SPARE TIME / THE FIRST DAYS /S.S. IONIAN
SPARE TIME (Gb/1939) R.: Humphrey Jennings. D.: 15'
Scen .: Humphrey Jenning . F .: H .E . Fowle . Su .: Yorke Scarlett . Int .: Laurie Lee (commento) . Prod .: Alberto Cavalcanti per GPO Film Unit. 35mm . D .: 15' . Bn . Versione inglese / English version. Da: BFI National Archive
Spare Time offrì a Jennings un'occasione per esplorare la poesia dell'espressione popolare, sua tematica prediletta, e per misurare l'impatto della vita industriale sulla fantasia collettiva. Il film mostra come in una società industrializzata sia possibile usare la tradizione e la creatività per esprimere il proprio lato emotivo e spirituale nei preziosi intervalli di relativa libertà tra il lavoro retribuito e il sonno. Il suo singolare punto di vista sulla classe operaia gli attirò le critiche dei griersoniani. Nonostante Jennings si riservasse una notevole libertà d'azione sul campo, i sopralluoghi e le ricerche preliminari gli avevano permesso di identificare tre tipiche forme d'espressione della classe operaia: una banda di ottoni, un coro e un gruppo di suonatori di kazoo del Lancashire. Sono loro ad accompagnare le diverse sequenze regionali dedicate ad attività della classe operaia quali il giardinaggio, l'allevamento dei cani da corsa, la divisione del lavoro domestico, i giochi al pub, il calcio e il teatro amatoriale. Il film riconosce anche l'influsso della cultura popolare americana sulla generazione più giovane, evidente nei riferimenti ai fumetti western, alle orchestre da ballo, al basket e alla Victoria jazz band. Jennings mostra così una cultura operaia ricca e variegata, capace di restare fedele alle tradizioni pur accogliendo la modernità simboleggiata dal consumismo, dalla cultura e dallo spettacolo americani. Il legame tra i lavoratori britannici e il popolo americano è sottolineato inserendo il lavoro e lo svago nel contesto storico della produzione industriale e del pacifico commercio internazionale: l'introduzione identifica alcuni segni della rivoluzione industriale quali le case a schiera, le ciminiere [...]. Dopo queste immagini il film si divide in tre parti, ciascuna introdotta e conclusa da un preambolo e una coda brevissimi e funzionali. La voce fuori campo, di Laurie Lee, espone la ragione fondamentale dell'opera: "Questo è un film sul modo in cui trascorrono il loro tempo libero i lavoratori di tre settori industriali britannici: acciaio, cotone e carbone. Tra il lavoro e il sonno c'è quello che chiamiamo tempo per noi stessi. Cosa ne facciamo?". Ciascuna parte inizia con un breve commento sui ritmi e l'organizzazione del tempo sociale nei diversi settori industriali.
Philip C. Logan, Humphrey Jennings and British Documentary Film Movement: A Re-assessment, Ashgate, Londra 2011
Spare Time gave Jennings the opportunity to explore his fascination with the poetry of popular expression, and a chance to consider through the subject matter of the film, the impact of industrial life on the popular imagination. It illustrates how industrialised people use tradition and their creativity to express the emotional and spiritual side of themselves, in that precious period of relative freedom, the social time between paid work and sleep. He provides a different vision of industrial working class life from that usually offered by the Griersonian style of documentary which raised criticism from Grierson's supporters.Although Jennings had considerable latitude on location, previous research and planning had identified three traditional working class activities; brass band mu- sic, choir practice and a 'kazoo band' in Lancashire. These provide the musical background for each regional sequence, which depicts a variety of other activities associated with working class respect- ability, such as gardening, the keeping of greyhounds, the division of labour in the home, pub games, football and amateur theatrics. Simultaneously, the film acknowledges the influence of American popular culture upon the lives of the younger generation, with references to cowboy comics, dance bands, basketball and the Victoria Carnival jazz band. In doing so, Jennings presents a working class culture that is protean, rich and diverse, capable of maintaining traditional activities, while accommodating the modern, symbolised by consumerism, American entertainment and culture.The association of British workers with the American people is achieved by locating work and leisure within the specific his- torical context of industrial manufacture and peaceful international trade. This is achieved in the introduction of the film, by images of the industrial revolution, such as terraced housing, factory chimneys [...]. After these images, the film divides into three distinct sections, introduced and concluded by very brief and highly functional preambles and codas. The commentary, spoken by Laurie Lee, provides the rationale of the film: "This is a film about the way people spend their time. People in three British industries. Steel, cotton and coal. Between work and sleep there comes a time we call our own. What do we do with it?". Each section begins with a succinct comment about the rhythm of social time imposed on the industries.
Philip C. Logan, Humphrey Jennings and British Documentary Film Movement: A Re-assessment, Ashgate, London 2011
THE FIRST DAYS (Gb/1939) R.: Humphrey Jennings. D.: 23'. V. inglese
T . alt .: A City Prepares . Scen .: Robert Sinclair . M .: Richard Q . McNaughton . Prod .: Alberto Cavalcanti per GPO Film Unit 35mm . D .: 23' . Bn . Versione inglese / English version. Da: BFI National Archive
È un documentario sui primi giorni di guerra a Londra. Le immagini di bambini che giocano su un vecchio pezzo di artiglieria e gli oggetti esposti all'Imperial War Museum ci rammentano la pace ventennale che si è interrotta domenica 3 settembre 1939. Quella giornata inizia pacificamente; la gente esce di casa per andare in chiesa o in campagna; ma alle 11.15 Chamberlain dà alla radio la notizia dell'avvenuta dichiarazione di guerra. Le raffiche di vento si mutano nel suono del primo allarme antiaereo e la gente si mette quietamente al riparo. Le scene successive mostrano i preparativi di guerra. Si riempiono sacchi di sabbia, inizia l'addestramento dei giovani della milizia, vengono dipinte strisce bianche sulle strade e sui veicoli, si procede allo sfollamento di bambini e invalidi, i soldati partono per il fronte, musei e gallerie si svuotano, si mimetizzano le navi, i profughi formano lunghe e pazienti code, gli animali vengono evacuati, le donne vestono vari tipi di uniformi. Le ombre della notte pongono fine a questo primo giorno; i teatri sono chiusi; solo il suono familiare dell'organetto di Barberia rallegra la città oscurata; l'attività continua all'ospedale e nell'arsenale, mentre i fasci di luce dei riflettori bucano la notte. Ma la temuta incursione aerea non arriva e Londra si prepara a un nuovo giorno, "perché è l'alba a esser giunta in Inghilterra". Il film si chiude sulle immagini di una Londra soleggiata e in vigile attesa accompagnate dal crescendo di una fanfara. Ci troviamo di fronte a uno dei documentari più interessanti degli ultimi mesi. Tra i suoi aspetti più stimolanti c'è la totale assenza di propaganda. I centralini telefonici, gli uffici di smistamento, oppure (in altri casi) le autocisterne e i gasometri - tutte cose che siamo abituati ad aspettarci - sono completamente assenti, come lo è ogni invadente appello al patriottismo. Il film non vuole dimostrare nulla. Si offre semplicemente come una testimonianza di quei primi giorni che ricordiamo così chiaramente, e ha il raro dono di essere un documentario nel vero senso della parola. Inevitabilmente mostra scene che ci sono familiari: e tuttavia esse sono presentate in maniera così vivida e realistica che il familiare diventa miracolosamente emozionante. Il segreto sta in parte nell'assenza di sentimentalismo (il commento fuori campo sfiora solo occasionalmente la commozione), ma soprattutto nel modo in cui le considerazione generali sono rafforzate da dettagli suggestivi.
Anonimo, "Sight and Sound", 31 ottobre 1939
This is a documentary of London in the first days of the war. Shots of children playing on an old gun, and the exhibits in the Imperial War Museum, remind us of the twenty years' peace which ended on Sunday, September 3, 1939. That day opens peacefully; people go to church and into the country; but at 11.15 Mr. Chamberlain broadcasts news of the declaration of war. A softly rising wind grows into the sound of the first air-raid warning and people quietly take shelter. The succeeding sequences show how London gradually prepares itself. Sandbags are filled, young militiamen go into training, white lines are painted on roads and cars, children and invalids are evacuated, soldiers leave for the front, the museums and galleries are emptied, ships are camouflaged, refugees from other lands wait patiently in queues, animals are evacuated and women don uniforms of various kinds. Night falls at the end of this first day; the theatres are closed; only the familiar barrel-organ cheers the black-out gloom; work goes on in hospital and arsenal, while the search- lights pierce the sky. But the raid which many fear does not come, and on the morrow London turns to a new day, "for it is dawn that has come to England". Shots of London standing alertly ready in the sunshine, accompanied by a rising fanfare of music, bring the film to a close.This is certainly one of the most interesting documentaries of recent months. One of the most stimulating things about it is a complete absence of propaganda. The subtle introduction of the telephone switchboard or the sorting office, or (in other hands) the oil-lorry or the gas-retort which one has come to expect, or even any obtrusive appeal to patriotic sentiment, are entirely absent. It is not concerned to present an argument of any kind. It stands simply as a record of those first days which we remember so vividly and so achieves the rare distinction of being a documentary in the real sense of the word. Inevitably it shows scenes with which we are all familiar: yet they are presented so strikingly and realistically that the familiar becomes, miraculously, exciting. The secret lies partly in an absence of sentimental rhetoric (only occasionally does the commentary touch the sentimental), but even more in the way in which general points are reinforced by striking details.
Anonymous, "Sight and Sound", October
S.S. IONIAN (Gb/1939) R.: Humphrey Jennings. D.: 20'
T . alt .: Her Last Trip . Prod .: Alberto Cavalcanti per GPO Film Unit.35mm . D .: 20' . Bn . Versione inglese / English version Da: BFI National Archive
Girato tra Spare Time e lo scoppio della guerra, S.S. Ionian (Her Last Trip) è stato raramente oggetto di attenzione. [...] Il film si concentra sul viaggio di una nave commerciale, simbolo della Marina mercantile britannica. Jennings ne approfitta per esplorare i benefici del libero mercato e il ruolo della Royal Navy nel mantenimento della sicurezza delle rotte mediterranee e per promuovere un'immagine positiva dei rapporti tra la Gran Bretagna e le colonie del Vicino Oriente. In ciascuna scena, dall'introduzione storica fino alla partenza della nave da Alessandria sulla rotta del ritorno, il materiale è montato in modo da integrare il temperamento inglese, il passato e la situazione internazionale contemporanea. La svolta drammatica degli eventi comportò la necessità di rivolgersi a due diversi tipi di pubblico con lo stesso messaggio: rassicurare la popolazione civile (un inglese su tre avrebbe preferito non entrare in guerra) e incoraggiare il sostegno dei potenziali alleati. Insomma, Jennings doveva trovare il giusto equilibrio tra un'immagine tranquillizzante della forza militare e morale britannica evitando al contempo un tono belligerante o uno stridente nazionalismo che potesse infiammare sentimenti anticoloniali e contribuire a inimicarsi gli Stati Uniti. Interpretare come tono sciovinista i frequenti riferimenti alla Royal Navy ("la più grande flotta del mondo") e ai suoi armamenti, ai suoi effettivi e al suo ruolo di protezione, significa scambiare il patriottismo di Jennings per aggressivo nazionalismo. Più che un'esibizione sciovinista della potenza imperiale, S.S. Ionian è una riflessione sull'interazione tra le diverse dimensioni dell'avventura imperiale britannica, lo scambio culturale ed economico e la sicurezza militare e commerciale. [...] Il riferimento all'Odissea non è oscuro come si potrebbe pensare. A scuola e all'università Jennings aveva studiato i classici e la loro influenza sulla poesia, il teatro e la musica inglesi. Per il regista il passato e il presente sono vicini, anzi simultanei. Nel cuore geografico e culturale della civiltà occidentale, una moderna nave inglese solca le acque portando un nome greco. Ben si adatta al punto di vista storico di Jennings il fatto che la nave salpi dalla baia di Gibilterra, luogo ricco di significato per la storia marittima britannica. Il film si snoda come una sorta di moderna odissea seguendo i commerci della nave e il ritorno a Londra con un nuovo carico.
Philip C. Logan, Humphrey Jennings and British Documentary Film Movement: A Re-assessment, Ashgate, Londra 2011
Falling between Spare Time and the outbreak of war, S.S. Ionian (Her Last Trip) has received little detailed attention. [...] The film focuses on the role of one merchant ship, which symbolises the British Merchant Navy. Around its voyage, Jennings explores the benefits drawn from free trade and the protective role of the Royal Navy, in maintaining the integrity of the Mediterranean shipping lanes. The narrative also promotes a positive image of the relationship between Britain and her colonies in the Near East. Within each sequence, from the historic introduction of the film until the departure of the ship from Alexandria on the home run, material is edited in such a way as to integrate aspects of English character, antiquity and the contemporary international situation. The dramatic turn of events meant that he must address two distinct audiences with the same message: to provide reassurance to a civilian population, where one in three felt Britain should take any option rather than go to war, while at the same time encourage support from potential allies. In other words he needed to strike a careful balance between a reassuring image of British fortitude and military strength, while avoiding a belligerent or strident nationalist tone that might inflame anti-colonial sentiment and contribute to alienating the United States. What has been interpreted as the 'jingoistic tone' of the film, with its frequent reference to the Royal Navy ("the greatest navy in the world"), its armaments, fighting strength and its protective role, is to misread Jennings' patriotism for aggressive nationalist sentiment. Rather than a jingoistic account of Imperial power, S.S. Ionian is rather a meditation upon the interaction between the different dimensions of historic British Imperial adventure, cultural and economic exchange and contemporary military and trade security. [...] The reference to the Odyssey is not as obscure as one may think. At school and university Jennings had studied the classics and t
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