Disordine e utopia. Il cinema di Olivier Assayas

dal 5 all'11 aprile
Programmazione

Ho capito molto presto che, per quanto io potessi essere vivace, interessante ed emozionante con la macchina da presa, questo sarebbe stato nulla, in definitiva, a paragone di quanto accade sui volti degli attori. Essi sono l’incarnazione di un film. La cosa più bella e degna d’essere vissuta nel cinema, per quanto sfuggente e quasi invisibile, è il modo in cui si riesce a catturare sui volti una qualche verità, nella complessità delle emozioni umane.
(Olivier Assayas, Lezione di cinema in Cineteca, 2000)

Regista cinéphile dell’era post-nouvelle vague, critico dei "Cahiers du Cinéma", tra i primi a interessarsi al rinnovamento cinematografico proveniente da Hong Kong e da Oriente, critico musicale dal respiro rock, nel suo cinema limpidamente autobiografico Olivier Assayas ricerca lo sguardo ideale sulle cose. Nei suoi film ha misurato le inquietudini dell’adolescenza, ha colto l’aria di un’epoca, il dopo Sessantotto, e incarnato un cinema internazionale, che parla il linguaggio disordinato della contemporaneità. In un instancabile discorso amoroso con il cinema.

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