ANJA / SVETLYJ GOROD
ANJA (The Mystery of Ania Gray, URSS/1927) R.: Ol’ga Preobraženskaja. D.: 57’
Accompagnamento al piano di Antonio Coppola
T. alt.: Anja Gaj, Tajna Ani Gaj. Sog.: dai racconti S meškom za smert'ju e Anja Gaj di Sergej Grigor'ev. Scen.: Ol'ga Preobraženskaja, Ivan Pravov. F.: Vasilij Chvatov. Scgf.: Dmitrij Kolupaev Int.: Nonna Timčenko (Anja Gaj), Michail Žarov (Jean, marinaio), Juldaš Agzamov (Ali, persiano), Naum Rogožin (Khan-khos-oglu, mercante persiano), Leonid Jurenev (Parmën Ivanovič, timoniere), Elena Tjapkina (moglie del mugnaio), PeÅNtr Zinov'ev (marinaio). Prod.: Sovkino (1Åã stabilimento). Pri. pro.: 12 aprile 1927 35mm. L.: 1300 m (incompleto). D.: 57' a 20 f/s. Bn. Didascalie russe / Russian intertitles Da: Gosfilmofond La prima e la sesta parte del film non si sono conservate / The first and sixth sections of the film have not been preserved
Prima del successo assordante di Il villaggio del peccato, Ol'ga Preobraženskaja occupava una modesta nicchia come regista di film per l'infanzia. Negli anni Venti in Unione Sovietica le fiabe erano vietate, per non distrarre il bambino dalla costruzione del socialismo. Ai ragazzi bisognava offrire storie edificanti nelle quali i giovani protagonisti ripetevano le eroiche imprese degli adulti. I cineasti di spicco non si cimentavano in questo genere, che toccava ai nuovi arrivati oppure ai registi 'non graditi' appartenenti alla generazione precedente, come appunto Preobraženskaja. Formalmente Anja si inserisce in quel filone. Un'adolescente rimasta sola al mondo incontra un marinaio-rivoluzionario, sposa la causa della rivoluzione ed entra nell'Armata Rossa. "Contrapponendoci ai film sdolcinati con Jackie Coogan, noi volevamo presentare i bambini come parte attiva della lotta rivoluzionaria" scrisse la regista. "In Anja i bambini muoiono per la rivoluzione [...] Non è un film per l'infanzia, ma un film al quale prendono parte dei bambini [...] mostra la rivoluzione cosi' come essa è percepita e riflessa dall'animo infantile". Per Preobraženskaja il film fu un punto di svolta. Era un perfetto esempio di 'straniamento', il principio descritto per la prima volta dal filologo formalista Viktor Šklovskij. Nella storia del cinema questo termine è strettamente associato allo sperimentalismo, e in particolare alla Fabbrica dell'attore eccentrico (FEKS): tuttavia anche i cosiddetti tradizionalisti sapevano usare lo 'straniamento' in maniera creativa. Due anni dopo Ol'ga Preobraženskaja e Ivan Pravov 'estranieranno' la rivoluzione nel mondo del circo in L'ultima attrazione, sceneggiato proprio da Šklovskij. In Anja lo sguardo infantile sulla rivoluzione produce una commistione di generi. Il risultato è un dinamico film d'avventura che tende ora verso la commedia eccentrica, ora verso il dramma naturalistico. Da un lato ci sono i rivoluzionari che si nascondono nelle bare, i gendarmi sciocchi e facilmente ingannabili fumati di hashish.
Dall'altro lato ci sono le immagini, girate in stile documentario, dei familiari uccisi della protagonista (i corpi coperti da stuoie dalle quali spuntano soltanto i piedi, e un volto con la bocca spalancata). Il tono pacato del film è a tratti alterato da un montaggio frenetico e la fotografia realistica è increspata dal gioco nervoso di macchie di luce. Vasilij Chvatov, secondo operatore di Ejzenštejn in Sciopero, rivela qui tutta la sua maestria. Per molto tempo si penso' che fosse sopravvissuta solo una parte del film. Poi ne furono ritrovate altre tre, ma ormai la pellicola era caduta nell'oblio. Sembra che la proiezione di Anja al Cinema Ritrovato sia la prima in più di settant'anni.
Pëtr Bagrov
Before the roaring success of The Women of Ryazan, Ol'ga Preobraženskaja occupied a modest niche making films for children. In the 1920s in the Soviet Union fairy tales were banned, so as not to distract children from the important task of building socialism. Young people were offered instead edifying stories in which their young protagonists emulated the heroic actions of adults. Prominent filmmakers did not venture into this genre, and it was left mainly to new, young directors or those who were 'non grata', belonging to the previous generation, such as Preobražensk aja. Anja falls legitimately into this category. A teenager, alone in the world, meets a sailor/revolutionary, joins the cause of the revolution and enlists in the Red Army. "To contrast the schmaltzy films of Jackie Coogan, we wanted to present children as an active part of the revolution", wrote the director. "In Anja children die for the revolution [...] it is not a film for children, but one in which children play a role [...] it shows the revolution as it is perceived by and reflected through the soul of a child". For Preobraženskaja the film represented a turning point. It was a classic example of 'estrangement', a principle first described by the formalist philosopher Viktor Šklovskij. Throughout the history of cinema this concept has been strictly associated with experimentalism, particularly to the Factory of Eccentric Actors (FEKS); however even some so-called traditionalists understood how to use 'estrangement' creatively. Two years later Ol'ga Preobraženskaja and Ivan Pravov 'abstracted' the revolution into the world of the circus, in The Last Attraction, written by Šklovskij himself. In Anja the child's perception of the revolution generates a mix of genres. The end result is a dynamic adventure film that at times tends toward broad comedy, and at others toward realistic drama. In one instance there are revolutionaries hiding in caskets from imbecilic gendarmes stoned on hashish who are easily duped. In another there is the imagery, shot in pure documentary style, of the dead protagonist's family members (their bodies covered by wicker, with only their feet sticking out, and one with mouth agape). The overall subdued tone of the film is at times upset by frenetic editing, and the otherwise realistic cinematography mottled by jittery splashes of light. In this film Vasilij Chvatov, the second cameraman of Ejzenštejn in Strike shows off his virtuosity. For many years it was believed that only a part of this film had survived. Subsequently three more parts were found, but the film had fallen out of anyone's interest. It appears that this screening of Anja at the Cinema Ritrovato represents its first in over seventy years.
Pëtr Bagrov
precede
SVETLYJ GOROD
URSS, 1928 Regia: Ol'ga Preobraženskaja Co-regia: Ivan Pravov
[La città luminosa] T. int.: Bright Town. T. alt.: Krasnyj platok, Slučaj s pis'mom. Sog.: dal racconto Krasnyj platok di Michail Rogi. Scen.: Ol'ga Preobraženskaja, Ivan Pravov. F.: Aleksej Solodkov. Scgf.: Dmitrij Kolupaev. Int.: Raisa Pužnaja (Nastas'ja Artëmova, contadina), Vasilij Gnedočkin (Pëtr Artëmov, operaio, suo marito), Emma Cesarskaja (Tonja, educatrice), Elena Maksimova (Marus'ka, vicina di Artëmov), Vladimir Čuvelëv (BereÅNzkin, amico di Artëmov), Evgenija Trubeckaja (madre di Tonja), Aleksandr Antonov (conducente), Aleksandr Timontaev (soldato dell'Armata Rossa), E. Terechov, Nadežna Kovalëva, Varvara Rizenko. Prod.: Sovkino. Pri. pro.: 4 settembre 1928 35mm. L.: 250 m. D.: 11' a 20 f/s. Bn. Didascalie russe / Russian intertitles Da: Gosfilmofond Si e' conservata solo la quarta parte del film / Only the fourth part of the film has been preserved
La città luminosa è il film meno noto e meno tipico di Ol'ga Preobraženskaja e Ivan Pravov. Invece di un vorticoso intreccio melodrammatico qui troviamo una trama esemplare: la rieducazione di una donna di campagna culturalmente arretrata trasferitasi in citta' insieme al marito attivista. Manca l'esotismo etnografico che rendeva i film della celebre coppia tanto attraenti agli occhi dei critici stranieri quanto irritanti a quelli dei critici sovietici. La fotografia discreta e le scenografie sottotono costringono lo spettatore a concentrarsi sulle sfumature della vita privata e quotidiana dei protagonisti. Il film e' fatto proprio di queste sfumature. La citta' luminosa appartiene a un filone importante del cinema sovietico della fine degli anni Venti: il bytovyj fil'm, il film che ritrae la vita di tutti i giorni. Dopo le epopee storico-rivoluzionarie di Ejzenštejn e dei suoi seguaci e dopo le sperimentazioni con i generi classici compiute da Kulešov e dalla Fabbrica dell'attore eccentrico apparve una serie di film che si concentravano sulla descrizione della quotidianità. Lasciate da parte le sperimentazioni e le questioni formali, i registi individuarono un'altra funzione cruciale del cinema: lo studio dell'essere umano. Questa variante del cinema sovietico non era tuttavia destinata a durare a lungo: l'esperienza si esaurisce praticamente con Tret'ja Mešcˇ anskaja (Letto e sofa') di Room e con alcuni film di Ermler e Barnet. In La citta' luminosa la padronanza registica di Preobraženskaja e Pravov si manifesta nella resa precisa e misurata dei dettagli psicologici: tanto nel lavoro con gli attori (il trio costituito da Raisa Pužnaja, Emma Cesarskaja e Elena Maksimova funziona qui alla perfezione), quanto nella scelta delle angolazioni, dei piani di ripresa. Uno stile di regia scarno e composto che diventerà la norma quaranta o cinquant'anni dopo. Il grande pubblico reagi' al film senza entusiasmo.
Uno dei lavoratori-attivisti che presenziarono alla prima proiezione pubblica disse: "La realta' sara' anche questa. Ma a noi bisogna mostrare non come viviamo, ma come dobbiamo vivere". Fu sommerso dagli applausi. Per noi La citta' luminosa e' una rara testimonianza di 'come vivevano' e di quello che i film degli anni Venti erano capaci di mostrare. Della strada che il cinema sovietico avrebbe potuto prendere ma che non prese. Tutto questo fa dell'unico rullo superstite del film un documento storico e artistico straordinario.
Pëtr Bagrov
Bright Town is the least known and least typical film by Ol'ga Preobraženskaja and Ivan Pravov. Rather than having the usual melodramatic machinations, the plot is quite simple: the re-education of a country-woman, culturally backward, who has moved into the city with her activist husband. It lacks the exotic ethnographic elements found in other films by this celebrated couple that made their films so respected among foreign critics and so irritating to their Soviet counterparts. The discrete cinematography and low-key art direction compel the spectator to concentrate on the nuances of the private and daily lives of its protagonists, which constitute the heart of this film. Bright Town belongs to an important artistic current in Soviet cinema of the late 1920s: the bytovyj fil'm, films that dealt with day-to-day life. Following the epic revolutionary/historical work of Ejzenštejn and his disciples, and after the experimentation with classic genres by Kulešov and the Factory of Eccentric Actors, a number of films were made that focused on everyday life. Leaving experimentation and formalist questions behind, those directors were determined to focus on another important role of film: the study of human nature. This variant of Soviet cinema, however, was not destined to last: the venture practically died out with Tret'ja Mešcˇ anskaja (Bed and Sofa) by Room and after a number of films by Ermler and Barnet. In Bright Town the masterful direction by Preobraženskaja and Pravov can be observed in the precise and measured handling of psychological details: as much in the work with the actors (Raisa Pužnaja, Emma Cesarskaja and Elena Maksimova play almost to perfection), as with the choice of shots and angles - a lean and composed style of direction, which would become the norm forty and fifty years in the future. The general public responded tepidly to the film. One of the activist-workers who was present at the public premiere was quoted as saying: "This might be the reality, but we don't need to see how we live but how we should live". He received a standing ovation. Now, for us, Bright Town represents a rare window into 'how they lived' and what the films from the Twenties were able to reveal, what Soviet cinema might have given us, but all to often didn't manage: all this from a single reel of surviving film of extraordinary historical and artistic merit.
Pëtr Bagrov
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