Venerdì 5 luglio 201310.15
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni

IL FASCINO IRRESISTIBILE DELL'ANTICHITÀ (prima parte)

SAMSON ET DALILAH (Francia/1902) D.: 7'. Did. spagnole
LE JUGEMENT DE PHRYNE
(Francia/1897-1899) D.: 1'
UNE EXCURSION DANS LA GRÈCE ANTIQUE (Italia/1913) D.: 8'. Did. tedesche
LE RESSENTIMENT DE DIANE (Francia/1910) D.: 5'. Did. italiane
LO SCHIAVO DI CARTAGINE (Italia/1910) R.: Luigi Maggi. D.: 13'. Did. tedesche
LE MARIAGE D'AMOUR (Francia/1913) R.: Maurice Le Forestier. D.: 5'.
ORCHIDÉES (Francia/1913) D.: 5'. Did. francesi
LE RENDEZ-VOUS (Francia/1913) R.: Max Linder. D.: 14'. Did. tedesche

Accompagnamento al piano di Maud Nelissen

Alle ore 11.45 inizia il workshop in Sala Cervi  

 

Dalla seconda metà dell'Ottocento, con l'affermarsi delle correnti neoclassiche in arte e letteratura, si assiste a un pro­cesso di popolarizzazione della storia gre­ca e romana, declinata in un'accezione estetica e filosofica mitizzante, di matrice romantica. Il mondo antico viene perce­pito come un'era aurea e irripetibile: un universo vagheggiato che può rivivere solo nella dimensione dell'immaginario. Non è dunque casuale che quel passato continui a essere, ancora ai primi del Novecento, uno dei soggetti privilegiati della lettera­tura di largo consumo, in cui i racconti di ambientazione greca e romana sono spes­so corredati da illustrazioni ispirate alla vasta produzione pittorica ottocentesca sul tema. Un modello narrativo e visuale di cui il cinema ben presto si appropria, moltiplicandone le potenzialità.
Il cinema non solo riproduce la realtà, ma è anche in grado di resuscitare la storia. Di più: grazie al rapporto di immedesima­zione che si instaura tra lo spettatore e le vicende proiettate sullo schermo, il pub­blico ha l'opportunità miracolosa di calar­si anima e corpo nei fasti dell'antichità. Se è vero che il cinema nutre uno spic­cato interesse per il passato archeologico fin dai suoi esordi, è incontestabile che i canoni che determineranno la fortuna del genere storico-mitologico vengono fissati negli anni Dieci. Si stabiliscono le carat­teristiche del colossal storico: grandiosità delle scenografie, sfarzo dei costumi e de­gli allestimenti, spettacolarità dell'azione, gestione di enormi spazi scenici, utilizzo coreografico di migliaia di comparse. La febbre per l'antichità contagia l'intero movimento cinematografico internaziona­le, ma è l'Italia ad avere il ruolo dominan­te: film come Quo vadis?, Gli ultimi giorni di Pompei, Cajus Julius Caesar, Cabiria, tutti realizzati tra il 1913 e il 1914, di­venteranno pietre miliari nella storia del cinema muto. Il successo di questi film si misura anche dall'azione di traino e di contaminazione che esercitano sugli al­tri generi: se da un lato proliferano i 'dal vero' che documentano i siti archeologici di tutto il mondo, dall'altro le antichità greche e romane fanno da sfondo ad alcu­ne irriguardose comiche; da Quo vadis? a Kri Kri gladiatore il passo è breve.

Giovanni Lasi

 

Accanto ai colossal storici Quo Vadis? e Spartaco, il programma include una se­lezione di film più brevi (e in alcuni casi precedenti al 1913). Quando e come l'antichità fece la sua prima apparizione al cinema? Ancor prima del 1900, Pathé produceva scene risquées dove l'ambien­tazione nella Grecia antica legittimava la nudità; ci furono poi le scènes bibliques, ambiziose nella loro ricerca di "verità sto­rica, colore locale e ricchezza di costumi e set" (cataloghi Pathé del 1900 e 1902), e nel 1901 la prima versione di Quo Vadis?, una scène à grand spectacle, della durata di circa tre minuti. Le 'antichità' francesi degli anni successivi spiccano per le ma­gnifiche colorazioni a pochoir. Intorno al 1913 l'ideale di bellezza e sensualità an­tica travolse letteralmente la moda dell'e­poca, come documentano numerosi film: a casa le signore indossavano plissettati negligés Fortuny, e alle serate sfoggiavano creazioni di Poiret, Doucet e Drécoll, con tuniche a vita alta e abbondanti drappeggi di stoffe impalpabili, il tutto coronato da acconciature à la grecque.

Mariann Lewinsky

 

From the late 19th century, as neoclassi­cal currents held sway in art and litera­ture, Greek and Roman history also grew in popularity, but it was viewed through the aesthetic and philosophical lens of mythology and tinged with romanticism. The ancient world was seen as some kind of paradise lost, a golden age, tantalizing but irretrievable: a world we yearn for but which, by its very nature, can be revisited exclusively in the realm of fantasy. It is no wonder, then, that this distant era, remote and legendary, persisted as one of the main subjects of mainstream, popular lit­erature even into the beginning of the 20th century, with tales set in ancient Greece or Rome being published, graced with il­lustrations inspired by the vast production of 19th century neo-classical painting. The same visual and narrative model was soon adopted by the new medium of cinema, where its potential could be further ex­panded. A filmmaker does more than just reproduce reality on the screen; he also needs to be able to bring history to life, bridging the gap across space and time. Even more: thanks to the medium's ability immerse the spectator fully in the events taking place on the big screen, the mem­bers of a cinema audience have the mirac­ulous opportunity to lose themselves, body and soul, in the splendors of antiquity. If it is true that cinema has been, since its in­ception, nurturing a biding interest in the archeological past, it is equally true that the canons which determined the success of the mythological/historical genre were set in the 1910s: lavish sets and cos­tumes, spectacular action scenes filmed on vast studio lots with thousands of ex­tras. While certainly the entire internation­al film industry caught the Epic Classics bug, Italy surely dominated the scene with such films as Quo vadis?, Gli ultimi giorni di Pompei, Cajus Julius Caesar, Cabiria, all produced between 1913 and 1914, which were destined to become milestones in the history of silent film. The measure of the success of these films is evident in the effect they had on other genres: from the proliferation of dal vero made at ar­cheological sites around the world, to the irreverent comedies set in ancient Greek or Roman times. The road from Quo vadis? to Kri Kri gladiatore is very brief.

Giovanni Lasi

 

Alongside the Italian epics Quo Vadis? and Spartaco, the programme includes a selection of shorter (and in some cases earlier) films. When and how did the an­cient world make its first appearance in the cinema? Even before 1900, Pathé was offering risqué scenes, their Greek setting legitimising the nudity, then there were scènes bibliques, ambitious quests for "historical truth, local colour and richness in costumes and sets" (Pathé catalogues of 1900 and 1902) and in 1901 the first film version of Quo Vadis? appeared, a three minutes scène à grand spectacle. The French antiquity films of the following years are all conspicuous for their mag­nificent stencil-colouring. Around 1913 the ideal of antique beauty and sensuality took everyday fashion by storm and this is documented in many films: at home the ladies wear Fortuny pleated negligés, and at soirées creations by Poiret, Doucet and Drécoll, with high-girdled tunics over the finest fabrics draped in plentiful folds, all topped off with coiffures à la grècque.

Mariann Lewinsky

Accompagnamento Musicale Accompagnamento Musicale
Dettagli sul luogo:
Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65)

Numero posti: 174
Aria Condizionata
Accesso e servizi per disabili
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Tel. 051 2195311