Per semplicità e uniformità di trattamento, sono state accorpate le considerazioni relative alla catalogazione di manifesti, locandine e fotobuste. Viene specificato solo il caso in cui il trattamento delle fotobuste si discosta per alcuni aspetti, concettuali o formali, da quello di manifesti e locandine.
1. IL MATERIALE1.1 CENNI STORICICon il termine di manifesto si intende un particolare mezzo di comunicazione visiva o una particolare classe di artefatti a funzione comunicativa le cui caratteristiche, così come riportato nell’Enciclopedia Europea Garzanti, sono date dall’essere costituito da “un foglio di carta (per lo più di grandi dimensioni) con scritte e immagini usato come mezzo di comunicazione visiva per la propaganda e il richiamo pubblicitario, attraverso l’affissione sui muri della città” (1). A questa definizione va aggiunto che alla componente non verbale di solito viene affidata la funzione appellativa, di richiamo dell’attenzione, mentre alla componente verbale quella informativa e argomentativa. Le caratteristiche e il valore del manifesto variano con l’evolversi delle tecniche di riproduzione, del costume, dell’arte e delle strategie pubblicitarie, ma preme sottolineare il diritto di questo particolare artefatto comunicativo a ricoprire un posto fra i linguaggi autonomi, con statuto e codice propri e questo indipendentemente dalle qualità artistiche ed espressive raggiunte. Ciò vale anche per i manifesti e le locandine di cinema che mutuano le proprie caratteristiche dal manifesto in genere pur presentando alcuni elementi di novità. (esempio) Il manifesto è stato, almeno fino agli anni che precedono la seconda guerra mondiale, uno dei principali veicoli per la pubblicità cinematografica. Veniva esposto dai sette ai trenta giorni in corrispondenza dell’uscita di un film, nei luoghi urbani destinati alla pubblicità (strade, vetrine, facciate di palazzi), fuori dalle sale cinematografiche e lungo le fiancate dei mezzi di trasporto pubblico. Questa fase veniva affidata generalmente ad una ditta specializzata in affissioni. I primi manifesti di cinema derivano le loro caratteristiche dalla pubblicità di teatro, di circo e da quella commerciale e dal punto di vista tecnico sono legati alla diffusione della litografia e alle misure delle lastre della pietra litografica. In questi primi esemplari veniva data molta importanza al luogo in cui si teneva lo spettacolo di cinematografo e l’aspetto figurale era più scarso rispetto alla componente informativa e verbale. Già a partire dal primo decennio del ‘900 alcuni manifesti iniziano a essere concepiti propriamente per le facciate dei cinema, in genere a 4 fogli, per raggiungere le dimensioni-tipo di 340x240 cm. A queste date di solito era l’originale ad essere affisso negli enormi spazi antistanti la sala. Dal punto di vista stilistico i manifesti di cinema, così come quelli commerciali, mutuano stilemi dalle varie correnti artistiche, dal liberty alla transavanguardia, ma non è raro il caso contrario in cui sono le stesse arti visive a mutuare stilemi dal cartellonismo “cogliendo oltre i modelli formali, tutti i desideri collettivi di cui esso è portavoce” (2). Naturalmente, nell’ambito di questo mutuo scambio, il manifesto di cinema fisserà un proprio sistema di scrittura in cui un certo tipo di segno e di colore sarà messo in relazione al tipo di pellicola che si vuole raccontare. L’immagine, sempre pensata in vista del coinvolgimento dello spettatore con figure plasmate in rapporto al genere del film, è affiancata dalle scritte del credit e del titolo. Il rapporto fra immagine e scritte concorre alla definizione di una “scrittura verbo-visiva” (3) in quanto le scritte commentano il disegno e sono funzionali allo stile del film così come la scelta di un certo tipo di colore rispetto ad un altro viene fatta in base alle sue proprietà specificatamente psicologiche e in relazione al genere del film. I colori più usati sono i primari (blu, rosso, giallo) e secondari (arancio, verde, viola). Tecnicamente, fino agli anni ‘40, il sistema maggiormente usato per la stampe era la litografia, con conseguenti risultati dal punto di vista estetico e stilistico come la prevalenza di tinte piatte e l’importanza della linea di contorno. Alla fine degli anni ‘40 si assiste al progressivo affievolirsi dell’uso dei segni grafici mutuati dalla tradizione litografica e dall’osservazione dal vero operata dall’illustratore. L’uso sempre più massiccio della fotografia, soprattutto nell’ambito delle tecniche di stampa, e della consuetudine della foto di scena e di ritratto porterà a un rinnovamento dello stile anche nel cartellonismo che conterrà sempre più illustrazioni a metà strada fra segno manuale e “il marchio ottico e referenziale specifico della fotografia” (4). Questi, assieme all’uso di colori sgargianti e forme enfatizzate e quasi caricaturali costituiranno il nuovo linguaggio dell’illustrazione di cinema del secondo dopoguerra in Italia. Il formato dei manifesti era diviso in varie categorie di misure: 1 foglio, 2 fogli, 4 fogli, 8 fogli, 12 fogli, 24 fogli (gli ultimi tre orizzontali) a partire da una superficie di 70x100 cm (1 foglio) secondo una standardizzazione introdotta dall’industria cinematografica statunitense già all’inizio del secolo scorso. I formati più grandi, come quello a 24 fogli, erano utilizzati per lanci particolari e venivano affissi su appositi supporti o sulle facciate dei palazzi in restauro. In alcuni paesi del nord Europa, Francia e Belgio soprattutto, le misure base dei manifesti possono variare. In Belgio, nel dopoguerra, l’affiche di 85x62 cm passa dall’orientamento verticale a quello orizzontale. In Francia le misure standard per les affiches sono 120x160 cm e multipli. Mentre oggi si tende ad affidarsi ad un’unica immagine per i vari formati, inizialmente venivano richiesti bozzetti in varie misure e con soggetti differenti a seconda del prodotto (manifesto o locandina) e della sua destinazione. Come ci conferma Silvano Campeggi (Nano), uno dei maggiori cartellonisti italiani del dopoguerra, i manifesti per i film di seconda visione “dovevano essere più raccontati, perché finivano a tappezzare i muri delle piazze dei piccoli centri dove la gente si fermava più tempo a guardarli. Quelli di prima visione, per le grandi città, dovevano colpire subito l’attenzione dei passanti più frettolosi” (5). Un bravo cartellonista doveva fare da ponte fra le esigenze della produzione e il linguaggio del pubblico. Ecco perché le case di distribuzione internazionali diversificavano stile e tipo di immagine del materiale pubblicitario destinato ad altri paesi, ricorrendo il più delle volte a disegnatori locali in grado di tradurre adeguatamente nel dettaglio, nello stile e nei modi l’immaginario dei paesi dove il film sarebbe stato in distribuzione. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, in relazione all’aumento di consumo di cinema in Italia, aumenta anche la produzione di immagini su carta stampata. Ai manifesti si aggiungono sempre più spesso le locandine e le fotobuste da affiggere nei cinema. Le locandine (esempio) posseggono caratteristiche grafico-formali analoghe a quelle dei manifesti, anche se il formato differente (6) condiziona fortemente il prodotto finale assieme agli effetti determinati dall’evoluzione delle tecniche di riproduzione e stampa e dalla diffusione della fotografia. E’ possibile ritrovare l’utilizzo di analoghi elementi narrativi nelle fotobuste dello stesso periodo. (esempi). Prodotte anch’esse dalle case di distribuzione, fanno parte del corredo pubblicitario di base di un film così come testimoniato nelle guide pubblicitarie per l’esercente, dove compaiono anche col nome di Buste Foto o Serie di Buste Foto. Sono costituite da un insieme di fogli (soggetti) con immagini e testo riferiti a un film, contenuti in una busta che riporta, invece, sole le informazioni sul film. In Italia i soggetti, in numero variabile da 8 a 16, sono costituiti da un testo, da una o più fotografie su un’impostazione grafica che spesso ricorre al disegno; la parte testuale riporta, in genere, titolo, cast, credits del film (informazioni presenti anche nella busta esterna), mentre l’impostazione grafica è comune per tutti i soggetti. Le immagini fotografiche, invece, cambiano secondo una logica che ritroviamo nelle lobby card set statunitensi, da cui le nostre fotobuste derivano tipologicamente. L’uso delle lobby card viene introdotto negli Stati Uniti attorno al 1910 come materiale affisso nei ridotti dei cinema per pubblicizzare gli spettacoli (il ridotto – lobby – è la sala in cui si intrattengono gli spettatori nell’intervallo fra uno spettacolo e l’altro). Ogni lobby card/set era composta da 8 esemplari numerati: il primo della serie riproduceva la miniatura del manifesto, mentre gli altri sette contenevano titolo, logo della casa di distribuzione e immagine di alcune scene del film raggruppate secondo una logica precisa: 2-3 card con i protagonisti principali, 2-3 card con protagonisti secondari, 1-2 card con scene panoramiche in cui appaiono gruppi, paesaggi, scenari generali. Le misure di questi soggetti variavano da un minimo di 28 x 36 cm (soprattutto dal 1960 al 1990) a un massimo di 36x43 cm. Le prime a colori furono prodotte attorno al 1920 mentre il loro uso si riduce drasticamente a partire dagli anni ‘80. Dal punto di vista stilistico la produzione italiana di fotobuste che va dal 1932 al 1942 è da considerarsi particolare per ricchezza e qualità estetiche raggiunte. “La locandina fotografica anteguerra era costituita da un supporto cartonato di dimensioni 49x34 cm sul quale veniva incollata sul lato destro, una riproduzione a rotocalco di una fotografia di scena, mentre il rimanente spazio era utilizzato dal grafico, creatore di un’autonoma illustrazione, spesso stilizzata, funzionale al tema del film e sintetizzata in una gradevole forma-idea” (8). Le fotobuste rientrano fra le forme di pubblicità interna rivolte allo spettatore: luogo di destinazione erano le apposite bacheche poste all’interno dei cinema. 1.2 CARATTERISTICHE FORMALI1.2.1 Manifesti e locandineFanno parte del corredo pubblicitario di un film. Sono composti da testo e immagine, stampati in più esemplari su una sola facciata di uno o più fogli e destinati all’affissione. La parte testuale riporta in genere il titolo del film, cast, credits e slogan, mentre la parte iconica sintetizza una o più scene del film, ne interpreta il genere e comunque l’ambientazione, i personaggi principali e l’atmosfera complessiva. Sono inoltre riportate, di solito nei margini del foglio, informazioni relative alla stampa, autorizzazioni, ecc. Le locandine hanno spesso uno spazio bianco, a volte delimitato da una cornice, che può essere utilizzato dall’esercente per informazioni relative alla proiezione (luogo, ora…)1.2.2 FotobusteLa fotobusta è una raccolta di immagini destinate all’affissione all’interno delle sale cinematografiche.
Si compone di una serie variabile di soggetti contenuti in una busta. Tra gli anni ‘30 e ‘40, in Italia, le fotografie erano incollate su un supporto di cartoncino sul quale era in genere stampata la parte testuale. (esempi) 2. TRATTAMENTO CATALOGRAFICOManifesti, locandine e fotobuste sono catalogati nel “canale” CATALOGAZIONE GRAFICA attivato nella modalità GESTIONE BIBLIOGRAFICA POLO di Sebina.Gli Authority Files degli autori, essendo creati nell’archivio comune dell’attività solo in Polo e di colloquio con l’INDICE, possono essere condivisi. Gli Authority Files dei soggetti sono in archivio di Polo. 2.1 MANIFESTI E LOCANDINESono immagini sciolte catalogate ad un unico livello, anche quando un manifesto è costituito da più fogli.2.2 FOTOBUSTE (9)00Poiché la fotobusta è una serie di immagini, si poteva optare per una catalogazione ad un unico livello (definendo la quantità dei singoli documenti che compongono l’unità fotobusta nell’area della descrizione fisica, nell’abstract e a livello inventariale) oppure approntare una catalogazione a più livelli, catalogando i singoli soggetti come titoli inferiori legati ad un titolo superiore.È stata scelta la prima soluzione: la catalogazione ad un unico livello infatti ha il vantaggio di rendere più immediata l’individuazione della consistenza della serie e più snella la rappresentazione catalografica del documento, eliminando in OPAC un eccesso di titoli per lo più di natura W e di scarsa specificità. Inoltre, poiché titolo, responsabilità e caratteristiche fisiche dei singoli documenti di una serie sono in genere uniformi, la pratica di una catalogazione a livelli, pur nella sua correttezza formale, non avrebbe apportato aggiunte informative significative sui singoli pezzi. 3. DESCRIZIONE: GENERALITA'3.1 AREE ISBD:Le aree compilate sono:• Area 1 (Area del titolo e dell’indicazione di responsabilità) • Area 4 (Area della pubblicazione, distribuzione, ecc.) • Area 5 (Area della descrizione fisica) • Area 7 (Area delle note) 3.2 FONTI DELLE INFORMAZIONIFonte principale dell’informazione è il documento stesso. In alcuni casi è opportuno fare ricorso a fonti esterne (repertori, vedi nota 10).In particolare: • Per la compilazione dell’area 1. la fonte principale è il documento stesso. Informazioni ricavate da fonti esterne vanno comunque indicate tra parentesi quadre ([ ]); • Per la compilazione dell’area 4. la fonte principale è il documento stesso. Si fa ricorso a fonti esterne quando le indicazioni relative alla pubblicazione non siano presenti sul documento (ad esempio, se sul documento non compare la data di stampa o pubblicazione, si indica tra parentesi quadre ([ ]) la data di uscita del film, ricavata da un repertorio); • Per la compilazione dell’area 5. la fonte principale è il documento stesso; • Per la compilazione dell’area 7. possono essere indicate indifferentemente informazioni ricavate sia dal documento (specificazioni relative alla data, al logo, ecc.) che da fonti esterne (repertori). 3.3 PUNTEGGIATURAOgni area, tranne la prima, è preceduta da “. - ”(punto, spazio, trattino alto, spazio). All’interno di ogni area, la punteggiatura utilizzata è quella prescritta dagli ISBD. La prima area delle note è preceduta da “. ((” (punto, spazio, doppia parentesi tonda) Oltre alla punteggiatura prevista dagli ISBD, nell’area 7 (in cui si riporta la parte testuale presente sul documento) verrà utilizzato trattino alto fra due spazi ( - ), come descritto più specificatamente nel paragrafo area 7.3.4 USO DELLE MAIUSCOLEValgono le norme in uso per gli standard descrittivi riportati in ISBD(M) International Standard Bibliographic Description for Monographic Publications (11) e in ISBD(NBM) International Standard Bibliographic Description for Non-Book Material (12) come recepiti in SBN. All’interno dell’area 7, dopo ogni trattino ( - ), si scriveranno le iniziali minuscole (ad eccezione di nomi propri, acronimi, ecc. come previsto dalla lingua italiana).4. AREE ISBD4.1 AREA 1. AREA DEL TITOLO E DELL’INDICAZIONE DI RESPONSABILITÀPROSPETTO:Titolo proprio : complemento del titolo / prima indicazione di responsabilità ; seconda indicazione di responsabilità. 4.1.1 TitoloSi considera titolo proprio del documento il titolo del film, nella lingua che compare sul documento. Nei manifesti e nelle locandine il titolo del film compare sul documento, in genere con una certa evidenza grafica.Nelle fotobuste il titolo del film è riportato, per la totalità dei casi di esemplari integri esaminati, sia sulla busta che sui singoli soggetti. Dal momento che la busta è l’elemento che raccoglie e contiene i singoli soggetti che costituiscono la serie, si è ritenuto di considerare la busta come fonte primaria per l’individuazione del titolo proprio. Pertanto, quando ci si trova in presenza di singoli soggetti pervenuti privi di busta, si potrà comunque ricavare il titolo proprio dai soggetti, indicandolo però tra parentesi quadre ([ ]). Frasi che accompagnano il titolo vengono trattate come complementi del titolo. Slogan o frasi di lancio, non trattate come complementi del titolo, vengono trattate in nota. 4.1.1.1 Casi particolariNel corso della sperimentazione sono emersi alcuni casi particolari, in genere legati a ripensamenti sulle strategie comunicative della distribuzione, dei singoli esercenti, o dovuti a indicazioni specifiche degli organi di censura. Quelli emersi più frequentemente sono:• Il titolo presente sul documento non coincide con il titolo con cui il film è uscito nelle sale. Nella descrizione andrà riportato il titolo del film come indicato nel documento. L’accesso allo stesso a partire dal titolo del film, comunemente noto, sarà garantito dall’accesso per soggetto e dal legame con altro titolo. • Il titolo del film è scritto su una striscia di carta incollata, a coprire altro titolo stampato sul documento (esempio) Nella descrizione andrà riportato il titolo del film riportato sulla striscia di carta fra parentesi quadre ([ ]) e tale informazione andrà segnalata nell’area delle note. Sempre nell’area delle note andrà trascritto, se leggibile, il titolo coperto. Si darà luogo ad una nuova descrizione nel caso di documenti senza striscia di carta incollata. 4.1.2 ResponsabilitàLe indicazioni di responsabilità sono riferite a chi (persona o ente) ha la responsabilità intellettuale dell’immagine grafica, ovvero a chi svolge il ruolo di ideatore dell’artefatto comunicativo (13). Nei manifesti e nelle locandine la firma del grafico o dell’illustratore, quando presente, è di solito posta in qualsiasi punto dell’ingombro visivo (15), mentre il nome del tipografo è collocato nei margini (16), di solito in basso. Nelle fotobuste il nome dell’artista, del grafico o del tipografo è di solito riportato sul soggetto, sulla busta e, in genere, su entrambe le unità. Inoltre, da un confronto con le guide pubblicitarie, emerge che può presentarsi il caso in cui i soggetti sono firmati, magari solo nella parte disegnata, mentre nella corrispettiva guida pubblicitaria compare l’indicazione di uno studio grafico che ha curato la realizzazione del documento: in questo caso si riportano nelle indicazioni di responsabilità entrambi i nomi, registrando il nome dello studio grafico, o altro nome che compaia in una fonte esterna al documento, tra parentesi quadre ([ ]). 4.2 AREA 2. AREA DELL’EDIZIONELa casistica analizzata non ha portato a rilevare casi espliciti di indicazione di edizione, per cui, allo stato attuale, per l’area 2 non si prevedono prescrizioni.Quelle che nella letteratura specialistica vengono definite “ristampa” o “riedizione” si riferiscono a scelte sul riutilizzo di un certo materiale pubblicitario a seguito della riedizione di un film. Poiché questo riutilizzo può essere ad opera di distributori differenti, realizzato da altri autori, tipografie o con tecniche diverse, l’esito è la realizzazione di un prodotto nuovo (17). Infatti, benché ci siano casi di manifesti ripubblicati in occasione di uscite del film successive alla data di prima distribuzione anche in uno stesso paese, non sono finora state trovate, né sul documento né su fonti esterne, indicazioni specifiche che evidenzino che si tratti di successive o nuove edizioni. Le riedizioni, o le edizioni in nazioni diverse da quella di produzione del film, sono in genere curate dal distributore che opera a livello nazionale o locale, o che, in periodi successivi, si occupa della distribuzione del film. 4.3 AREA 4. AREA DELLA PUBBLICAZIONE, DISTRIBUZIONE, ECC.PROSPETTO:. – Luogo: editore, data (luogo di stampa : tipografia, data) 4.3.1 Luogo ed editoreIl produttore e il distributore hanno un ruolo attivo nella realizzazione del corredo pubblicitario del film (18). Se non c’è un editore espresso o identificabile andrà riportata l’indicazione [S.l. : s.n.]. 4.3.2 DataDocumenti che riportano indicazione di data. Se sul documento l’indicazione della data non è preceduta o seguita da nessuna specificazione, o se la data è accompagnata da espressioni del tipo “Anno di edizione”, “Prima edizione italiana” (21) oppure se si tratta della data di stampa o di copyright (22), sarà ritenuta comunque data di pubblicazione e inserita in area 4 come tale. Se sul documento sono stampate più indicazioni di data, la scelta della data del documento sarà, nell’ordine: Le altre indicazioni di data andranno comunque riportate in nota, ad eccezione della data di stampa che andrà riportata di seguito allo stampatore. Documenti che non riportano indicazione di data. Se sul documento non appare alcuna data, oppure se la data è quella dell’autorizzazione all’affissione pubblica o del visto di censura, andrà riportata tra parentesi quadre ([ ]) la data di uscita del film indicata dai repertori più accreditati (23), seguita dalla dicitura ca. Non è infatti opportuno far coincidere in maniera certa la data di uscita del film con la sua data di distribuzione e relativo lancio, o con quella dell’autorizzazione all’affissione o del rilascio del visto di censura. Sono frequenti i casi in cui la distribuzione, e non solo nel caso di film prodotti in altre nazioni, avviene in tempi successivi. Si verificano inoltre, anche se non di frequente, casi di film riproposti nelle sale in anni successivi alla prima uscita, e per i quali viene rinnovato il corredo per il lancio. La data indicativa di uscita del film ha comunque un valore orientativo per la collocazione temporale del documento. 4.3.3 StampaVengono sempre indicati il luogo e il nome dello stampatore. L’informazione è ritenuta obbligatoria per il ruolo che ha lo stampatore rispetto alla produzione del documento. Siamo infatti in presenza di manufatti grafici per la cui realizzazione sono necessari fasi e processi di stampa specifici, responsabili della resa finale del prodotto.Viene inoltre indicata la data di stampa anche se ce n’è un’altra usata come data di pubblicazione. 4.4 AREA 5. AREA DELLA DESCRIZIONE FISICAPROSPETTO:. – indicazione specifica del materiale ed estensione : tecnica e indicazioni sul colore ; dimensioni. 4.4.1 Manifesti e locandine4.4.1.1 Indicazione specifica del materialeI materiali possono essere di due tipologie: manifesti o locandine. Un manifesto può essere costituito da più fogli (24): in questo caso il numero dei fogli che compongono il singolo manifesto andrà segnalato tra parentesi tonde ( ), di seguito all’indicazione specifica del materiale. Esempio: 4.4.1.2 Tecnica
Esempio: 4.4.1.3 Dimensioni• Nel caso di locandine e manifesti a un foglio: • Nel caso di manifesti a più fogli 4.4.2 Fotobuste4.4.2.1 Indicazione specifica del materiale• Se sul documento o sulla guida pubblicitaria si ha traccia del numero dei soggetti di cui si compone la serie e indipendentemente da quanti se ne possiedono:1 fotobusta (n. soggetti) • Se sul documento o sulla guida pubblicitaria non si ha traccia del numero dei soggetti di cui si compone la serie: 1 fotobusta (vari soggetti) 4.4.2.2 TecnicaLa tipologia del materiale è articolata e non sempre permette l’individuazione di una tecnica di stampa prioritaria rispetto alle altre: in genere viene registrata come tecnica mista, tranne nel caso in cui la tecnica sia riportata da fonti esterne (ad esempio le guide pubblicitarie).L’indicazione relativa al colore fornisce informazioni sull’uso del colore, del bianco e nero o della combinazione di colore e bianco e nero. 4.4.2.3 Dimensioni• nel caso di uno o più soggetti sciolti: • nel caso i soggetti siano contenuti in un soggettone ripiegato: • nel caso i soggetti siano contenuti in una busta: • nel caso i soggetti siano contenuti in un soggetto ripiegato e il tutto sia contenuto in una busta: 4.5 AREA 7. AREA DELLE NOTELe note possono essere relative alle singole aree oppure non essere riferibili a nessuna di esse. Infatti, in considerazione del valore informativo che ha la parte testuale presente sul documento e di cui non si rileva traccia nella descrizione, si è deciso che questa sarà trascritta in area 7. Nella redazione delle note, l’ordine segue quello delle aree. Di seguito alle note relative alle aree, andrà trascritta la parte testuale presente sul documento. (esempi) Non essendo possibile enumerare tutte le note, verranno qui raggruppate per categoria corrispondente alle aree dell’ISBD(NBM). La prima nota è introdotta da punto spazio doppia parentesi tonda (. ((). Le successive da punto, spazio, linea lunga, spazio (. - ). All’interno di una nota relativa ad una stessa area, si userà la punteggiatura convenzionale che separa i diversi elementi. Inoltre nelle fotobuste verrà specificato se le informazioni sono tratte dalla busta o dai soggetti. 4.5.1 Note sull’area del titolo e dell’indicazione di responsabilità:Sono relative a: 4.5.2 Note sull’area della pubblicazione, distribuzione, ecc.:Sono normalmente utilizzate per fornire dettagli o specificazioni relativi alla data del documento (es. scrittura con numeri romani, altre date presenti sul documento, fonti per l’attribuzione di data). 4.5.3 Note sull’area della descrizione fisicaComprendono le informazioni aggiuntive relative alla descrizione fisica (ad es. numero, dimensioni e disposizione dei fogli che compongono un documento, parti aggiunte o incollate). 4.5.4 Altre noteSono note nelle quali si riporta la parte testuale presente sul documento che non compare nella descrizione.
Sono le ultime, dopo punto spazio, trattino lungo, spazio (. - ). Questi due blocchi informativi costituiscono due note distinte e sono separate da punto, spazio, trattino alto, spazio (. - ). Ordine e punteggiatura all’interno del primo blocco: • Ordine e punteggiatura all’interno del secondo blocco:
Si indicheranno le posizioni dei singoli segmenti testuali dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra con la dicitura: nel margine superiore… nel margine inferiore… nel margine sinistro… nel margine destro…, separati da spazio punto e virgola spazio ( ; ). 4.5.4.1 Fotobuste: casi particolari• soggetti verticali e orizzontali nella stessa serie Come già rilevato la serie di soggetti di fotobuste è composta dagli stessi elementi grafico-pittorici disposti in modo identico sulla superficie dei singoli fogli, in cui cambia solo il soggetto della fotografia. Spesso, quando cambia il formato del foglio da verticale a orizzontale o viceversa anche all’interno della stessa serie e in presenza di soggetto doppio ripiegabile (esempio), si può assistere ad una diversa disposizione grafica degli elementi che comunque rimangono gli stessi. La descrizione sarà unica per tutti i soggetti della serie e in grado di rilevare le differenze semplicemente specificando nella nota descrittiva:
4.5.5 Elenco delle note ISBD ricorrentiArea 1 Area 4 Area 5 Altre note • Se, nello spazio dedicato, sono presenti indicazioni di sala a stampa: • Se sono presenti avvertenze sull’utilizzo del materiale pubblicitario: 4.6 QUANDO PROCEDERE A UNA NUOVA CATALOGAZIONEPoiché può verificarsi il caso di esemplari quasi del tutto identici di manifesti, locandine o fotobuste, è opportuno segnalare che:1. si procede ad una nuova catalogazione ogni volta che un esemplare si differenzia da un altro per: • striscia di carta incollata con slogan pubblicitario; • striscia di carta incollata su nomi di attori o su altre indicazioni a stampa; • differenti indicazioni a stampa di qualunque natura (tipografia, logo, produttore, distributore…). 2. si mantiene la stessa catalogazione quando ci si trova in presenza di due o più esemplari di un documento in cui si riscontrano differenze per: • timbri; • strisce incollate sugli spazi riservati alle sale cinematografiche. 5. TRATTAMENTO IN SBN5.1 CODICI DI QUALIFICAZIONEIl modulo CATALOGAZIONE GRAFICA prevede codici di qualificazione da utilizzare per differenti tipologie di materiale (fotografie, stampe, figurine, manifesti…).5.1.1 Manifesti e locandinePer la qualificazione di locandine e manifesti cinematografici (per cui prodotti a stampa realizzati in un periodo che va dal 1895 ad oggi) sono stati individuati, allo stato attuale dei lavori, i codici di seguito riportati in tabella:
5.1.2 FotobustePer la qualificazione delle fotobuste (prodotti a stampa realizzati in un periodo che va dal 1895 ad oggi) sono stati individuati, allo stato attuale dei lavori, i codici di seguito riportati in tabella:
5.2 LEGAMI CON AUTORI“Il manifesto contemporaneo è oggi il prodotto dell’attività di tre figure professionali: l’artista che lo progetta, eseguendo il bozzetto, il grafico che studia l’impaginazione di immagine e testo, ed infine lo stampatore. In genere sul margine della superficie cartacea del manifesto compare un unico nome (l’artista o il grafico, specie se accade che siano la stessa persona) oppure il logo di uno studio di pubblicità” (38).Nel caso dei manifesti cinematografici si è constatato che compare molto frequentemente anche il nome della tipografia. Oltre all’artista, al grafico e allo stampatore, si è poi ritenuto opportuno rilevare il ruolo di responsabilità che hanno il regista del film e l’editore. Il primo, in quanto il manifesto cinematografico è la rappresentazione di una rappresentazione (il prodotto film, appunto) di cui il regista è autore (39), il secondo coincide in genere con la casa di produzione o di distribuzione che decide la campagna promozionale del film. La segnalazione di queste differenti responsabilità viene esplicitata nella creazione dei legami con gli autori, cui si aggiunge l’indicazione specifica del ruolo di responsabilità. In fase di descrizione, invece, si è deciso di evitare ridondanze e ripetizioni in quanto lo stampatore viene indicato nell’area della pubblicazione e il regista in quella delle note, pertanto non si inseriscono in area 1. 5.2.1 Forma dell’intestazionePer la scelta della forma dell’intestazione si utilizzano le RICA e la Guida alla Catalogazione in SBN.Per la punteggiatura e i codici di ruolo si utilizza la Guida alla Catalogazione in SBN (40). 5.2.2 Trattamento autoriConsiderando la prevalenza che la componente grafica o figurativa hanno in questa tipologia di documenti, si considerano autori principali: Sono autori non principali, definiti con il loro apposito ruolo: La catalogazione degli autori è completata compilando il campo NOTE (43), gestite in modalità SOLO IN POLO, nel quale sono inserite le seguenti informazioni: • Per gli autori enti si utilizzano, se in possesso di dati significativi, sia le note all’autore sia quelle di legame al documento. Note all’autore: Note di legame al documento: 5.3 LEGAMI CON SOGGETTIIn quanto materiale che si propone come “rappresentazione e sintesi di un racconto che ha già una sua particolare forma narrativa” (44) - il film appunto -, soggetto del documento è sia l’immagine rappresentata sul documento sia il film che il documento pubblicizza. Per evitare di introdurre nel Soggettario di Polo elementi di descrizione delle immagini o di avere due soggettari diversi, si è deciso di utilizzare il Soggettario di Firenze, come recepito dal Polo bolognese, e di riservare la parte iconografica all’abstract. Per la creazione dei soggetti si utilizzano le forme e la sintassi accettate dal Soggettario di Firenze, per cui: Il titolo del film è il titolo con cui il film è conosciuto in Italia; la data è la data di uscita del film, come indicata dai principali repertori cinematografici (45). • per gli attori: COGNOME, NOME – descrittore formale (in genere: iconografie, caricature, fotografie). 5.4 TITOLI SECONDARIIl campo TITOLO SECONDARIO andrà compilato sempre, utilizzando il codice D (ALTRO TITOLO):• per i titoli originali del film; • per titoli in altre lingue diversi da quello proprio e da quello originale eventualmente riportati sul documento; • per altri titoli con cui il film è conosciuto o è stato presentato nelle sale. 5.5 ABSTRACTLa redazione dell’abstract è stata predisposta seguendo le Linee Guida elaborate dal Gruppo di lavoro sugli Abstract del Polo Bibliotecario Bolognese. L’abstract è la rappresentazione sintetica del contenuto di un documento. Il contenuto del documento in oggetto è costituito, oltre che dal prodotto film di cui il manifesto è una rappresentazione, dalle immagini raffigurate e dalla compresenza di queste con una parte testuale. L’abstract deve dunque rendere conto della combinazione di elementi testuali ed elementi iconici che costituiscono l’immagine grafica. La redazione dell’abstract consente l’accesso al documento attraverso gli elementi iconografici che non rientrano nella descrizione ISBD o nel reticolo catalografico o che non siano formulabili in voci di soggetto.Il carattere generale dell’immagine grafica (stile, uso del colore, scelta del carattere tipografico) è legato al genere del film rappresentato, in base al quale, fra l’altro, è possibile ipotizzare la presenza di elementi simbolici evocativi della storia e dell’ambientazione complessiva (46). Pertanto nel campo abstract è stato inserito anche il genere del film, come individuato nei repertori più accreditati (47). Attualmente la Cineteca di Bologna non ha ancora predisposto la digitalizzazione dei documenti grafici, per cui l’abstract è stato pensato anche per ovviare alla mancanza della riproduzione digitale, fornendo una rappresentazione verbale dell’immagine. Nell’ipotesi futura di una digitalizzazione dei materiali, l’abstract verrà comunque mantenuto, in quanto garanzia dell’accessibilità dei documenti attraverso la descrizione delle immagini. L’abstract è stato strutturato nell’ordine della descrizione dei vari elementi e nella scelta terminologica, cercando di utilizzare gli stessi termini. 5.5.1 Manifesti e locandineSi indicano: la tipologia del documento, genere e titolo del film, quali elementi figurali (montagna, pistola…) e in che forma compaiono (fotografia, disegno, fotomontaggio, in bianco e nero o a colori), e quali elementi testuali (titolo, cast, credits, slogan ecc.) sono presenti nell’immagine grafica. (esempio)5.5.2 FotobusteSi indicano: la tipologia del documento, il genere e il titolo del film, le parti di cui si compone la serie (soggetti in busta, numero dei soggetti), le parti grafiche (fotografia, cornice, banda, striscia, disegno, ecc. in bianco e nero o a colori) e testuali (titolo, cast, credits) comuni ai soggetti e in che forma compaiono; infine si riportano gli elementi figurali presenti sui singoli soggetti, anche in forma riassuntiva (uomo, donna, militare, aereo…). (esempio)5.6 REPERTORI/FONTI BIBLIOGRAFICHEIl legame viene utilizzato solo se la bibliografia è stata utilizzata a fini catalografici (data del film, titoli originali, notizie sugli autori…). Nel campo note viene fornita l’indicazione del campo o del tipo di informazione che è stata ricavata dalla fonte (ad esempio: soggetti: data di uscita del film).5.7 INVENTARI E COLLOCAZIONI NELL’ESPERIENZA DELLA CINETECA DI BOLOGNALa Cineteca di Bologna utilizza una serie inventariale specifica del materiale grafico e ha optato, per motivi di conservazione e per la specificità degli spazi a disposizione, per una collocazione per formato (vedi allegato 1). Nel campo “Precisazione del volume” si riporteranno le informazioni relative allo stato della copia, qualora ci siano elementi da segnalare (ad esempio la presenza di strappi, ingiallimenti, muffe, strisce di carta incollate…). In particolare, nel caso di indicazioni legate alla singola copia presenti nel riquadro in altro destinato alle indicazioni di sala, le indicazioni presenti vanno riportate in queste note, nella seguente forma: “Nello spazio per la sala cinematografica, striscia incollata: “….” 5.7.1 Inventari e collocazioni - Manifesti, locandineVa attribuito un numero di inventario ad ogni documento. I manifesti a più fogli vengono considerati come un unico documento.
Dove: 5.7.2 Inventari e collocazioni - FotobusteVa attribuito un n. di inventario ad ogni soggetto e busta.
Dove: 5.7.3 PossessoriIl campo POSSESSORI fornisce informazioni sulla provenienza o collezione di appartenenza. I possessori sono indicati secondo la forma prevista dalle RICA.5.7.4 Proposte di restauroCompilare se opportuno. |
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