controtipo negativo in formato Academy. Nel 2010 abbiamo ottenuto dalla Cinémathèque Royale/Koninklijk Filmarchief una copia nitrato incompleta, imbibita e con didascalie francesi. Dalla copia belga è stato tratto un nuovo controtipo bianco e nero a mascherino intero al quale sono state aggiunte parti tratte da due copie non infiammabili (una delle quali stampata da un controtipo negativo nitrato a mascherino intero oggi perduto). Il nuovo negativo di conservazione comprende anche una serie più completa di didascalie ricreata da cartelli originali conservati nella biblioteca dello Svenska Filminstitutet di Stoccolma. Il restauro si è concluso nel 2013 con la stampa di copie a colori dal nuovo negativo. Le colorazioni sono state ricreate con il metodo Desmet usando come riferimento quelli della copia nitrato belga.
I proscritti fu il primo film di Victor Sjöström dopo il successo di Terje Vigen (1917), che segnò l'inizio della cosiddetta Età dell'oro del cinema muto svedese. I proscritti, adattamento di un'opera teatrale dello scrittore islandese Jóhann Sigurjónsson, con il film precedente condivide le modalità di produzione che contraddistingueranno anche in futuro lo studio AB Svenska Biografteatern (e la sua successiva incarnazione, l'AB Svensk Filmindustri): è un film ad alto budget tratto da una famosa fonte letteraria e girato in esterni a illustrare l'interazione tra l'Uomo e la Natura. Lo studio intendeva girare in Islanda, dove la storia è ambientata, ma la guerra avrebbe reso rischioso un viaggio in Atlantico: le riprese furono così effettuate nella Lapponia svedese, da marzo a settembre 1917.
Questa storia di un uomo in fuga dal proprio passato e costretto a rifugiarsi sulle montagne con la donna amata, capolavoro di Sjöström e classico del cinema svedese, mostra come siano la povertà e l'indifferenza e non una qualità intrinseca del bene o del male a fare di un uomo un fuorilegge. Berg-Ejvind och hans hustru è anche una delle storie d'amore più struggenti mai mostrate sullo schermo. I due protagonisti decidono di sacrificare tutto pur di stare insieme, e neanche il sorprendente dialogo nell'ultimo rullo, quando la fame e la disperazione li mettono l'uno contro l'altra, riesce a separarli.
Il film è giustamente celebre per gli scenari spettacolari: Sjöström e il direttore della fotografia Julius Jaenzon sfruttano l'elemento drammatico del paesaggio montano che circonda gli amanti in fuga, non solo mettendo insieme una serie di pezzi forti (Sjöström che oscilla nel vuoto appeso a una corda è un cliffhanger nel vero senso della parola), ma anche mostrando come la minaccia della società si rispecchi nei pericoli della natura. L'umanesimo di Sjöström si esprime inoltre nella compassione con cui descrive la solitudine, la disperazione e il desiderio dell'altro fuorilegge innamoratosi della compagna del protagonista, Halla (interpretata dalla vera moglie di Sjöström, Edith Erastoff).
Oltre a ricreare i colori presenti in almeno una copia d'epoca, il nuovo restauro rende maggiormente giustizia al film rispetto alle versioni precedenti rispettandone il formato full-frame originale. È così possibile ammirare nuovamente le accurate composizioni di Sjöström e Jaenzon, e si è rimediato all'infelice taglio del bordo superiore dell'inquadratura, che talvolta rendeva i personaggi visibili solo dalla vita in giù.
Jon Wengström
Earlier prints originate from a previous preservation carried out in 1981, when a down-sized academy ratio duplicate negative was made from two different nitrate prints, no longer existing. In 2010, an incomplete, tinted nitrate print with French intertitles was put to our disposal by Ciné- mathèque Royale/Koninklijk Filmarchief in Brussels. A new full-frame, black-and- white duplicate negative was made from the Belgian print, in which sections from two safety print sources were inserted (one of which originates from a full-frame nitrate duplicate negative now lost). The new preservation negative also includes a more complete set of intertitles, recreated from original title cards held in the non- film collections of the Svenska Filminsti- tutet in Stockholm. The preservation was completed in 2013, when colour prints were struck from the new negative. The colours were recreated with the Desmet method, using the colours in the Belgian nitrate print as a reference.
The Outlaw and His Wife was director Sjöström's first film after the success of Terje Vigen (1917), which marked the beginning of the so called Golden Age of Swedish silent cinema. Berg-Ejvind och hans hustru, an adaptation of a play by Icelandic writer Jóhann Sigurjóns- son, share the mode of production of the previous film which was to become characteristic for the studio AB Svenska Bio- grafteatern (and its later incarnation AB Svensk Filmindustri) in the years to come: a prestigious big budget film based on a famous literary source, shot on location showing Man's interaction with Nature. In fact the studio had planned to shoot the film on Iceland where the action is set, but due to the perils of travelling by boat on the Atlantic in the midst of World War I, the film was eventually shot in Swedish Laponia from March to September, 1917.
The story of a man who cannot escape his past, but is forced further and further up the mountain with his loved one, remains one of director Sjöström's finest films and a classic of Swedish cinema. Sjöström, who again plays the main character himself, shows how it is circumstances of poverty and the indifference of others that force a man to become an outlaw, not any intrinsic quality of good or evil. The Outlaw and His Wife is also one of the most moving love stories ever depicted on the screen, where two people decide to sacrifice everything in order to stay together. Even the astonishing exchange of dialogue in the final reel, when the lovers turn on each other because of hunger and desperation, cannot in the end separate them from one another. The films is rightly renowned for its use of the spectacular locations, and the dramatic surroundings where the lovers build a life for themselves on the mountain, after seeking refuge from the outside world, are used to great effect by Sjöström and cinematographer Julius Jaenzon. This is not only done by staging breath-taking set-pieces (Sjöström dangling in mid-air from a rope is really the proverbial cliff- hanger), but also by showing how society's threats to their existence is mirrored by the dangers which nature provides. Sjöström's humanism is expressed also by the sympathy and understanding with which he depicts the loneliness, despair and desire of the fellow out-law who joins their camp, and who becomes a rival for the love of Sjöström's companion Halla (played by Sjöström's real-life wife Edith Erastoff).
Apart from recreating the colours as they existed in at least one original print, the new preservation also gives more justice to the film than previous versions as it now respects the film's original full-frame aspect ratio. The careful framings and com- positions of Sjöström and Jaenzon can now be fully appreciated again, and the unfortunate cropping of the upper parts of the frame, when characters were only seen from waist down, is now avoided.
Jon Wengström
precede
Progetto Chaplin
THE ADVENTURER (L'evaso, USA/1917) R.: Charles Chaplin. D.: 24'
Presenta Alexander Payne
Accompagnamento al piano di Neil Brand
T.it .: L'evaso. Scen.: Charles Chaplin. F .: Roland Totheroh. Int.: Charles Chaplin (l'evaso), Edna Purviance (una ragazza), Henry Bergman (suo padre/un operaio), Martha Golden (sua madre), Eric Campbell (il suo innamorato), Albert Austin (maggiordomo), Toraichi Kono (chauffeur), John Rand (invitato), Frank J. Coleman (secondino grosso), Loyal Underwood (invitato piccolo), May White (signora imponente), Janet Miller Sully, Monta Bell. Prod.: Charles Chaplin per Lone Star Mutual. Pri. Pro.: 22 ottobre 1917. DCP. 2 bobine/2 reels. Bn. Didascalie inglesi con sottotitoli italiani / English intertitles with Italian subtitles
Da: Blackhawk Collection/Lobster Films
Restaurato nel 2013 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates / Restored in 2013 by Fondazione Cineteca di Bologna at L'Immagine Ritrovata laboratory, in collaboration with Lobster Films and Film Preservation Associates
Restauro sostenuto da / Restoration supported by Alexander Payne
Congedo cinematografico di Chaplin alla Mutual, The Adventurer risente, come osserva David Robinson e a giudicare dai tagli sopravvissuti, di una crisi creativa. Per questo particolare titolo, tuttavia, e contrariamente alle sue abitudini, Chaplin analizzò nel dettaglio la gag del gelato che scivola nel collo della signora per illustrare, in maniera più generale, alcuni meccanismi alla base del suo paradigma comico: "La prima risata è provocata dal mio imbarazzo, la seconda, più sonora, dal gelato che cade sul collo della signora che si mette a strillare e a dare in escandescenza. Con un solo incidente sono riuscito a mettere nei guai due persone e a provoca- re due scoppi di risa. Per quanto a prima vista possa sembrare elementare, si è qui tenuto conto di due distinte proprietà della natura umana. La prima è costituita dal- la soddisfazione che prova il pubblico nel vedere ridicolizzati la ricchezza e il lusso, la seconda è la tendenza degli spettatori a provare le stesse sensazioni che l'attore prova sulla scena. Una delle prime cose che si imparano lavorando in teatro è che alla gente piace vedere i ricchi colpiti da disavventure di ogni genere, e la ragione è che nove decimi dell'umanità è in condizioni di povertà, e segretamente ritiene un privilegio ingiusto le ricchezze dell'altro decimo. Se avessi fatto cadere il gelato sul collo di una povera donna, ad esempio di una donna delle pulizie, non avrei suscitato ilarità ma simpatia verso la vittima. [...] Quando dico che lo spettatore prova le stesse emozioni dell'attore voglio semplicemente dire che, per restare al mio esempio, quando la signora ricca rabbrividiva il pubblico rabbrividiva con lei. [...] Tutti sanno che il gelato è freddo e tutti rabbrividiscono: se avessi usato qualcosa di meno facilmente identificabile l'effetto comico sarebbe mancato".
Chaplin's last film with Mutual, The Adventurer seems once again, as David Robinson notes and judging from the surviving outtakes, to be the product of a creative crisis. With this particular film, however, and contrary to his usual methods, Chaplin analyzed in detail the gag of the ice cream dripping down the woman's neck to illustrate, in the most universal way, some of the mechanisms at the heart of his comedy: "The first laugh came at my embarrassment over my own predicament. The second, and the much greater one, came when ice cream landed on the woman's neck and she shrieked and started to dance around. Only one incident had been used, but it had got two people into trouble and had also got two big laughs. Simple as this trick seems, there were two real points of human nature involved in it. One was the delight the average person takes in seeing wealth and luxury in trouble. The other was the tendency of the human being to experience within himself the emotions he sees on the stage or screen. One of the things most quickly learned in theatrical work is that people as a whole get satisfaction from seeing the rich get the worst of things. The reason for this, of course, lies in the fact that nine tenths of people in the world are poor, and secretly resent the wealth of the other tenth. If I had dropped the ice cream, for example, on a scrub- woman's neck, instead of getting laughs sympathy would have aroused for the woman. [...] By saying that human beings experience the same emotions as the people in the incident they witness, I meant that - taking ice cream as an example - when the rich woman shivered the audience shivered with her. [...] Knowing that ice cream is cold, the audience shivers. If something was used that the audience did not recognize at once, it would not be able to appreciate the point as well".
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