Giovedì 4 luglio 201318.15
Cinema Lumière - Sala Scorsese

OŠIBKA INŽENERA KOČINA

(Engineer Kochin's Error, URSS/1939)

R.: Aleksandr Maceret. D.: 111'. V. russa

Introduce Bernard Eisenschitz

[L'errore dell'ingegner Kočin] T . int .: Engineer Kochin's Error. Scen .: Aleksandr Mačeret, Jurij Oleša . F .: Igor' Gelein . M .: M . Kuzmina . Int .: Mikhail Žarov (Larcev), Ljubov Orlova (Ksenija Lebedeva), Nikolaj Dorochin (Kočin), S . Nikonov, Boris Petker, Faina Ranevskaja . Prod .: Mosfilm 35mm . D .: 111' . Bn . Versione russa con sottotitoli francesi / Russian version with French subtitles Da: Cinémathèque Suisse per concessione di Gosfilmofond e Festival di Locarno

A prima vista, L'errore dell'ingegner Kocin è un film sul sabotaggio e sulla vigilanza contro il nemico interno: ogni cittadino è vulnerabile, esposto al nemico e quindi una potenziale spia. Maja Turovskaja osserva umoristicamente: "Il film si apre con il volto in primo piano di un vecchio intellettuale che racconta una storia buffa e triste al contempo: sua moglie lo ha lasciato per emigrare a Parigi. È l'unica volta nel film in cui si parla il linguaggio colorito caratteristico di Oleša. [...] All'epoca quel tipo di volto intellettuale era praticamente scomparso dagli schermi, e se appariva di tanto in tanto (Bersenev in Strogij junoša) era per incarnare 'il nemico del popolo'. L'errore dell'ingegner Kocin non fa eccezione. Chi usa la lingua di Oleša non può che essere una spia" (Gels et Dégels, Mazzotta-Centre Pompidou).

Scrittore di successo negli anni Venti, nel 1936 Jurij Oleša aveva visto condannare il film tratto dalla sua sceneggiatura Strogij junoša. In quegli anni, l'evoluzione politica si riflette nella sua scrittura. Ripiega verso il lavoro di sceneggiatore, rifugio frequente per gli scrittori dalla carriera minacciata. In questo caso, lavora per la seconda volta con Aleksandr Maceret, allora poco più che quarantenne. Maceret ha studiato a Parigi, diretto nell'URSS e a Berlino un collettivo teatrale agit-prop, La blusa azzurra, lavorato con Julij Rajzman, Michail Romm, Nikolaj Ochlopkov: una costellazione 'cosmopolita', piuttosto distante dall'arte ufficiale.

Avvincente come un poliziesco occidentale, il film integra dinamiche e ingredienti tipici del genere. Ma il poliziesco difficilmente si adatta al realismo socialista, in quanto tende a sottolineare l'ambiguità della realtà. Gli autori fanno uso abbondante dell'ironia, delle incongruenze, del pastiche. Il dialogo e la sorpresa che concludono il film incantavano Chris Marker: il poliziotto ha sventato il complotto di una "potenza straniera, come si dice in questi casi". Va a caccia, prende di mira una pernice e abbatte un gufo.

Bernard Eisenschitz



On first viewing, Engineer Kochin's Error is a film about sabotage and about vigilance against the enemy within: every citizen is vulnerable, exposed to the enemy and therefore a potential spy. Maja Turovskaja humourously observed: "The film opens with an old intellectual man's face in the foreground, who is telling a story that is funny and sad at the same time. His wife left him to emigrate to Paris. At the time that kind of intellectual face had practically disappeared from cinemas, and if it appeared from time to time (Bersenev in Strogij junoša) it belonged to the 'enemy of the people'. Engineer Kochin's Error is no exception. Whoever uses Oleša's language cannot be anything else other than a spy" (Gels et Dégels, Mazzotta-Centre Pompidou).

By 1936 Jurij Oleša, a successful writer in the Twenties, had seen the film based on his Strogij junoša script condemned. At that time, political evolution was reflected in his writing. He went back to his work as a screenwriter, a common refuge of writers who have had their careers threatened. In this case, he was working for the second time for Aleksandr Maceret, who was not much over forty. Maceret studied in Paris, he directed the agitprop theatrical collective, The Blue Blouse, in the USSR and in Berlin, he worked with Julij Rajzman, Michail Romm and Nikolaj Ochlopkov: a cosmopolitan constellation, quite far from official art.

As engaging as a western detective film, it combines dynamics and ingredients that are typical to the genre. But it is difficult for detective films to fit to social realism, inasmuch as they tend to highlight the ambiguity of reality. Their directors use a lot of irony, contradiction and pastiche. Chris Marker was impressed by the dialogue and the unexpected film's ending: the policeman thwarted the plot of a "foreign power, as they say in these cases". He went hunting, aimed for a partridge and knocked down an owl.

Bernard Eisenschitz

 

 

 

 

 

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:
Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65)

Numero posti: 144
Aria condizionata
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