Giovedì 4 luglio 201314.30
Cinema Lumičre - Sala Officinema/Mastroianni

TICHIJ DON

(The Quiet Don, URSS/1930) R.: Ol’ga Preobraženskaja e Ivan Pravov. D.: 115’

Accompagnamento al piano di Donald Sosin

T. it.: Il placido Don. T. int.:. The Quiet Don. Sog.: dal romanzo omonimo di Michail Šolochov. Scen.: Ol'ga Preobraženskaja, Ivan Pravov. F.: Dmitrij Feld'dman. Scgf.: Dmitrij Kolupaev. Ass. regia: Nikolaj Boroviški. Consulente: Michail Šolochov. Int.: Nikolaj Podgornyj (Pantelej Melechov), Andrej Abrikosov (Grigorij, suo figlio), Aleksandr Gromov (PeÅNtr), Emma Cesarskaja (Aksin'ja), Raisa Pužnaja (Natal'ja), Georgij Kovrov (Stepan Astachov), Elena Maksimova (Dar'ja), Sergej Čurakovskij (Evgenij Listnickij), Ivan Bykov (Garanža), Galli Slavatinskaja (turca), Vasilij Kovrigin (Prokofij Melechov), E. Safonova (Il'inična), Sof'ja Levitina (madre di Natal'ja), Antonin Pankryšev (membro della famiglia imperiale), Leonid Jurenev (gendarme). Prod.: Sovkino. Pri. pro.: 14 settembre 1931    35mm. L.: 2636 m. D.: 115' a 20 f/s. Bn. Didascalie russe / Russian intertitles
Da: Gosfilmofond

Il placido Don e' il primo adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Michail Šolochov, capolavoro riconosciuto della letteratura sovietica ed equivalente realsocialista di Guerra e pace. Nel 1965 Šolochov vincera' il premio Nobel: un gesto politico, dato che fuori dei confini dell'URSS il libro non aveva ricevuto riconoscimenti nè dal pubblico nè dalla critica. Nel 1930, tuttavia, era stato completato solo il primo dei quattro volumi, quello meno politicizzato e piu' melodrammatico. Preobraženskaja e Pravov si concentrano proprio sul melodramma. Il placido Don e' la diretta continuazione di Il villaggio del peccato. I due film, insieme al sonoro Vraž'i tropy (1935), formano una sorta di 'trilogia rurale'. Gli autori furono lodati e criticati innanzitutto per l'approccio etnografico. Registi e attori in realta' conoscevano la vita delle campagne solo per averne letto nei libri: Emma Cesarskaja, per esempio, che dopo Il placido Don fu considerata l'incarnazione ideale della cosacca, era cresciuta in una colta famiglia ebraica e prima delle riprese non era mai stata in un villaggio. Per i registi la campagna era il mondo dell'istinto, della spontaneita' e delle passioni primitive. Il villaggio del peccato si fondava sulla sensualita', Vraž'i tropy sull'odio (prevedibilmente, dato che il film e' tratto dal romanzo Odio di Ivan Šuchov). In Il placido Don i due elementi si intrecciano. E' significativo che il prologo, a prima vista non indispensabile e perfino eliminato dalla versione sonora del 1933, inizi con una poetica scena d'amore e si concluda con un omicidio. Nella trilogia rurale regna la fisiologia pura, che sospinge il melodramma ora negli spazi della tragedia, ora nel mondo della buffonata sinistra e grottesca. Quest'ultima e' particolarmente evidente nelle scene delle nozze, cruciali in ciascuno dei tre film. In Il villaggio del peccato viene sottolineato l'ambiente soffocante della festa nuziale: la bella sposa si asciuga continuamente il sudore dal viso di bambola, mentre una donna scatenata nelle danze spalanca la bocca per prendere aria e rotea gli occhi gonfi prima di rimettersi a ballare ancor piu' freneticamente. In Il placido Don un contadino completamente sbronzo deve guidare il corteo nuziale e la moglie, per farlo tornare in sè, gli mette due dita in gola. La popolarita' di Il placido Don non fece che crescere con il tempo, tanto che la Cesarskaja e Abrikosov continuarono a essere identificati con Aksina e Grigorij anche quando nel 1957-58 usci' il nuovo adattamento - a colori e sonoro - diretto da Sergej Gerasimov. Ma nell'immediato, il film conobbe un triste destino. Il biennio 1930-31 fu un momento difficile per il cinema sovietico commerciale e per l'avanguardia: fu sospesa la distribuzione dei film stranieri, Zemlja (La terra) di Dovženko fu massacrato dalle critiche negative e dalla censura, Prostoj slučaj (Un caso semplice) di Pudovkin fu bloccato. Anche Il placido Don venne ritirato dalle sale, seppure non definitivamente, e i due registi furono espulsi dall'Associazione dei lavoratori della cinematografia rivoluzionaria "per asservimento all'ideologia dello spettatore piccolo-borghese".

Pëtr Bagrov

 

The Quiet Don is the first film adaptation of the novel of the same name by Michail Šolochov, a recognized masterpiece of Soviet literature and the social realist equivalent of War and Peace. In 1965 Šolochov won the Nobel Prize: a political choice, given that outside the USSR the book was not known by either the public or the critics. In 1930, however, only the first of four volumes was completed, the least political and the most melodramatic of them.  Preobraženskaja and Pravov focused on the melodrama. The Quiet Don is the direct offshoot of The Women of Ryazan. The two films, together with the sound film Vraž'i tropy (1935), form a sort of "rural trilogy". The filmmakers were both praised and criticized mainly for their ethnographic approach. The directors and actors actually only knew the reality of country living from what they read in books: Emma Cesarskaja, for example, who after. The Quiet Don was to be considered the classic Cossack woman, had grown up in a cultured Jewish family and before the shooting took place had never set foot in any village. For the directors the countryside was a world of instincts, spontaneity and primitive passions. The Women of Ryazan centered on sensuality, Vraž'i tropy on hatred (predictably, given that the film was based on the novel Hatred by Ivan Šuchov). In The Quiet Don the two elements are intertwined. It's interesting that the prologue, at first glance insignificant, and even dropped in the 1933 sound version, begins with a poetic love scene and ends with a murder. In this rural trilogy pure physiology rules, gently pushing the melodrama at times toward tragedy, at times toward grotesque and bitter comedy. The latter is particularly evident in the wedding scenes, key in all three films. In The Women of Ryazan the wedding party is notably depicted as a suffocating affair: the lovely bride is continually wiping the sweat off her doll-like face, while a woman dancing maniacally has to catch her breath, mouth agape, while whirling her arms and spinning her eyes in circles, before resuming her frenetic dance. In The Quiet Don a drunken farmer has to drive the nuptial cortege, and his wife, in order to bring him back to some level of normalcy, sticks two fingers down his throat.
The Quiet Don's popularity only grew with passing time, and Cesarskaja and Abrikosov would long be associated with Aksina and Grigorij, even as late as 1957-58 when the new adaptation was released - in color and with sound - directed by Sergej Gerasimov. But the earlier film met with a cruel fate. The years 1930-31 represented a difficult period for Soviet cinema and for the avant-garde: foreign film distribution was suspended; Zemlja (Earth) by Dovženko was trashed by the critics and censors; Prostoj slučaj (A Simple Case) by Pudovkin was banned. Even The Quiet Don was pulled from the theaters, albeit not permanently, and the two directors were expelled from the Association of Revolutionary Cinema Workers for "subservience to petty bourgeois audiences".

Pëtr Bagrov

Accompagnamento Musicale Accompagnamento Musicale
Dettagli sul luogo:
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Numero posti: 174
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