1. OBIETTIVIScopo di questo lavoro è definire le specificità del materiale grafico e promozionale a stampa (prevalentemente destinato all’affissione pubblica interna o esterna) per la pubblicità cinematografica in funzione del loro trattamento descrittivo e catalografico all’interno della Cineteca e a livello sperimentale dentro il Polo Bibliotecario Bolognese. Di tale materiale, che include varie tipologie, sono stati presi in esame i manifesti illustrati (sono esclusi quindi dalla seguente trattazione i manifesti tipografici o letterari del periodo del muto) le locandine, le fotobuste (su carta o su cartone) e le guide pubblicitarie. È pertanto esclusa la trattazione di altri materiali pubblicitari a stampa come brossure, cartelle stampa, dossier per festival, annunci su periodici, biglietti di invito, cartoline postali, francobolli e bozzetti grafici e fotografici.2. CHE COS’È LA PUBBLICITÀ DI CINEMA: CATEGORIE, ITER, STRATEGIEQuando si parla di lancio pubblicitario di un film ci si riferisce a una serie di operazioni pianificate che, coinvolgendo varie figure professionali e impiegando varie tecniche comunicative, precedono, preparano e accompagnano l’uscita e la programmazione del film nelle sale. La strategia adottata per il lancio pubblicitario di un film riveste un ruolo fondamentale per il suo successo. E’ negli Stati Uniti che nascono, all’inizio del secolo scorso, le prime case di produzione cinematografica e di distribuzione; con esse prendono corpo le prime tipografie specializzate in materiale pubblicitario di cinema, nonché le prime figure di disegnatori professionisti del cartellone cinematografico. E’ quindi un percorso parallelo quello che vede affiancate la nascita del cinema come industria e lo sviluppo delle tecniche pubblicitarie da cui dipende l’efficacia di un lancio.
Il ricorso all’utilizzo di manifesti, locandine e di altro materiale da affissione interno o esterno ai locali, è motivato dall’intenzione di rivolgersi al pubblico direttamente e senza intermediazioni, applicando quindi una strategia di comunicazione palese. Il ricorso alla stampa settimanale e scandalistica o ad altro elemento paratestuale (1) come tramite per veicolare il messaggio, risponde alla volontà di porre un’intermediazione al contatto con il pubblico secondo una tecnica di pubblicità definita occulta. Affiancando e prolungando la produzione e il consumo del prodotto culturale film, questa tecnica di pubblicità gioca un ruolo fondamentale nella creazione di un patrimonio di “conoscenze enciclopediche extratestuali” (2) che in parte condiziona scelte e orienta gusti. Il lancio pubblicitario di un film è, quindi, un fenomeno molto articolato: le sue regole e la sua fisionomia, così come la conosciamo oggi anche dall’esame di documenti d’epoca, iniziano a definirsi fra gli anni ‘20 anni e gli anni ‘30 del secolo scorso, periodo dominato, negli Stati Uniti, dallo sviluppo dell’assetto industriale del settore con la conseguente evoluzione delle strategie di marketing, produzione e promozione di un film che investiranno, di riflesso, anche la realtà Europea. “L’organizzazione della pubblicità cinematografica europea si basa in larga misura sulla produzione americana” si scriveva in una rivista di cinema nel 1938 (3). Sullo sfondo motivi economici: per il film statunitense il mercato italiano era un mercato sussidiario, per il film italiano
il mercato nazionale era l’unico mercato. “Un film straniero costa all’importatore un terzo di ciò che costa al produttore il film italiano. Di qui la convenienza a importare e a dedicare al lancio del film importato molto più di quanto non sia consentito al produttore italiano per il film nazionale” (4). Negli Stati Uniti, in una prima fase, il materiale pubblicitario di un film veniva pensato e prodotto direttamente dalle case di produzione cinematografiche. In questo processo complesso grande ruolo veniva svolto dai capi di dipartimento di pubblicità delle singole imprese (5). L’analisi di queste guide completa il quadro del materiale grafico impiegato per la pubblicità di un film che può essere così suddiviso in base alla funzione e alla destinazione: Materiale per l’affissione interna ed esterna (comunicazione diretta con lo spettatore): Materiale per la distribuzione nelle sale cinematografiche (comunicazione diretta con lo spettatore): Materiale per la stampa e per la distribuzione (comunicazione mediata con lo spettatore): A questo corpus di materiale di natura grafica, fanno da corollario una serie di elementi paratestestuali che anticipano, affiancano e prolungano la produzione e il consumo del film: cineromanzi, cartoline, spartiti, dischi (delle colonne sonore particolarmente famose), gadgets, depliant e materiale per la stampa settimanale e per i rotocalchi, cui aggiungere, specialmente nei primi tempi, l’utilizzo di uomini sandwiches e di strilloni, i pupazzi automatici e altre forme di accessori di addobbo come le sagome e le insegne luminose. Più recente è invece l’utilizzo dei trailers proiettati in sala o attraverso i canali televisivi e i festival che raggiungono, senza mediazione, esercenti e grande pubblico attraverso il tam tam di stampa e televisione. Al lancio e alla promozione di un film, quindi, concorrono una cospicua varietà di materiali con caratteristiche mutevoli in base alla finalità, alle intenzioni comunicative, alle destinazioni, tutti fattori che veicolano gli aspetti formali ed estetici al pari del gusto e alla cultura dell’epoca, delle innovazioni nella tecnica di riproduzione e di stampa e delle trasformazione e sviluppo dell’industria cinematografica nei vari paesi. Qui ci occuperemo solo di alcune tipologie di materiali (quelli maggiormente rappresentati nell’Archivio Grafico della Cineteca di Bologna), ma ci è sembrato utile fornire, anche solo per brevi cenni, una rapida panoramica sull’iter e sulle altre forme di pubblicità e sul ruolo assunto dalle varie figure professionali coinvolte. 3. STANDARD CATALOGRAFICI DI RIFERIMENTO PER MANIFESTI, LOCANDINE E FOTOBUSTE3.1 Gli standard esaminatiGli standard descrittivi adottati per la catalogazione di manifesti, locandine e fotobuste derivano da quelli previsti dagli International Standard for Bibliographic Description for non book materials (Roma, Associazione italiana biblioteche, 1989) (ISBD(NBM) ), nella loro applicazione in SBN, opportunamente adeguati alle particolarità del materiale. Nel lavoro di adeguamento degli standard si è tenuto conto delle indicazioni contenute in Graphich Materials. Rules for Describing Original Items and Historical Collection (Library of Congress, 1982-1996) (GM) e in Guida alla catalogazione di bandi, manifesti e fogli volanti (Roma, ICCU, 1999). Gli standard sono comunque solo una parte del lavoro di catalogazione in quanto non incidono sulla scelta delle intestazioni, dei soggetti, dello sviluppo dei tracciati, sulla scelta dell’ordinamento, ecc. (qualificazioni, altri titoli, abstract…) (20). L’applicazione degli standard, pertanto, non impone la scelta degli accessi al documento, che sono di pertinenza dei codici di catalogazione. Per quanto riguarda gli accessi per autori e l’approccio semantico i riferimenti sono le Regole Italiane di Catalogazione per Autori (Roma, ICCU, 1982) (RICA), così come recepite dalla Guida alla catalogazione in SBN (Roma, ICCU, 1995), il Soggettario per i cataloghi delle Biblioteche italiane (Roma, ICCU, 1987 ) e le Linee guida per la redazione di abstract elaborate dal Gruppo di lavoro sugli abstract del Polo bibliotecario bolognese.3.2 ConfrontoÈ stato svolto uno studio comparativo dei tre manuali citati (21) da cui emergono alcune differenze di approccio: • gli ISBD(NBM), essendo standard il cui utilizzo è previsto per varie tipologie di materiale, prevedono anche l’utilizzo dell’area 2. (area dell’edizione, pubblicazione, distribuzione, ecc.); • la Guida alla catalogazione di bandi, manifesti e fogli volanti, occupandosi di materiale a stampa non contemporaneo il cui trattamento è affine a quello del libro antico, non prevede l’utilizzo dell’area 6. (area della serie), in quanto non pertinente alla tipologia di materiale. Si riscontra dunque una fondamentale uniformità strutturale tra i tre standard di riferimento, così come sono uniformi le definizioni che vengono date ai vari elementi di ogni area. Gli elementi delle singole aree sono definiti dal punto di vista formale, e nessuno degli standard entra nel merito di una definizione concettuale degli elementi stessi. Per cui, se da un lato ci sono alcuni concetti chiari e inequivocabili (responsabilità, stampatore, descrizione fisica… ) d’altro lato il materiale grafico di cinema da affissione, sia per la propria specificità che per la mancanza di un elemento equivalente al frontespizio, pone alcuni problemi nell’identificazione di alcuni degli elementi prescritti dagli standard. In particolare esaminiamo le problematiche relative all’individuazione del titolo proprio e dell’editore. 3.2.1 La scelta del titolo“Il titolo proprio è il titolo che esprime il contenuto o la tipologia del documento ed è il primo elemento della descrizione” (23). E’ comunque altrettanto vero che il manifesto, così come tutto il materiale pubblicitario di cinema, non esisterebbe e non avrebbe alcuna funzione comunicativa se non fosse per il film che pubblicizza. Tenuto conto di questa funzione, delle definizioni riportate nei manuali di riferimento e della facilità di accesso e individuazione del documento attraverso la scheda catalografica, si è optato per l’attribuzione costante del titolo del film come titolo proprio del documento: il titolo del film è infatti sempre presente, in genere con maggiore evidenza grafica rispetto ad altre parti testuali, e consente comunque una individuazione immediata del documento. 3.2.2 La scelta dell’editoreTenendo conto del funzionamento della struttura del settore cinematografico, dei comparti che la costituiscono visti in funzione delle attività di promozione e commercializzazione del film e sulla base dello studio sulle differenti tipologie del materiale pubblicitario di cinema, si ritiene che il ruolo di editore, in quanto responsabile della pubblicazione e distribuzione al pubblico di questi prodotti, sia svolto in prevalenza dal distributore e/o dal produttore del film. Tuttavia, in mancanza di fonti precise che lo attestino di volta in volta, non è sempre possibile stabilire se tale ruolo sia svolto dal produttore o dal distributore i quali partecipano, in genere congiuntamente, alla determinazione delle strategie comunicative sottostanti il lancio di un film ed al processo di creazione e realizzazione dei relativi materiali pubblicitari (26).3.2.3 L’area delle noteL’area delle note è stata utilizzata per registrare la parte testuale presente sul documento.3.2.4 Gli accessiE’ stato svolto uno studio relativo alla compilazione degli accessi e dei campi previsti dal tracciato catalografico in SBN, definendo i legami con autori (per i quali è prevista la compilazione del campo note), soggetti, altri titoli, bibliografia, possessori e la strutturazione di un abstract, in accordo con quanto definito dalle Linee guida elaborate dal gruppo di lavoro sugli abstract del Polo bibliotecario bolognese.4. STANDARDS CATALOGRAFICI DI RIFERIMENTO PER LE GUIDE PUBBLICITARIELa descrizione delle guide pubblicitarie prevede l’utilizzo degli ISBD(M). È stata svolta un’analisi sulle varie tipologie di formati, sulla natura del documento (è stata valutata la periodicità dell’uscita o il suo legame con pubblicazioni seriali), sui ruoli di autore ed editore, sui legami e sugli accessi e sulla redazione dell’abstract. Non sono state rilevate osservazioni particolari sulla natura concettuale delle informazioni, per cui l’applicazione degli ISBD(M), in fase di sperimentazione, è stata piuttosto lineare. |
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