SLESAR' I KANCLER / KLJUČI SČAST’JA / PLEBEJ
SLESAR' I KANCLER (Locksmith and Chancelor / Il fabbro e il Primo Ministro, URSS/1923) R.: Vladimir Gardin. Co-regia: Ol'ga Preobraženskaja. D.: 50'
Accompagnamento al piano di Antonio Coppola
[Il fabbro e il Primo Ministro] T. int.: The Locksmith and the Chancellor. T. alt.: Kancler i slesar'. Sog.: ispirato alla pièce Kancler i slesar' di Anatolij Lunačarskij. Scen.: Vladimir Gardin, Vsevolod Pudovkin. F.: Evgenij Slavinskij. Scgf.: Vladimir Egorov. Int.: Ivan Chudoleev (imperatore di Nordlandia), Nikolaj Panov (il cancelliere von Turau), Nina Tairova (sua moglie), Vladimir Gardin (commendatore Hammer), Vladimir Maksimov (avvocato Frank Frei), Zoja Barancevič (contessa Mitsi), Iona Talanov (Berenberg, aiutante maggiore), Nikolaj Sal'tykov (Franz Stark, il fabbro), Liana Iskrickaja-Gardina (Anna), Oleg Frelich (Leo von Turau, figlio del cancelliere), Ivan Kapralov (Robert, suo fratello), Vera Valickaja (Lora, sua moglie), Ol'ga Bystrickaja (Anna, amante di Leo), Semenov (Netli, segretario del cancelliere), Ol'ga Preobraženskaja. Prod.: VUFKU (Jalta e Odessa). Pri. pro.: 12 luglio 1924 35mm. L.: 1140 m (incompleto). D.: 50' a 20 f/s. Bn. Didascalie russe / Russian intertitles
Da: Gosfilmofond
La pièce di Lunacarskij Il fabbro e il Primo Ministro, già rappresentata con successo a teatro, si svolgeva in due paesi immaginari, la Nordlandia e la Galikania, ma il sottotesto conteneva riferimenti ai moti rivoluzionari tedeschi del novembre 1918. I coautori della sceneggiatura del film che ne fu tratto, Gardin e Pudovkin, si ispirarono invece alla rivoluzione russa del febbraio 1917 e trasformarono uno dei protagonisti - l'avvocato-demagogo Frank Frei - in una parodia di Kerenskij. Nominato Ministro del lavoro dopo che il cancelliere della Nordlandia von Turau ha perso entrambi i figli, la vista e il portafoglio dello Stato, il socialista Frei si rivela un traditore del proletariato e finisce coinvolto in orge e festini. Dopo un colpo di mano dell'imperatore e dei rappresentanti del vecchio ordine, è costretto all'esilio mentre il fabbro Franz Stark viene nominato commissario del popolo. La sceneggiatura piacque all'autore della pièce, ma pare che tra i due sceneggiatori non ci fosse pieno accordo: Pudovkin rifiutò di affiancare Gardin nella regia e divenne allievo di Kulešov. Si può supporre che, uomo della modernità, non apprezzasse la combinazione di arcaismo e innovazione che si percepisce in Il fabbro e il Primo Ministro. Dal punto di vista stilistico il film è piu' simile ai tardi melodrammi prerivoluzionari (interni decadenti, trucco pesante, doppie esposizioni), mostrando allo stesso tempo un tratto caratteristico del cinema sovietico degli anni Venti: l'influenza del cinema d'avventura americano. Il fabbro e il Primo Ministro fu maltrattato dalla "Pravda", per motivi estetici e non ideologici: il confronto con l'acclamata messa in scena della pièce al teatro Korš non giovò alla versione cinematografica, e il recensore criticò aspramente la trama confusa, il lavoro del direttore della fotografia e dello scenografo, la mancata padronanza dei generi: "i trucchi americani", dilettanteschi, non sono "nècarne nè pesce". Il socialista Frei, interpretato da Maksimov, nella scena della parata (dopo la rivoluzione) è visibilmente interpretato da un altro attore che non gli somiglia per niente; nel film si fa esplodere un ponte di cemento (la scena è stata girata in Crimea) ma si vede crollare un ponte di ferro chiaramente preso da un "poliziesco" americano... Furono criticati anche gli attori, e quel rimprovero era forse il piu' bruciante: tra di loro c'erano anche allievi della scuola di Gardin, che passarono poi allo studio della Preobraženskaja. La partecipazione di quest'ultima alla regia consisteva probabilmente proprio nel lavoro con i giovani attori. Oggi lo stile diseguale del film e la mancata padronanza dei generi non sono visti come difetti ma come un'interessante particolarità del suo linguaggio. La prima e la sesta parte del film non si sono conservate.
Natal'ja Nusinova
Lunacarskij's play The Locksmith and the Chancellor, a success in the theater, was set in two imaginary lands, Nordlandia and Galikania, but the subtext offered references to German revolutionary rumblings taking place in November of 1918. The co-writers of the screenplay on which the film was based, Gardin and Pudovkin, took their inspiration however from the Russian revolution of February 1917, and transformed one of the protagonists - the demagogue lawyer Frank Frei - into a parody of Kerenskij. Nominated Minister of Labor after the Chancellor of Nordlandia, von Turau, has lost both his children, his sight and his position of power, the socialist Frei ends up betraying the proletariat and is mixed up in orgies and wild parties. After the emperor and the representatives of the old order step in to lay down the law, he is banished into exile and the blacksmith Franz Stark is named the People's Commissioner. The playwright was happy with the screenplay adaptation, but apparently the two screenwriters were not entirely in harmony: Pudovkin refused to work alongside Gardin in the direction and went to work as an assistant to Kulešov. One might suppose that, as a more modern thinker, he did not find the combination of archaism and innovation found in The Locksmith and the Chancellor to his liking. Stylistically, the film is more similar to the later melodramas of pre-revolutionary Russian cinema (ornate interiors, heavy makeup, double exposures), while at the same time showing elements of the Soviet revolutionary cinema of the 1920s, with its influences of American adventure films. The Locksmith and the Chancellor was panned by "Pravda" for aesthetic rather than ideological reasons: having to live up to the original successful play at the Korš Theater was a burden on the film version, and the harsh review criticized the confused plot, and slammed the work of the director of photography and the art director as lacking any clear genre: the amateurish "American-style tricks" are "neither fish nor fowl". The socialist Frei, played by Maksimov, is blatantly stood in for in the parade scene (following the revolution) by another actor who doesn't resemble him in the least; at one moment in the film a cement bridge is blown up (which was shot in the Crimea) but the bridge that subsequently collapses is an iron construction, footage that was obviously lifted from an American crime film... The actors were also criticized, and perhaps that was the bitterest pill to swallow: among them were students from Gardin's school, who then moved to Preobraženskaja's studio. The credit attributed to Preobraženskaja in the direction likely had to do with her work with the young actors. Today, the erratic style of the film and the apparent lack of any clear genre are not seen as defects per se as much as an interesting peculiarity of its cinematic language. The first and sixth parts of the film have not been restored.
Natal'ja Nusinova
KLJUČI SČAST'JA
(The Keys to Happiness / Le chiavi della felicità, URSS/1913) R.: Jakov Protazanov e Vladimir Gardin. D.: 4'
[Le chiavi della felicita'] T. int.: The Keys to Happiness. Sog.: dal romanzo omonimo di Anastasija Verbickaja. Scen.: Anastasija Verbickaja, V. Toddi [Vladimir Vol'berg]. F.: Georges Meyer, Aleksandr Levickij, Giovanni Vitrotti [riprese in Italia]. Scgf.: Česlav Sabinskij. Int.: Vladimir Maksimov (barone Steinbach), Ol'ga Preobraženskaja (Manja El'cova), M. Trojanov (Nelidov), Aleksandr Volkov (poeta Harald), Kojranskij (Jan), Vladimir Šaternikov (zio di Steinbach, ebreo pazzo), Jasmine (Sonja Gorlenko), Evgenija Uvarova (madre di Manja), Vladimir Gardin (zio di Manja), Tokarskij (fratello di Manja). Prod.: Societa' P. Timan e F. Reinhardt. Pri. pro.: 7 ottobre 1913 35mm. L.: 75 m (frammento). D.: 4' a 18 f/s. Bn. Didascalie russe / Russian intertitles Restaurato da Gosfilmofond / Preserved by Gosfilmofond
Adattamento dell'omonimo popolarissimo romanzo del 1909 di Anastasija Verbickaja incentrato su una donna sessualmente e creativamente libera, il film usci' quattro anni dopo la pubblicazione del libro e per poco non divenne il maggiore successo del cinema russo prerivoluzionario.
Le chiavi della felicita' segna il debutto cinematografico dell'attrice teatrale Ol'ga Preobraženskaja nel ruolo della nietzschiana 'donna nuova'. Vladimir Gardin (che figura anche tra gli interpreti) e' qui alla sua prima regia: il film e' co-diretto con Jakov Protazanov, nome gia' affermato della premiata ditta Timan-Reinhardt. Fin da questo primo film Gardin applica il suo metodo di lavoro con l'attore, che consiste nel frenare le emozioni che precedono un'esplosione estatica, e indica nella Preobraženskaja l'incarnazione piu' efficace e sensibile della sua teoria. Allieva di Stanislavskij, l'attrice esercito' con una certa maestria "il dominio delle emozioni, per dare la possibilita' di leggere sul suo volto cio' che accade nell'animo dell'eroina", e nella scena culminante del suicidio di Manja El'cova si calo' cosi' tanto nel ruolo da cadere in uno stato di semi-incoscienza. Il debutto cinematografico della Preobraženskaja e di Gardin fu un grande successo e li premiò con lauti guadagni: battè al al botteghino perfino Quo Vadis? di Enrico Guazzoni.
Il film, composto anche da scene girate in Italia dall'operatore Giovanni Vitrotti, costo' moltissimo per l'epoca. Grazie agli incassi, tuttavia, i produttori non solo si ripagarono le spese ma ristrutturarono completamente lo stabilimento cinematografico.
I distributori si rivolsero cosi' ai gestori delle sale: "Se volete che ci siano piu' rubli nelle casse dei vostri cinema che metri di pellicola, affrettatevi a mettervi in fila per Le chiavi della felicita' di A. Verbickaja, lungo cinquemila metri". La rivista "Cine-phono" (n. 27, 1913) giudico' il film un capolavoro che inaugurava il passaggio a una nuova era della cinematografia russa. Il film e' stato considerato perduto fino al 2007, quando negli studi cinematografici Lenfil'm e' stato ritrovato un piccolo frammento, subito affidato al Gosfilmofond, appartenente a un film di montaggio realizzato nel 1940 in occasione del genetliaco di Vladimir Gardin.
Natal'ja Nusinova
Adapted from the popular 1909 novel of the same name by Anastasija Verbickaja about a sexually and creatively independent woman, the film came out four years following the book and fell just short of being the biggest hit ever in pre-revolutionary Russian cinema. The Keys to Happiness marked the film debut for theater actress Ol'ga Preobraženskaja in the role of the Nietzschian 'new woman'. Vladimir Gardin (who also acts in the film) directs here for the first time; the film is co-directed with Jakov Protazanov, a name by then respected for his work with Timan-Reinhardt. From this first film Gardin applies his methods with actors, holding back their emotions before any explosions of ecstasy, and his theories play out successfully in his work with Preobraženskaja.
A student of Stanislavskij, the actress is masterful "dominating her feelings, allowing us to read in her face what is happening inside the soul of the heroine", and in the culminating scene of Manja El'cova's suicide, she succumbs so deeply to the moment that she falls into a state of semi-consciousness. This film debut by Preobraženskaja and Gardin was an enormous success and the premiere brought lavish earnings: it even surpassed Quo Vadis? by Enrico Guazzoni at the box office.
The film, which includes scenes shot in Italy by Giovanni Vitrotti, was hugely expensive for a film of the era. Thanks to the financial success however, the producers not only recouped their costs, but were able to entirely renovate their film studios. Distributors even went to theater owners and stated: "If you want more rubles that meters of film in your theaters' coffers hurry up and get in line for The Keys to Happiness by A. Verbickaja, which is five thousand meters long". The magazine "Cine-phono" (n. 27, 1913) described the film as a masterpiece that inaugurated a new era of Russian cinema. The film had been thought to be lost until 2007, when a short clip was discovered in the Lenfil'm film studios, edited into a 1940 homage to Vladimir Gardin on the anniversary of his birth, and it was immediately entrusted to the Gosfilmofond.
Natal'ja Nusinova
PLEBEJ (Plebean, URSS/1915) R.: Jakov Protazanov D.: 50'
[Il plebeo] T. int.: Plebeian. T. alt.: Roman grafini Ju. Sog.: dalla pièce Fröken Julie (La signorina Giulia) di August Strindberg. Scen.: Jakov Protazanov. F.: Nikolaj Efremov. Int.: Ol'ga Preobraženskaja (Julia), Nikolaj Radin (il servo Jean). Prod.: Russkaja zolotaja serija. Pri. pro.: 4 marzo 1915. 35mm. L.: 210 m (frammento). D.: 10' a 18 f/s. Bn. Da: Svenska Filminstitutet
L'adattamento del dramma di Strindberg La signorina Giulia faceva parte del progetto "Russkaja zolotaja serija" ("Serie d'oro russa"), lanciato da Timan e Reinhardt sulla scia del successo di Le chiavi della felicita' e ispirato alla "Serie d'oro" Ambrosio. I produttori puntavano sulla popolarita' degli adattamenti dei classici e sul principio di serialita'. Partita con gli adattamenti della letteratura russa, la "Serie d'oro russa" si volse presto ai classici della letteratura straniera. Il dramma di Strindberg, a lungo vietato anche in Svezia perchè "troppo audace e naturalistico" nella raffigurazione del lato fisico dell'amore, nel 1906 torna sui palcoscenici di Stoccolma provocando scalpore. Ben presto viene tradotto in russo, e probabilmente i produttori, pensando al successo di Le chiavi della felicita', speravano che il pubblico vedesse Strindberg come l'equivalente della scrittrice scandalistica Anastasija Verbickaja. La sceneggiatura di Protazanov semplifica un po' la trama, ma il risultato e' un film di alta qualita', tanto che la stampa cinematografica prerivoluzionaria lo defini' un raro esempio di adattamento riuscito di un'opera teatrale, lodando in particolare l'interpretazione di Ol'ga Preobraženskaja "credibile incarnazione della volubile, nevrotica, sensibile contessa con la sua psicologia ambivalente che la spinge ad essere attratta dal bel servitore e al contempo a disprezzarlo in quanto 'plebeo'" ("Cine-phono", 1915, n. 10). Per quanto riguarda il ruolo di Jean, che seduce la padrona e la spinge al suicidio, Nikolaj Radin, secondo la critica, ripete l'interpretazione offerta nel lavoro precedente, il film Leon Drei di Evgenij Bauer. Il plebeo fu uno degli ultimi titoli della "Serie d'oro russa": usci' infatti tra la prima e la seconda parte di Vojna i mir (Guerra e pace), le cui riprese furono segnate dal crescente disaccordo tra i registi, Gardin e Protazanov, e i produttori. Il conflitto porto' alla rottura tra i due cineasti e Timan, nonchè al al fallimento della "Serie d'oro russa".
Natal'ja Nusinova
The adaptation of the Strindberg drama Miss Julie was part of the project "Russkaja zolotaja serija" ("The Russian Gold Series"), launched by Timan and Reinhardt on the heels of the success of The Keys to Happiness and inspired by the Ambrosio Gold Series. The producers counted on the popularity of adaptations of the classics and on the potential for serialization. Starting with adaptations of Russian literature, the "Russkaja zolotaja serija" soon turned as well to foreign literature. Strindberg's drama, long banned in Sweden for being "too audacious and naturalistic" in portraying the physical aspects of love, returned to the stage in1906 in Stockholm, provoking a sensation. It was quickly translated into Russian, and the producers, likely considering the success of The Keys to Happiness, hoped that the public would see Strindberg as an equal to the popular and scandalous writer Anastasija Verbickaja. Protazanov's screenplay simplified the plot somewhat, but the result is a film of high quality, so much so that the press defined it as a rare example where a film had been adapted successfully from a play, complimenting the performance of Ol'ga Preobraženskaja as "a believable incarnation of the volatile, neurotic, sensitive countess, with her ambivalent psychology that drives her to be attracted by the handsome servant and at the same time despise him for his 'coarseness'" ("Cine-phono", 1915, n. 10). As for the performance of Jean, who seduces Julie and drives her to suicide, critics considered Nikolaj Radin's work a recall of his previous work in the film Leon Drei by Evgenij Bauer. Plebeian was one of the last films of the "Russkaja zolotaja serija": in fact it was released between the first and second parts of Vojna i mir (War and Peace), itself a victim of the discord during the shooting, between directors Gardin and Protazanov and the producers. This conflict led to the split between the directors and Timan, and the ultimate demise of the "Russkaja zolotaja serija".
Natal'ja Nusinova
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